In quanti siamo sulla terra? Sei, sette, otto miliardi? Miliardi! Una cifra a nove zeri. Una sola specie di mammifero è più numerosa di noi: i ratti. I ratti, però, non consumano smisuratamente come noi, anzi, vivono dei nostri rifiuti, ma soprattutto non bruciano petrolio e carbone, non scavano miniere, non producono montagne di spazzatura, non avvelenano l’aria e l’acqua, non depredano i mari. Inoltre, non costruiscono armi di distruzione di massa, non usano il denaro e tanto meno lo prestano praticando l’usura, non raccontano bugie ai loro simili e non si sfruttano a vicenda. Noi, invece, facciamo tutto questo. Vi vengono dubbi quale sia la specie più intelligente?
La terra, sottoposta da molto tempo a terribili “afflizioni” dalla specie umana, ma non dai ratti, ha subito danni irreparabili per i delicati equilibri ai quali è legata la sua stessa natura, il clima sta cambiando e i soli cambiamenti climatici porteranno a situazioni devastanti per interi popoli: grandi coltri di ghiaccio si stanno sciogliendo sempre più velocemente provocando, inevitabilmente, l’innalzamento del livello degli oceani. Ebbene, se si avrà un aumento di cinque metri del livello delle acque, milioni di persone non avranno più un territorio adeguato alle proprie esigenze. L’aumento previsto, però, sarà di ben quindici metri e i milioni di persone diventerebbero miliardi. Dove migreranno intere popolazioni inondate dalle acque? E quale sarà il destino dell’area mediterranea?
Ma, altre condizioni naturali saranno modificate ed il quadro diventerà ancora più sinistro: cambieranno le correnti dei venti ed estese zone fertili del pianeta diverranno incolte ed inospitali. Simili fenomeni sono già in corso, e ben evidenti, in alcune aree degli Stati Uniti, dell’Europa e dell’Asia. Con la riduzione dell’estensione della superfici fertili si produrrà meno cibo il cui prezzo salirà vertiginosamente. L’aumento dell’umidità dell’aria sta provocando improvvisi e violenti uragani con conseguenti allagamenti, smottamenti e frane nei centri abitati, seguiti da lunghi periodi di siccità. Può, invece, accadere il contrario: non più riscaldamento globale ma glaciazione. L’unica causa che impedisce all’emisfero nord di gelare è la Corrente del golfo, una corrente calda oceanica che nasce dal golfo del Messico e raggiunge molte nazioni europee, Portogallo, Spagna, Francia, Islanda, Irlanda e Gran Bretagna, sino ad arrivare alla Scandinavia. Stesso meccanismo, ma un po’ diverso, si ha nell’emisfero sud del pianeta grazie al El Niño, un fenomeno oceanico che si manifesta con aumento della temperatura superficiale del mare al largo delle coste del Perù e dell’Ecuador e successivamente con fenomeni meteorologici particolarmente intensi, prima nelle zone circostanti e poi su scala planetaria. Le alte temperature della Corrente del golfo e de’ El Niño sono ora ostacolate dall’enorme quantità di acqua dolce, proveniente dalle calotte polari, che si riversano nel mare.
La Corrente del Golfo, nell’ultimo periodo, si è già fermata per ben quattro volte, ma solo per alcune ore, se si fermasse del tutto si formerebbe uno strato di ghiaccio in tutta la parte nord della terra. L’albedo provocato dalla neve rimanderebbe indietro i raggi del sole con conseguente ulteriore raffreddamento e quindi altro ghiaccio … e così via. Così, nel giro di qualche anno, o forse mesi, gran parte dell’emisfero nord del pianeta sarebbe coperto da vari metri di ghiaccio con un abbassamento della temperatura nell’area mediterranea che risulterebbe devastante non solo per le popolazioni ma anche per la fauna e la flora. Le simulazioni mostrano che avremmo neve perenne anche nella pianura Padana, da risultare fatale per le città e le aree coltivate. Se la stessa situazione si verificasse nell’emisfero sud, si avrà uno scenario terrificante: la zona abitabile e coltivabile della terra si ridurrebbe ad una striscia, situata ai bordi dell’equatore. Ma dove andremo a vivere? E come ci nutriremo?
La terra ha attraversato più volte periodi di grande caldo alternati a periodi di grande freddo. L’ultima grande glaciazione, che ha visto il ghiaccio estendersi dal Polo nord sino alle Alpi, è terminata circa diecimila anni fa. Molto tempo dopo, nell’emisfero settentrionale, tra l’inizio del XIV secolo e la metà del XIX secolo, le temperature si abbassarono bruscamente tanto che i londinesi pattinavano sul Tamigi sino a primavera inoltrata. Denominato dagli anglosassoni Little ice age, Piccola era glaciale, quel lungo periodo fu caratterizzato da inevitabili carestie e da tantissime vittime. I periodici cambiamenti climatici avvenivano con molta lentezza, ora è tutto diverso poiché ci sono le fabbriche, i riscaldamenti domestici e, negli ultimi decenni, il numero delle automobili è aumentato considerevolmente. La specie umana, con attività “moderne” e “intelligenti”, sta accelerando a dismisura il cambiamento climatico.
Non possiamo crescere all’infinito e non possiamo neanche consumare ancora tanto, credo che sia necessario un freno immediato alla crescita demografica ed un radicale ripensamento sull’uso delle risorse. Oppure? Oppure la specie umana attraverserà un terribile periodo, certamente non si estinguerà, perché siamo davvero troppi, assisteremo, invece, a terribili guerre, ad altissima mortalità, ci sarà, forse, tanta violenze di ogni tipo e dimensione. I sopravvissuti si adatteranno e ricominceranno. Spero, però, non allo stesso modo. Se poi, per ipotesi, non verosimile, dovessimo estinguerci sul serio, poco male! La terra potrà fare a meno di noi come fece a meno dei dinosauri. Il nostro futuro potrà essere lo stesso di quei rettili vissuti milioni di anni fa? I dinosauri hanno vissuto per centinaia di milioni di anni e son dovuti soccombere per eventi non provocati da loro; noi, invece, la “specie intelligente”, esistente da due o tre milioni d’anni, abbiamo reso sofferente il pianeta, quasi al punto da non poterci più ospitare. Non è catastrofismo a buon mercato ma sono solo previsioni molto attendibili.
Gaetano D’Elia (°)
Questo articolo segna l’inizio della collaborazione tra Gaetano D’Elia e <omeganews>.
Sposato, tre figlie, lavoro autonomo nel settore dell’informatica. Ha una software-house che sviluppa programmi nel campo gestionale e fiscale. Studi presso l’Università Federico II di Napoli nella Facoltà di Economia e Commercio e di recente presso l’Università della Calabria (UNICAL) Facoltà di Ingegneria Informatica.
Interessato alla storia, alla letteratura, alla fisica e all’intelligenza artificiale. Fornisce saltuaria collaborazione al “Diario di Castrovillari”.Spiccata contrarietà ad ogni forma di discriminazione etnica, culturale, sessuale e ideologica.
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