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La collaborazione non sempre facile fra linguisti archeologi e storici, l’approfondimento negli ultimi decenni degli studi di tipologia linguistica e lo sviluppo della linguistica storico-comparativa e dell’archeologia linguistica, stanno tracciando dei contorni netti e scientificamente attendibili con ipotesi finalmente prossimi alla realtà in merito ai flussi migratori dell’essere umano dall’inizio della sua storia. Uno degli oggetti maggiormente dibattuti dagli studiosi è stata l’origine degli Indoeuropei e, di conseguenza, dell’Europa. Nel circuito migratorio rotatorio (in senso antiorario quello che riguarda noi Europei) che sembrerebbe essersi instaurato dalla notte dei tempi e essersi ciclicamente ripetuto con la cadenza di qualche millennio, gli emicicli ascendenti sembra molto probabile siano provenuti da aree anatoliche o caucaso-iraniche e abbiano sicure testimonianze kurganiche nel passaggio nelle steppe del sud della Russia; gli emicicli discendenti sono stati sempre compiuti nei periodi di glaciazione o di consistente riduzione della temperatura della crosta terrestre nell’estremo nord, tali da impedire le attività del sostentamento, quali la pastorizia e l’agricoltura. E’ stato così durante la civiltà minoica e dei faraoni, allorché le cronache letterarie attribuirono a responsabilità dei non meglio identificati “popoli del nord” molti sconvolgimenti avvenuti sulle rive del Mediterraneo soprattutto orientale contemporaneamente al declino di talune civiltà fiorenti, la cui sparizione improvvisa non può essere addebitata unicamente all’esplosione del vulcano dell’isola di Santorino (l’antica Thera), ancorché sia stata letteralmente terrificante.E’ stato così anche a cavallo del passaggio dall’era a.C a quella d.C. Gli Unni, discendenti di quei popoli mongoli (Hsiung-nu) che nel IV sec. aC si trovavano tra il lago Bajkal e l’attuale Mongolia settentrionale; che nel II aC si spostarono verso sud e occuparono l’Ordos, un altopiano della Cina del nord, fondandovi un regno; che nel I sec dC, col nome di Hong-nu, iniziarono la migrazione verso occidente; arrivano in Europa nel 370 ca, sottomettono Sarmati, Alani e Ostrogoti. Costringono i Visigoti a ritirarsi a sud del Danubio nel territorio dell’impero romano. Nei decenni successivi si stabiliscono nelle regioni danubiane. Dal 425, al comando di Attila, riprendono la marcia discendente sino all’Italia e, nel loro movimento, sospingono avanti a se Goti, Visigoti, Ostrogoti, Vandali, Franchi. E’ così che, in estrema sintesi, cade l’Impero romano d’Occidente e nascono i regni romano-barbarici.All’inizio del Medio Evo tutta l’Europa è suddivisa in un mosaico di “regni barbari”: Ostrogoti in Italia, Vandali in Africa, Svevi in Galizia, Visigoti in Spagna e al sud della Loira, Burgundi nella valle del Rodano. A nord della Gallia ciò che restava ancora di romano sotto Siagrio è conquistato nel 486 da Clodoveo, che schiaccia gli Alamanni nella valle del Reno e rigetta i Visigoti in Spagna. Infine in Britannia si sono stabiliti gli Anglo-Sassoni. Così, all’inizio del VI secolo, non c’e più un pollice di terra in Occidente sotto l’autorità dell’imperatore.
Questi barbari Germani orientali non erano privi di sensibilizzazione alla civiltà. Discesi alle rive del Mar Nero, i Goti erano venuti a contatto con l’antica cultura ellenistico – orientale dei Greci e dei Sarmati di Crimea; essi vi avevano appreso quell’arte ornamentale, quella oreficeria di colore cangiante, che dovevano poi diffondere in Europa sotto il nome di ars barbarica. Ma, molto verosimilmente, si portavano dietro, come patrimonio cumulato nei secoli, i benefici del contatto con i popoli iranici e caucasici, allora molto evoluti, molto più di quelli kurganici e dei nativi germanici.
A contatto con i climi più miti dell’Europa meridionale, danno l’impressione di desiderare solo il Mediterraneo. Genserico nel 439 occupa Cartagine, cioè la grande base navale del bacino d’Occidente, e successivamente la Sardegna, la Corsica e le Baleari. L’Impero d’Occidente, o quello che ne rimane, perde quel Mediterraneo, che era stato fino allora il grande strumento della sua espansione, prima, e resistenza, dopo. Il mare è in potere dei barbari. Nel 441 l’imperatore bizantino manda contro di essi una flotta che viene malamente sconfitta da quella di Cartagena. E Valentiniano deve riconoscere il loro insediamento nelle parti più ricche dell’Africa, a Cartagine, nella Bizacena e nella Numidia (442).
Le invasioni germaniche non misero fine né all’unità mediterranea del mondo antico né a tutto ciò che si può considerare essenziale nella cultura romana, così come si conservava ancora nel V secolo. Nel 476 Odoacre, deposto Romolo Augustolo, restituisce le insegne imperiali all’imperatore d’Oriente Zenone, in segno di sottomissione. Questi sarà l’unico continuatore della storia romana in un contesto nel quale la centralità del Mediterraneo, malgrado ciò, non viene meno. Continua ad essere il perno attorno a cui ruotano gli scambi commerciali dell’Occidente e, nel solco da essi tracciati, la cultura. Dalle sue rive si svilupperanno fenomeni inediti, quale il monachesimo che con uomini mediterranei (Agostino e i 40 monaci al suo seguito) convertì gli anglo-sassoni dal 597, quale la nascita e la diffusione dell’arte barbarica. Costantinopoli diviene il centro del mondo e regola gli equilibri politici e commerciali dell’intero bacino. Venezia è il suo agente occidentale, Siria ed Egitto importanti complementi nello scacchiere orientale. La Siria, in particolare, è il punto d’arrivo delle carovane provenienti da Cina, India e Arabia ed i suoi abitanti sono importanti agenti presenti in tutti i porti del Mediterraneo. L’Italia, segnatamente Roma e Napoli, ne fu letteralmente invasa. Insieme agli ebrei, avevano in mano le leve del commercio del mondo occidentale e governavano il sostentamento dei Regni barbari dell’Europa.
Il Mare Adriatico era dominato dagli intensi traffici esistenti tra Bisanzio e Venezia. Il Tirreno è riempito dalla ragnatela di traffici tra le coste dell’Africa, quelle delle coste orientali e i porti d’instradamento vero l’Europa, in questa fase soprattutto Marsiglia. I viaggiatori del Nord che intendevano recarsi in Oriente (Costantinopoli, Damasco) ci andavano via mare via Roma-Bari, giacché le linee di comunicazione via terra lungo il Danubio erano infestate di barbari. Marsiglia in questo periodo è una città cosmopolita, sede di un porto molto attivo, nel quale opera un grandissima quantità di Ebrei, Siri, Greci e Goti.
Il mutato assetto politico dei Paesi attorno al Mediterraneo non modificò la situazione generale. La politica lungimirante di Giustiniano favorì il mantenimento dello statu quo.
Giustiniano, al potere dal 527, tentò di riunificare l’impero romano, ma i risultati furono parziali e di breve durata. Attorno alla metà del VI secolo riuscì a dare all’impero la massima estensione mai raggiunta dopo avere riconquistato l’Africa settentrionale nel 534, la Spagna meridionale ed essere riuscito a strappare agli Ostrogoti l’Italia nel 555. Ma buona parte del territorio italiano fu portato via a Bisanzio dai Longobardi in forte espansione sulla penisola a partire dal 568, la Spagna fu persa intorno al 624 e le provincie nordoccidentali dell’Africa rimasero bizantine ininterrottamente sino al 698. Le effimere conquiste occidentali scoprirono il fianco orientale, lungo il quale il potente impero persiano profittò per invadere Siria ed Armenia (540/562) imponendo infine ai Bizantini una costosissima pace. Nel 559, con le truppe falcidiate da una gravissima epidemia di peste, Bisanzio si salvò a stento dagli invasori unni e slavi.Il mare favorisce la diffusione di idee e di religione e facilita gli scambi commerciali. Mentre il Mare Nostrum, ancorché in scenari ed equilibri modificati, mantiene immutato il ruolo di centralità commerciale e culturale, di cerniera tra diversi mondi, nord e sud, riva occidentale e riva orientale, Occidente ed Oriente del mondo conosciuto, l’Europa continentale patisce le conseguenze della germanizzazione diffusa e dell’avvolgersi su se stessi di questi nuovi stati e popolazioni, senza sbocchi a mare e collegati al Mediterraneo solo in misura del consumo delle materie provenienti esclusivamente da esso.
Enrico La Rosa
Nota (*) Le cartine indicate con la denominazione “Rizzoli Larousse, 1973” sono state gentilmente concesse dalla Casa Editrice Larousse, Paris. Esse sono state pubblicate nel fascicolo delle carte allegato alla «Storia Universale» in quattro volumi, pubblicata da Rizzoli Larousse nel 1973.
Unni
La maggioranza degli studiosi ritiene che gli Unni discen-dano dagli Hsiung-nu, una popolazione siberiana che nel IV sec. aC si trova tra il lago Bajkal e l’attu-ale Mongolia setten-trionale
II sec. a.C.
In seguito alla pressione della popolazione protomongolica degli Hsien-pei, gli Hsiung-nu si spostano verso sud e occupano l’Ordos, un altopiano della Cina settentrionale, fondandovi un regno
I sec. d.C.
Un ramo degli Hsiung-nu, gli Hong-nu, inizia la migrazione verso occidente. Gli Hong-nu avrebbero in seguito dato origine agli Unni
370 circa
Arrivo degli i Unni in Europa. Vengono sottomessi Sarmati, Alani e Ostrogoti; i Visigoti si ritirano a sud del Danubio nel territorio dell’impero romano. Nei decenni successivi gli Unni si stabiliscono nelle regioni danubiane
425 circa
Risultano divisi in tre tribù capeggiate da tre fratelli: Ruas, Oktarx e Mundzuk. Attila, figlio di Mundzuk, le riunisce e diventa sovrano assoluto
441·448
Attila compie incursioni contro I’impero romano d’Oriente
451
Attila conduce gli Unni in Gallia e viene sconfitto ai Campi Catalaunici dal generale romano Ezio; gli Unni sono costretti a ritirarsi oltre il Danubio
452
Attila compie una spedizione in Italia e si ritira dopo essersi incontrato con papa Leone I nei pressi di Verona.
453
Morte di Altila e rapida dissoluzione della potenza degli Unni.
Vandali
E’ una popolazione germanica dei paesi baltici
Fine II sec. dC
I Vandali risultano stanziati tra l’Oder e il Tibisco
335
Vengono sconfitti dai Goti; il re Visimero muore in battaglia
Fine IV sec
Si spostano verso occidente sotto la
pressione degli Unni.
406
Insieme con gli Alani e gli Svevi, passano il Reno guidati dal re Gunderico travolgendo la resistenza dei Franchi alleati dl Roma e penetrano in Gallia.
409
Invadono la Spagna
416-418
Subiscono gli attacchi dei Visigoti guidati dal re Vallia. Dopo il 420 i Vandali riescono ad avere il sopravvento e conquistano quasi tutta la Spagna
428
Morte del re Gunderico. Gli succede il fratellastro Genserico (428-477)
429
Iniziano I’occupazione dell’Africa romana
431
Conquistano e distruggono
Ippona
435
Sono promossi federati dall’Imperatore d’Occidente Valentiniano III
439
S’impadroniscono di Cartagine e in seguito conquistano la Tripolitania, la Sicilia, la Sardegna e la Corsica
455
Sbarcano in Italia, conquistano Roma e la saccheggiano
475
Genserico sbarca in Epiro e conquista Nicopoli
476
Genserico ottiene il riconoscimento dei suoi possedimenti dall’imperatore Zenone
477
Morte dl Genserico
Longobardi
Inizialmente noti col nome di Winnili, sono originari della Scania (in svedese: Skåne), una delle province tradizionali della Svezia, la più meridionale, affacciata sul Mar Baltico
I sec. a.C.
Guidati dal loro primo re, Aio, e dal fratello Ibor, emigrano in Scoringa, un’area dell’attuale Germa-nia settentrionale, alla foce del fiume Elba, dirimpetto all’isola di Rügen.
Qui si scontrarono vittorio-samente con i Vandali
II-IV sec dC
Ulteriore migrazione dall’Elba alla Boemia
Fine del V sec.
Spostatisi sul medio corso del Danubio, entrano in contatto con la civiltà romana e si scontrano con gli altri popoli germanici dell’area
Successivamente, nel VI sec, si espandono verso la Pannonia, sottomettono Eruli e Gepidi, divengono il popolo egemone dell’area e vengono attratti con l’Impero bizantino, col quale si alleano
598
Alla guida del re Alboino, incontrastati dai Bizantini, invadono un’ampia zona dell’Italia settentrionale
712-744
Il regno longobardo tocca il suo apogeo durante il regno di Liutprando.
744
I Franchi di Carlomagno sconfiggono definitiva-mente i Longobardi e ne inglobano il regno.
756
Assedio del longobardo Astolfo a Roma. Affrontato da Pipino, chiede la resa e rende il territorio occupato, che il re franco restituisce al papa.
774
Desiderio, chiuso a Pavia, si arrende a Carlomagno, che rilevò il titolo di re dei Longobardi.