MEDIO ORIENTE – INFORMAZIONE E GRADUATORIE DEGLI EVENTI E DELLE VITTIME

Seguiamo gli eventi del Mediterraneo con passione. Cerchiamo di farlo con professionalità ed imparzialità.

I fatti segnalati nel precedente articolo, relativo all’attentato presso la Sinagoga di Roma del 9 ottobre 1982 e alla strage di Sabra e Chatila del 16/18 ottobre dello stesso anno, ci costringono a esternare alcune considerazioni di carattere generale, che, prendendo spunto dai due efferati episodi, traggono alcuni tristi insegnamenti.

La prima è un’autocritica, riguarda il nostro stesso campo, quello dell’informazione e consiste nella constatazione di come si affievolisca sempre più il numero degli organi di informazione non allineati e non assoggettati. Si è ideologizzata e politicizzata anche l’informazione. Rare le commemorazioni su Sabra e Chatila, esclusivamente da parte dei media dell’area della sinistra, mentre è stato sufficientemente ricordato l’attentato di Roma, anche sulle reti televisive nazionali.

I motivi di tanto squilibrio? Il diverso peso internazionale posseduto oggi dalle due parti in causa, dalle due categorie di vittime. Israele si trova sul carro dei vincitori, ha i servizi segreti più efficaci del mondo, possiede la bomba atomica, è in piena fase di espansione e penetrazione in vaste aree del pianeta, ha una rete di sostenitori sul piano ideologico e finanziario cui l’area arabo-musulmana della sponda orientale del Mediterraneo non può neppure immaginare di arrivare. L’elezione del prossimo Presidente degli Stati Uniti sarà decisa anche dall’appoggio alla causa israeliana, non certo a quella palestinese. Quest’ultima è destinata a spegnersi mestamente con la sparizione stessa dell’ANP,

delle ultime propaggini di territorio palestinese non colonizzato da Israele e dell’ipotizzato Stato indipendente di Palestina, che tutti (tranne Israele) dicono di volere, ma di cui nessuno sostiene la nascita.

La seconda riguarda, in generale, il diverso peso dato alle vittime dal mondo ebraico. Grandi commemorazioni e cerimonie in occasione dell’anniversario di proprie vittime. Nessun rispetto per la vita altrui. E questo, siamo sicuri di quel che diciamo, è completamente estraneo al grande <spirito mediterraneo>, secondo il quale (escludendo i malfattori, sia isolati, sia organizzati; sia comuni, sia “di stato”) la vita umana ha essa stessa un valore sacro ed inviolabile. Per i Romani, che dello spirito mediterraneo furono fra i principali interpreti, era tassativo non accerchiare mai il nemico, lasciavano sempre una via di fuga. Sapevano, i Romani, che non esiste nessun peggior nemico di chi sia scampato ad una strage pianificata e freddamente eseguita. Lo spirito mediterraneo, dal quale è scaturita l’idea della carità, della tolleranza, della solidarietà, della latina pietas, presente negli insegnamenti e nei libri sacri di tutte le “religioni del libro”, è volto alla condivisione dei valori, degli averi, delle esperienze, nel rispetto reciproco della persona e della sua casa. L’approccio politico dei dirigenti israeliani sembra estraneo a questo atteggiamento mentale. I loro discorsi pubblici sono sempre rivendicativi di sovranità e diritti propri, avvolti in un’aura vagamente e insistentemente minacciosa.

S’inquadra in questo contesto il discorso fatto da Netanyahu all’ONU il 27 settembre di quest’anno, gentilmente diffuso in lingua italiana da “Focus on Israel”: «Tremila anni fa, il re Davide regnò su lo Stato ebraico nella nostra capitale eterna, Gerusalemme. Lo dico a tutti coloro che proclamano che lo Stato ebraico non ha radici nella nostra regione e che sparirà presto. Nel corso della nostra storia, il popolo ebraico ha superato tutti i tiranni che hanno cercato la nostra distruzione. E le loro ideologie sono state rifiutate dalla storia. Il popolo di Israele vive. Noi diciamo in ebraico Am Yisrael Chai, e lo Stato ebraico vivrà per sempre. Il popolo ebraico ha vissuto nella terra di Israele, per migliaia di anni. Anche dopo che la maggior parte del nostro popolo fu esiliato da esso, gli ebrei hanno continuato a vivere nella terra di Israele nel corso dei secoli. Le masse del nostro popolo non hanno mai rinunciato al sogno di tornare alla nostra antica patria. Sfidando le leggi della storia, abbiamo fatto proprio questo. Abbiamo raccolto gli esuli, restaurato la nostra indipendenza e ricostruito la nostra vita nazionale. Il popolo ebraico è tornato a casa. Non saremo mai sradicati di nuovo».

E’ chiaramente una mistificazione della realtà storica. Il signor Netanyahu ed il periodico ebraico “Focus On Israel” non possono non sapere, lo nascondono volutamente, che in tutta quell’area, Gerusalemme inclusa, prosperavano già da secoli i Fenici, i grandi Fenici. L’anteriorità della civiltà dei Fenici è documentata persino dalla Bibbia, che non è certo di parte fenicia o araba…

Insediamenti fenici risalenti al XXI secolo a. C.

E’ vero che si tratta di popoli fratelli, entrambi provenienti dal Sinai, emigrati verso la costa del Mediterraneo e le fertili pianure di Canaan, ma non si può negare che le scoperte archeologiche dell’inizio del XX sec. hanno dimostrato che Biblos è probabilmente la più antica città del mondo, certamente qualche secolo più di Gerusalemme, ed essa è stata edificata dagli antenati dei Fenici, non degli Ebrei, risalente all’età del bronzo, con reperti sicuri del neolitico. Il regno di Ahiram e di suo figlio Ithobaal sono sicuramente anteriori a quello di David, che – comunque – ha potuto avere luogo solo grazie all’ospitalità dei Fenici, che hanno spontaneamente ceduto parte del loro territorio a questi loro quasi consanguinei, <aparu>, provenienti dalla scacciata dall’Egitto, dopo che i loro protettori Hiksos erano caduti in disgrazia. Ahiram è il nome del primo re conosciuto di quell’area, ed allora che siano i suoi discendenti libanesi e siriani a rivendicarne il diritto, non già chi per sua volontà se n’era andato e poi è ritornato quale <ospite>.

Come gran parte degli abitanti del nostro pianeta, non abbiamo intenzione di mettere in dubbio il diritto all’esistenza di Israele. Diciamo semplicemente che le argomentazioni usate non ci sembrano legittime. Se legittimo è il regno di Davide, allora ancora più legittimo ci sembrano quelli, antecedenti, di Ahiram e di suo figlio Ithobaal, che ebrei non erano, ed i cui eredi siro-libanesi avrebbero maggiore diritto a rivendicare quelle terre. Eppoi, adottando questo tipo di rivendicazioni temporali, non si capisce perché si sia intervenuti contro Saddam Hussein durante la prima guerra del Golfo.