La rivoluzione velata

La Dottoressa Leila el Houssi ha pubblicato un interessantissimo articolo sulla situazione attuale in Tunisia sulle pagine della rivista “Il Mulino”:

http://www.rivistailmulino.it/news/newsitem/index/Item/News:NEWS_ITEM:1431

L’attenzione vien concentrata sulla recente vittoria elettorale  di Ennadha, un partito con forti radici islamiche, fortemente organizzato sul territorio e non compromesso con il passato regime dittatoriale di Ben Alì, e che ha conquistato il 40% dei voti come sottolinea l’autrice.
Come in molti paesi islamici, anche in Tunisia l’identità musulmana  è profondamente radicata nella società e per anni  proprio il sentimento religioso, che ricordiamoci nell’islam è “din wa dawla”,religione e stato, ha costituito il collante che ha cementato la più forte voce che si è levata contro i vari regimi dittatoriali.
Regimi che, dietro una parvenza di modernizzazione e ricerca dei modelli occidentali, hanno spesso governato con la più bieca brutalità tesi principalmente al maggior profitto personale possibile ed alla conservazione del potere.
E’ quindi logico che coloro che aspiravano ad un modello diverso dalla società dittatoriale e rispettoso dei canoni occidentali relativo ai diritti umani, parità e pari opportunità fra i vari sessi, guardino con molto timore ad una rinascita di modelli islamici che possono variare da quello progressista  a quello Salafita letterale, sopratutto in considerazione del fatto che la modernizzazione e l’occidentalizzazione sono stati spesso associati ai regimi dittatoriali supportati per motivi economici e geopolitici spesso proprio dal’Occidente.
Il rischio di una deriva esiste, ed è qui che dovrebbero subentrare le forze giovani e dinamiche di una società variegata  vivace e composita quale quella tunisina ad impedire questa possibile deriva ed a condurre verso modelli societari ed economici possibilmente migliori anche di quei modelli occidentali che stanno mostrando spesso i loro limiti.
In questo è decisivo ed importante il ruolo delle donne, “l’altra metà del cielo” come le definiva Mao Tze Tung ; il ricondurle ad un ruolo secondario o gregario all’interno di una società, significa sprecare una meravigliosa occasione di crescita  ed un potenziale ingente all’interno della società stessa.
L’appello delle donne arabe, pubblicato su sei quotidiani internazionali fra cui La Stampa di Torino ( http://www3.lastampa.it/donna/sezioni/articolo/lstp/445532/ ) è una indicazione netta e precisa che la lotta contro i diritti e le aspirazioni delle donne è una lotta temporalmente obsoleta e eticamente ingiusta , all’interno non solo di qualsiasi religione monoteista o meno, ma sopratutto un enorme spreco di risorse, possibilità e ingegno che nessuna società può permettersi di ignorare.

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