Cari amici Sardi…

Cari amici Sardi, la politica nazionale, al solito, liquida la questione delle elezioni in Sardegna come una qualsiasi pratica afferente agli equilibri politici a livello nazionale.

Cari amici Sardi, il Paese del quale fate parte a pieno titolo continua a non capirvi o, alla peggio, a considerarvi un fenomeno da baraccone, ‘su casu marzu, le pecore, su filu ‘e ferru, il banditismo, lo splendido mare lambito da spiagge ormai stabilmente ed interamente appaltate e pochi altri simboli di una terra particolare.

Terra cui non si pensa mai in sede di programmazione industriale o di promozione sociale. No, un fenomeno particolare, di arretratezza, da pilotare dal Continente.

Cari amici Sardi, la politica nazionale continua a considerarvi marginali e irrilevanti occupandosi di voi solo ogni cinque anni. E neanche come laboratorio per nuove esperienze, che sarebbe già interessante ed accettabile, ma come ricompensa ai fedelissimi o parcheggio in attesa di futuro impiego in contesti che contano. Cioè, come dire ruota di scorta o parcheggio temporaneo. O, meglio, sede ideale per regolamenti di conti.

Cari amici Sardi, della vostra storia, della cultura nuragica e prenuragica antichissima, nessuno si rende conto della vostra appartenenza ad un ristrettissimo numero di tessere antropiche naturalmente portate al rifiuto del “nuovo che avanza” (che non vuol dire arretratezza), del neoliberismo, del mondo delle multinazionali, della grande distribuzione delle schifezze con tanto di etichette nel migliore dei casi vaghe e generiche.

Un mondo riflessivo, che preferisce meditare, non correre. andare a piedi. Fermarsi lungo il cammino, meditare, pensare alla strada percorsa. Che preferisce sfogliare il libro, non ammirarne solo la copertina e limitarsi a leggere la recensione. Che rifiuta di vedere la propria terra destinata all’idiozia del turismo di massa ed all’invasione estiva, seguita dal lungo torpore invernale. L’idiozia di una Parigi-Dakar in un luogo caro alla spiritualità. In senso lato, uno dei tanti sud, uno dei Club Mediterranée destinati al ristoro delle masse produttive delle aree progredite e ricche.

Cari amici Sardi, non ho sentito parlare dai capi partito venuti dal Centro di attività utili a promuovere la sostenibilità e lo sviluppo della vostra isola, così come mai per le altre isole, maggiori e minori, in chiave “green” e digitale e a pianificare le iniziative in campo sociale, economico, logistico, culturale necessarie per la crescita di queste comunità di pregio, avamposti dell’accoglienza e della solidarietà mediterranea e custodi di tradizioni e di cultura, potenziali laboratori per il riorientamento dello sviluppo economico e sociale verso obiettivi di sostenibilità ambientale e umana.

Ed a questo proposito, cari amici Sardi, ricorderete che le statistiche ONU prendono in considerazione parametri importantissimi, quali l’aspettativa di vita alla nascita, l’alfabetizzazione della popolazione adulta, il tasso di scolarità dei giovani, il PIL pro capite, il tasso di fertilità, il tasso di mortalità sotto i cinque anni, l’indice di povertà umana, la quantità di popolazione che vive a vari livelli di salario, il tasso di disoccupazione, gli andamenti demografici, l’impegno dei paesi in ambito sanitario, dati sull’acqua e sull’alimentazione, le disuguaglianze nella salute materna e infantile, i rischi sanitari globali, le performances economiche, le priorità della spesa pubblica, l’energia e l’ambiente, le vittime del crimine, la partecipazione alla vita politica della donna, la tutela dei diritti umani. Non si è, purtroppo, trovato il modo di quantizzare, valutare e valorizzare nella definizione dell’indice di sviluppo umano fattori essenziali per voi e per tutti i popoli che resistono quali la persistenza della cornice etica di riferimento, la continuità delle tradizioni familiari e tribali, l’incidenza dell’impresa familiare, i provvedimenti tesi ad incentivare l’iniziativa familiare e la piccola impresa, i provvedimenti intesi ad incentivare la produzione di specialità artigianali, agricole, alimentari locali, la promozione della diversità  produttiva, politica, istituzionale e la varietà nei consumi. Occorrerebbe riuscire a valutare e trasferire in dati statistici la forza interiore dei componenti di quei popoli presso i quali non sia sensibilmente mutato nel tempo il quadro etico-sociale che regola il quotidiano. Ed anche i progetti ed i rapporti interpersonali, seppure in un contesto di povertà di risorse, a fronte di un benessere economico costato l’abbandono o la profonda modifica dei valori tradizionali, con tutte le immaginabili conseguenze a livello individuale e di comunità.

È per questo motivo che occorre tentare di rendere l’analisi della condizione umana non limitata ai fattori di natura politica, energetica ed economica, onde poter fare emergere l’impatto dello stato socio-antropologico delle realtà locali nell’era della mondializzazione e nella virulenta avanzata del mercato globale, del villaggio unico e della spinta all’omologazione, senza la quale non si è riconosciuti!

Sono considerazioni da voi molto condivise, lo so, che spero prevalgano nel chiuso dell’urna sulle belle parole con le quali sperano di avervi ammaliati dopo una unica e frettolosa sortita da Roma.

 

Enrico La Rosa

 

2 comments for “Cari amici Sardi…

Comments are closed.