Il difficile rapporto tra le agenzie di rating e l’Europa

Il blitz eseguito Guardia di Finanza la scorsa settimana presso la sede milanese di Standard and Poor’s su fascicolo aperto da Procura di Trani, seguito da una medesima azione nei confronti, stavolta, di un’altra influente agenzia internazionale di rating finanziario, la Fitch Rating, è sintomo della crescente insofferenza tra le istituzioni del vecchio continente dovuta agli assessement che tali agenzie hanno riservato alle capacità finanziarie e creditizie di alcuni paesi dell’eurozona negli ultimi anni.

Per definizione, le agenzie di rating sono delle società private che compiono studi, ricerche nonché consulenze per valutare le capacità finanziarie di imprese e società finanziarie determinandone la fiducia da parte degli investitori specialmente quando queste presentano situazioni consistentemente debitorie.

Tre agenzie di questo delicato settore sono note sul piano internazionale perché tra i propri servizi offrono anche analisi e giudizi relativi ai debiti sovrani, ossia alla capacità di attori statuali, quindi soggetti pubblici, di poter tenere testa ai cronici stati debitori della proprie economie.

Queste agenzie, Standard and Poor’s, Fitch Ratings e Moody’s, sono entrate così nell’occhio critico dei leader dell’eurozona da quando hanno iniziato ad emettere pareri negativi riguardo ad alcuni paesi europei, in particolare alle capacità di sostenere il proprio indebitamento nella delicata fase dell’economia internazionale che vede l’Europa in declino rispetto all’avanzare di giovani potenze economiche. È rilevante notare come i giudizi emessi dalle agenzie di rating offrano un’opinione sulla capacità di un’entità di ripagare un debito contratto; essendo globalmente considerate un autorevole riferimento da parte di operatori economici pubblici, nel caso dei debiti sovrani i loro pareri influenzano direttamente il valore delle securities, ossia del tasso di rendita dei buoni del tesoro che gli investitori comprano da un’autorità statale, fornendo a quest’ultima la liquidità necessaria per dare fiato alla propria capacità finanziaria e favorire, verosimilmente, la propria crescita economica.

Nel ultimi anni i giudizi negativi emessi dalle tre principali agenzie di rating nei confronti di alcuni paesi europei, quali il Portogallo, la Grecia, la Spagna e successivamente l’Italia (arrivando a mettere in discussione persino la capacità finanziaria della Francia), hanno favorito un clima di tensione nei rapporti tra i Paesi dell’eurozona in merito alla politica monetaria comune intrapresa negli ultimi decenni culminata, nel 2002, con l’adozione dell’Euro.

Le agenzie di rating sono tra gli attori più influenti della finanza mondiale. Tale influenza è frutto della credibilità che governanti di molti Paesi dell’occidente hanno attribuito a tali soggetti nonostante ben prima della crisi dei debiti sovrani alcuni giudizi emessi su imprese private (si pensi ai casi Enron, Parmalat) avessero fuorviato le aspettative degli investitori trovatisi poi spiazzati dal crollo finanziario di queste. La volontà, dunque, di numerose autorità statali di considerare i pareri di tali agenzie, che di fatto restano dei meri pareri espressi da soggetti privati, come parametri di riferimento per compiere delicate scelte di natura economica, ha permesso un sovradimensionamento delle agenzie, arrivato ad una fase di ormai difficile controllabilità.

Per approfondire:

http://www.spiegel.de/international/business/0,1518,772733-2,00.html

http://scenari.blog.rainews24.it/?p=580

http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2012-01-16/procura-stringe-rating-231826.shtml?uuid=AaI9RxeE&fromSearch

http://www3.lastampa.it/cronache/sezioni/articolo/lstp/439595/