A partire dagli anni ‘80, il panorama culturale francese è invaso da nuove forme letterarie franco-maghrebine sempre più complesse, che trovano una loro unità proprio nella lingua francese.
Come conseguenza dell’eredità coloniale e dell’emigrazione degli ultimi decenni, lo scrittore vive, in maniera problematica, l’impossibilità di trovare una precisa collocazione tra la cultura francese e quella maghrebina.
Nel contemporaneo contesto letterario franco-maghrebino, Leïla Sebbar rappresenta, per il sue vicende biografiche e per la sua produzione letteraria, una scrittrice di grande interesse. Nata da padre algerino e da madre francese nell’Algeria coloniale, è figlia delle due coste del Mediterraneo, una donna la cui identità si costruisce nello spazio dell’entre-deux culturale e geografico, all’incrocio tra l’ Algeria e la Francia, tra la cultura occidentale e quella orientale.
Leïla Sebbar nasce nel 1941 negli Hauts Plateaux dell’Algeria, ma, qualche anno prima dell’Indipendenza del paese, lascia la sua terra natia e la famiglia per trasferirsi in Francia, dove ancora oggi vive.
Figlia di un uomo in esilio nella cultura dell’Altro, del colonizzatore, lontano dalla sua famiglia e dalla comunità musulmana, e figlia di una donna in esilio geografico nel paese dell’Altro, del colonizzato, Leïla Sebbar vive l’impossibilità di non riconoscersi completamente in nessuna delle due culture e di non appartenere pienamente né all’Algeria, né alla Francia.
L’essere dell’uno e dell’altro e, allo stesso tempo, né dell’uno e né dell’altro, fa di Leïla Sebbar una delle scrittrici più complesse e interessanti del Mediterraneo.
Nella prefazione a uno dei suoi più grandi capolavori, Mes Algéries en France, la storica francese Michelle Perrot afferma, infatti, che «Leïla Sebbar est fille des deux côtés de la Méditerranée, une femme de l’entre-deux, une méridienne».
La scrittura sembra essere l’unico rifugio dalla sua condizione di sradicamento, l’unico mezzo di esplorazione e comprensione di sé, per riconciliare le innumerevoli differenze che la costituiscono, costruendo un ponte tra le due rive del Mediterraneo. L’enracinement della scrittrice, infatti, si realizza attraverso la scrittura, l’unico modo per impedire la sua mort identitaire: «la fiction c’est la suture qui masque la blessure, l’écart, entre les deux rives».
Le sue opere, legate alla storia, all’esilio, al métissage, all’identità, al confronto con l’Altro e il Diverso, rappresentano, pertanto, diverse tappe per la ricerca della sua identità. Esse, oltrepassando i confini di due realtà diverse e distanti tra loro, la Francia e l’Algeria, contribuiscono a riordinare i tasselli che compongono il complesso mosaico dell’identità dell’autrice, che diventa motivo di ispirazione e creazione narrativa.
In conclusione, attraverso una fusione tra la propria storia personale e quella del Mediterraneo, tra la finzione e le verità sociali e politiche, tra io e noi, Leïla Sebbar sviluppa una letteratura capace di coinvolgere il lettore e, arricchendo le sue opere con una vena di originalità, segna, insieme ad altri autori maghrebini, una rottura con le forme letterarie tradizionali.
Deborah Nancy Simeone (°)
(°) Inizia con questo articolo la collaborazione con <omeganews> di Deborah Nancy Simeone, che speriamo lunga e proficua. Le sue qualità giornalistiche si sono precocemente rivelate già presso il liceo Quinto Orazio Flacco, al giornalino del quale ha fornito tantissimi articoli e presso il quale ha conseguito la maturità classico-linguistica nel 2009. Nell’anno accademico 2011-2012 consegue, con una tesi in Letteratura Francese, la laurea triennale in «Plurilinguismo e Interculturalità nel Mediterraneo» con il voto di 110L/110L presso l’Università degli Studi di Napoli – L’Orientale, dove sta continuando i suoi studi.