CONSUMO D’ACQUA IN MEDIO ORIENTE: IL PRIMATO SPETTA ALL’AGRICOLTURA

Timimoun, Algeria, 12/12/98

Quando si pensa all’acqua raramente si pensa all’agricoltura. Le prime immagini che ci compaiono in mente sono legate al soddisfacimento della sete e all’uso domestico che facciamo dell’oro blu. Il Medio Oriente sembra avere una percezione differente: la maggior parte delle riserve idriche, l’85%, è utilizzata per l’agricoltura, a fronte di una media mondiale pari al 69%. Solo il 13% delle risorse d’acqua dolce mediorientali è destinato ai fini domestici ed una percentuale ancor più ridotta, il 7%, è invece impiegata per scopi industriali.

L’utilizzo massiccio d’acqua nel settore primario è spiegato dalla crescente onda demografica: il Medio Oriente deve soddisfare in primis il bisogno alimentare di una popolazione in aumento, partendo non solo da un deficit “naturale” che lo pone in un’area climaticamente non predisposta alle precipitazioni, ma anche dalla consapevolezza della vetustà degli impianti di overpumping che perdono circa la metà di tutta l’acqua estratte dalle falde sotterranee.

Una simile condizione pone in crisi il sistema idrico mediorientale che potrebbe non saper più fronteggiare la produzione alimentare. In realtà, a causa della crescente popolazione urbana, anche la richiesta di acqua dolce da destinare all’uso domestico è in crescita. Anche il crescente turismo concernente soprattutto l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti sta modificando l’allocazione delle risorse idriche. Questi ultimi utilizzano una quantità d’acqua 24 volte maggiore rispetto alla quantità annua rinnovabile. È aumentato anche l’utilizzo dell’acqua desalinizzata, pari a 3,2 chilometri cubi l’anno, così come l’acqua depurata e riutilizzata è incrementata del 12%, pari a 6,6 chilometri cubi l’anno. Nonostante ciò, è l’acqua sorgiva a rimanere la primaria fonte, utilizzata nel 96% dei casi. Se è certo che nel 2007 Iraq e Libano facevano un largo utilizzo di acqua desalinizzata, lo stesso non si può affermare nei dieci anni precedenti: la rivelazione globale sui consumi idrici del 1997 mostra infatti come la maggior parte di queste Nazioni non fossero incluse nel conteggio mondiale circa il consumo d’acqua dolce. Nonostante il grande impiego idrico nel settore agricolo, vi è da dire che il ricavato della produzione non è notevole, complice il riscaldamento climatico sempre più imperante. L’irrigazione, praticata senza oculatezza alcuna, ha complicato il precario equilibrio idrico. Le uniche due nazioni a mostrare una tendenza inversa sono il Libano, la cui percentuale di acqua destinata all’irrigazione rasenta lo 0%, e la Giordania, il cui tasso è stato ridotto al -0,9%.

 

Paese Uso agricolo (%) Uso Industriale (%) Uso domestico (%)
Arabia Saudita 88 3 9
Bahrein 76 19 4
Emirati Arabi Uniti 83 2 15
Giordania 65 4 31
Iran 92 1 7
Iraq 79 15 7
Israele 58 6 36
Kuwait 54 2 44
Libano 60 11 29
Palestina 45 7 48
Qatar 59 2 39
Siria 88 4 9
Turchia 74 11 15
Yemen 90 2 8

 

 

“Fouggara” a Timimoun, Algeria, 14/12/98

Il settore agricolo è quello che vede un ampio impiego, aumentando costantemente del 2% l’anno (prevedendo un consumo pari a 9700 metri cubi d’acqua l’anno), sebbene l’uso domestico si stia espandendo soprattutto in molte Nazioni, portando il consumo a 316 litri al giorno per ogni abitante.

L’impiego di quantità massicce di acqua nel settore agricolo porta con sé alcune conseguenze inevitabili, legate all’inquinamento e al depauperamento del suolo a causa soprattutto dei fertilizzanti: in Paesi come Israele, Palestina e Giordania l’uso di concimanti per ettari è tra i maggiori al mondo, con il conseguente raddoppiamento dei nitrati presenti nel sottosuolo.  Queste sostanze chimiche raggiungono le falde sotterranee, inquinando le già carenti risorse idriche. Allo stesso modo, le zone costiere della Palestina e dell’Oman hanno registrato un forte freno alla produzione agricola a causa della forte salinazione delle riserve idriche, causata dall’eccessiva estrazione di queste ultime: una salinazione così elevata da essere irreversibile e da aver compromesso la fertilità stessa dei terreni. Lo stesso problema sta iniziando a manifestarsi su aree sempre più ampie, arrivando a coprire quasi il 30% del territorio statale, in Egitto e in Iraq.

Un modo per tamponare la crisi idrica sarebbe il rinnovamento dell’efficienza irrigatoria: una sfida che può essere vinta grazie ad una produzione agricola più ponderata. È una sfida che riguarda la popolazione nella sua totalità: in Turchia i donatori privati e le istituzioni finanziarie internazionali finanziano già progetti il cui scopo è migliorare l’irrigazione ed il drenaggio; il Qatar concede invece dei prestiti senza interessi a quei coltivatori interessati a migliorare l’efficienza tecnica degli strumenti agricoli, concedendo un periodo di rimborso del prestito rateizzato. Anche le tariffe imposte sull’acqua potrebbero essere una soluzione per diminuire il consumo di questa risorsa: è una tecnica già largamente utilizzata in Israele e che sta prendendo piede sempre più alacremente anche in Qatar. Siamo dinanzi ad espedienti economici per appianare bisogni fisici.

 

Adele Lerario