La maggior parte degli idrocarburi arriva in Europa da fonti siberiane, a Nord, e caucasiche , a Sud. Per favorire questo flusso prezioso sono stati progettati impegnativi oleo/gasdotti, tutti con verso rigorosamente da est ad ovest, attorno ai quali sono stati ideati i noti “corridoi energetici paneuropei”, autostrade virtuali, comprensive delle esigenze di trasporto dell’energia, ma anche vere e proprie vie di comunicazione, spesso coincidenti con le “reti di trasporto trans-europee”, TEN-T, dorsali polivalenti attorno ai percorsi delle quali si sono spesso scatenate le rivalità regionali e le mire economiche delle grandi potenze. Tap (Trans Adriatic Pipeline), Itgi (Interconnettore Turchia-Grecia-Italia), Nabucco, Seep (South East Europe Pipeline), TAnaP (Trans-Anatolian pipeline), Nabucco-West, sono solo alcuni dei cartelli delle “compagnie” interessate, e, immancabili come sempre, forti interessi USA e cinesi. Riscontrabili, lungo i suddetti “corridoi”, tracce della britannica Bp, della svizzera Egl, della tedesca E.on, della norvegese Statoil, di Edison, delle greche Depa e Desfa, del consorzio Shah Deniz II. Esempio macroscopico dell’influenza delle grandi potenze è costituito, tra gli altri, dal consolidamento nella regione della politica energetica americana, propensa a privilegiare i corridoi energetici paneuropei che collegano la Bulgaria e la Macedonia/Albania, in contrapposizione a quello nord/sud che porta sino a Salonicco attraversando la troppo filo russa Serbia.
Sempre in termini di energia, non si può non fare cenno a quella nucleare; la corsa in questo campo è forsennata, sconsideratamente frettolosa e ispirata da conoscenze tecniche spesso approssimative, non sempre coerenti con la scienza, tant’è che si fa un gran parlare delle così dette “centrali di quarta generazione”, credute a sproposito la quint’essenza della sicurezza. Non sarà sfuggito, in proposito, che l’approvvigionamento energetico nucleare nasconde spesso mire neppure tanto nascoste di acquisizione di capacità nucleari a fini bellici, nient’altro che la bomba atomica. Una delle dorsali lungo le quali si sviluppa questa particolare corsa degli ultimi anni non presenta discontinuità dalla Cina al Mediterraneo, coinvolgendo Nord Corea, India, Pakistan, Iran, Israele.
Emergente fonte di ricchezza è da tempo divenuta anche la “pirateria marittima”, le cui linee di sviluppo attraversano l’enorme fascia costiera compresa tra lo stretto di Malacca e l’estremità meridionale del Mar Rosso.
In quell’entroterra si consumano le conseguenze ed i guasti del nuovo assetto conseguente al dissolvimento dell’URSS. Il fermento delle repubbliche caucasiche, l’ennesima campagna afghana da parte di potenze straniere che tentano ancora una volta, ed ancora invano, di “controllare” quel territorio strategico, gli attriti esistenti tra la Cina e le repubbliche tibetane, tra India e Pakistan, tra Iran e Israele, tra quest’ultima e l’Autorità Palestinese, i rimbalzi dell’effervescenza araba, chiamata troppo ottimisticamente “primavera”, sono tutte componenti di uno stato di belligeranza diffusa e permanente che impegna saltuariamente anche le forze di pace delle NN. UU. e la diplomazia internazionale.
La “via delle spezie” si è tristemente trasformata in molti suoi tratti nella “via della droga”. Di quella afghana, in particolare, che arriva sino alle coste adriatiche dopo avere attraversato piste collaudate da parecchi secoli di storia e di attività lecite o clandestine, le stesse che tra il IV e V° secolo consentirono il lungo viaggio degli Unni dalle regioni caucasiche a quelle danubiane.
La “via della seta” si è trasformata nella via degli idrocarburi e delle economie rampanti, emergenti, o come altro le si voglia denominare.
Sta di fatto che la via della seta ha ripreso ad essere percorsa, non sempre per il commercio e per la pace, o per le libere relazioni tra i popoli, è vero, ma ha ripreso vigore e valore strategico. E ciò dopo qualche secolo di appannamento, dovuta essenzialmente al blocco dei liberi scambi esistiti dalla seconda metà del I millennio a.C. fino alla metà del II millennio d.C. tra l’Estremo Oriente e l’Europa, tra i due più grandi imperi esistiti nelle due aree, quello cinese e quello romano, tra le due reti viarie maggiormente articolate e controllate, tra le due regioni mediamente più vivaci nell’arco dei venti secoli in questione. Il vigoroso e repentino sviluppo del continente americano, il ritrovamento delle enormi ricchezze da esso custodite, la crescita politica, economica ed industriale degli Stati Uniti d’America ed i forti legami tra essi e la madrepatria di tanti suoi colonizzatori, nonché l’attrazione esercitata dalla prospettiva di relazioni commerciali e politiche con il nuovo continente, sono stati i fattori che hanno fatto piombare la via della seta in un repentino oblio, tant’è che non è rimasta neppure traccia storica documentata di tante strabilianti realtà, quali Petra.
C’è da chiedersi come mai, permanendo l’economia mondiale comunque influenzata dagli S.U. d’America, vi siano segni di ripresa degli antichi fasti della via della seta, ossia molto lontano dal nuovo mondo. I motivi vanno ricercati in mille anditi diversi, il principale dei quali la resurrezione, talvolta post coloniale, e la forte crescita economica di colossi che su tale direttrice convogliano i loro traffici, quali Cina e India.
Ma anche la nuova rotta americana, maturata dopo il terribile attentato alle twins, strategia
intesa a tenere il più possibile lontane dai propri confini le possibili minacce, contrastandole all’origine, anziché in prossimità dei potenziali obiettivi. Ed anche il loro grande appetito di fonti energetiche a sostegno dell’industria di casa. E quello di tutto il mondo industrializzato, incluso quello emergente, che ha bisogno di molta energia per sostenere la produzione.
E non c’è bisogno di essere specialisti per sapere quanta energia si nasconda lungo la via della seta…!
Enrico La Rosa
Grafici, carte e disegni a cura di Vincenzo Adriano Cirillo e Guido Cormino
Scheda su oleodotti/gasdotti da regioni asiatiche verso il Mediterraneo
I principali <pipelines>, ideati, progettati, in corso di realizzazione
TRANS ADRIATIC PIPELINE
Il Trans Adriatic Pipeline (TAP) è un progetto per la costruzione di un gasdotto transadriatico. Il gasdotto collegherà la Grecia alle coste meridiona-li dell’Italia passando attraverso l’Albania e il mar Adriatico permettendo così al gas proveniente dalla regione del mar Caspio di raggiungere direttamente i mercati europei.
(http://www.trans-adriatic-pipeline.com/it/home/), visita del 11.07.2012
NABUCCO
Il gasdotto Nabucco è un progetto volto alla realizzazione di una nuova via di importazione del gas naturale proveniente dalla zona del Caucaso, del Mar Caspio e, potenzialmente, del Medio Oriente. Collegherà la Turchia con l’Austria.
(http://it.wikipedia.org/wiki/Nabucco_(gasdotto)), visita del 11.07.2012
INTERCONNETTORE TURCHIA-GRECIA-ITALIA (ITGI)
In attesa della decisione finale sull’assegnazione del gas d’estrazione azera, l’operatoredella rete di trasmissione del gas greca, Desfa , ha assegnato il Basic Engineering Design (ovvero lo studio ingegneristico) in vista della costruzione del tratto greco on-shore del progetto. Quest’ultimo taglierà da est (Komotini) ad ovest (Thesprotia) il territorio nazionale e si congiungerà al Poseidon – che lungo una tratta off-shore raggiungerà le coste italiane – per il quale, in gennaio, è stato inoltre assegnato il contratto per la Detailed Marine Survey.Inoltre, a seguito degli accordi siglati lo scorso novembre, a Sofia, dai ministri competenti in materia energetica di Italia, Grecia e Bulgaria, a fine dicembre la compagnia bulgara Bulgarian Energy Holding EAD e IGI Poseidon (partecipata da Edison e Depa)hanno costituito la società che sarà incaricata della costruzione e gestione della diramazione settentrionale dell’ITGI – l’Interconnettore Grecia-Bulgaria.
(http://www.scribd.com/doc/57511651/9/INTERCONNETTORE-TURCHIA-GRECIA-ITALIA-ITGI), visita dell’11.07.2012
South East Europe Pipeline
The South East Europe Pipeline was a proposal for a natural gas pipeline from eastern Turkey to Baumgarten an der March in Austria. It was seen as an option for diversification of natural gas potential delivery routes for Europe from Azerbaijan. The pipeline would allow Azerbaijan to supply Europe with 10 billion cubic meters (350 billion cubic feet) of natural gas a year. The main source of the gas would be Shah Deniz gas field when its second stage comes online.
The pipeline was proposed by BP on 24 September 2011 as an alternative to the existing Southern Gas Corridor projects, including the Nabucco pipeline, Trans Adriatic Pipeline, and Interconnector Turkey–Greece–Italy. The pipeline was to use existing pipelines, but also needed 800–1,000 kilometers (500–620 mi) (by other sources 1,300 kilometers (810 mi) of new pipeline to be laid in different countries. The total route is about 3,800 kilometers (2,400 mi).
On 28 June 2012 the BP-led Shah Deniz consortium announced it will choose between Nabucco West and Trans Adriatic Pipeline as an export option, and accordingly development of the South East Europe Pipeline project will cease.
(http://en.wikipedia.org/wiki/South_East_Europe_Pipeline), visita del 11.07.2012
Trans-Anatolian gas pipeline
The Trans-Anatolian gas pipeline (TANAP) is a proposed natural gas pipeline from Azerbaijan through Turkey to Europe. If constructed, it would transport gas from the second stage of the Shah Deniz gas field.
The project was announced on 17 November 2011 at the Third Black Sea Energy and Economic Forum in Istanbul. On 26 December 2011, Turkey and Azerbaijan signed a memorandum of understanding establishing a consortium to build and operate the pipeline.
In spring 2012, the process of conducting the technical-economic feasibility study was launched. Orders for pipes and construction equipment are expected to be made by autumn 2012. On 26 June 2012, President of Azerbaijan Ilham Aliyev and Prime Minister of Turkey Recep Tayyip Erdoğan signed a binding intergovernmental agreement on the pipeline.
(http://en.wikipedia.org/wiki/Trans-Anatolian_gas_pipeline), visita del 11.07.2012
Nabucco West
The Nabucco Consortium has recently submitted a proposal to the Shah Deniz Consortium for Nabucco „West“, which is an alternative to Nabucco classic starting at the Georgian – Turkish border.
The “Nabucco West” pipeline would bring Caspian gas from the Turkish-Bulgarian border to the European Gas turntable in Austria and beyond.
Nabucco West will run from the Turkish-Bulgarian border to the vicinity of the gas hub at Baumgarten near Vienna, Austria. The pipeline will pass through Bulgaria, Romania and Hungary before it reaches Austria. The route distances are as follows:
- Bulgaria: 412 km
- Romania: 469 km
- Hungary: 384 km
- Austria: 47km
The total length of the pipeline will be 1300 km.
The Shah Deniz Consortium has announced that it expects to make a final route selection ahead of mid-2013, and a decision for the Central European section in the course of June 2012.
After the final decision has been taken construction will begin as soon as possible to meet producers’ delivery schedules.
Nabucco is supported by an Intergovernmental Agreement that was signed with states in July 2009 and has since been ratified in all five transit countries. This treaty, valid for 50 years, grants transit rights in Austria, Hungary, Romania, Bulgaria and Turkey. The feasibility of the base case is not affected by the Nabucco West proposal, and decisions on this issue will be taken by the shareholders of Nabucco depending on market demand and other factors.
(http://www.nabucco-pipeline.com/portal/page/portal/en/press/Nabucco%20West%20Scenario), visita del 16.07.12