Le Femen, dall’Ucraina al mondo

Uno dei vari movimenti di protesta che stanno caratterizzando questi anni difficili del nostro secolo è il nuovo movimento femminista Femen. L’associazione nasce in Ucraina nel 2008 per opera di Anna Hutsol ed ha come caratteristica la protesta a seno nudo delle attiviste. Questa particolare forma di protesta è dovuta, a detta della fondatrice, al fatto che ciò attira un maggior audience mediatico rispetto ai classici metodi di ribellione, oltre che per dimostrare la totale assenza di armi se non quella del proprio corpo.

Il movimento nasce principalmente per ridare opportunità alle donne ucraine e per opporsi alla mercificazione del corpo femminile, nonché contro il turismo sessuale in Ucraina. Presto però la protesta si estende ad altri Paesi europei e ad altri temi; e così dalle prime manifestazioni di Kiev e Odessa si è arrivati a quelle di Londra, Istanbul, Roma e Parigi.

Il movimento è tutt’altro che autorizzato e ben visto in Ucraina tant’è che risulta difficile anche reperire informazioni sulla rete essendo il sito ufficiale al momento inaccessibile e la pagina Facebook cancellata su richiesta delle autorità ucraine. Le attiviste sono implicate in numerosi procedimenti penali frutto delle loro azioni di protesta e in alcuni casi vittime anche di alienazione da parte delle famiglie, timorose di ripercussioni. Una delle attiviste principali, Inna Shevchenko, ricercata in patria, è stata costretta a fuggire a Parigi dove ha fondato un centro Femen con lo scopo di formare nuove adepte fuori dall’Ucraina. Qui il centro e il movimento sono stati prontamente riconosciuti dalla autorità francesi, a differenza di quanto successo nel Paese d’origine.

Dal 2008 ad oggi sono state numerosissime le iniziative di protesta, spesso condotte da poche persone fermamente decise e combattive: in Italia si ricordano quelle di piazza San Pietro, durante un Angelus e durante il Conclave, o quelle di Milano durante le ultime elezioni politiche. Numerose iniziative si sono registrate anche a Parigi e a Istanbul per denunciare la condizione delle donne musulmane. Sarà sicuramente interessante analizzare come verrà accolto nei paesi islamici quando questo arriverà a lambire pienamente queste terre, di sicuro troverà ampia accoglienza tra le donne costrette ad essere asservite agli uomini e quindi discriminate, così come sicuramente troverà la ferma opposizione di questi ultimi. La prima testimonianza di ciò si può avere con l’arresto di Amina Tyler, una delle prime attiviste tunisine che ha cercato di manifestare e seno nudo dinanzi una moschea.

Si può comunque affermare che il movimento ucraino è diventato già un’onda di protesta europeo e mediterraneo pronto a crescere esponenzialmente e a dar vita a una lotta mondiale  contro tutte le discriminazioni, non solo di genere, che si verificano quotidianamente e che attanagliano questi tempi.

Alessandro Fucci