PulArchàios, grazie alle sempre più sorprendenti scoperte archeologiche di Nora, propone oggi il sito di Pula come avanguardia culturale mediterranea. E all’archeologia di importanti atenei italiani si affianca oggi l’analisi geopolitica della Sapienza e della Webster University, promosse da OMeGA e del suo giornale <omeganews>.
Se Reggio Calabria è il centro geometrico del Mediterraneo, se è vero che la Sicilia è la Regione mediterranea più ricca di testimonianze delle civiltà attratte nei secoli dal Mare Nostrum, densa di forme artistiche uniche ed originali derivanti dall’incrocio delle suddette culture, verificatesi solo lì e solo una volta, è anche vero che tra i poli culturali oggi più attivi e produttivi non si può non annoverare il territorio di Pula, che può vantare quel gioiello unico che risponde al nome di Nora. Nato come sorgitore occasionale dei Fenici, sull’estremità di un promontorio, come usava quel popolo onde favorire fughe precipitose ed improvvise dovute alle frequenti rivolte dei popoli dell’entroterra, divenne insediamento permanente prima dei Punici, che rimpinguarono la popolazione locale e, successivamente, dei Romani, che ne fecero, tra altro, un importante avamposto militare destinato al controllo degli insediamenti del sud dell’isola.
Le ricerche archeologiche hanno avuto un deciso impulso negli ultimi anni grazie all’iniziativa dell’amministrazione comunale e al contributo di diversi atenei e centri di ricerca specializzata. Recentemente si è avuta un’ulteriore accelerazione, grazie soprattutto alla donazione da parte della Marina del sedime occupato per circa un secolo.
Da quest’anno, infine, è stata aperta in seno alla manifestazione culturale, una parentesi geopolitica mediterranea, che ha visto la sera del 14 settembre l’esibizione di due docenti esperti in materia di geopolitica mediterranea, presentati dall’Associazione culturale OMeGA che, nei panni di autentico mediatore culturale, della loro partecipazione si è resa suggeritrice e sponsor.
Riporteremo, in tre successive pubblicazioni, gli interventi dei re relatori: l’introduzione del Presidente di OMeGA, Enrico La Rosa, qui sotto, il testo dell’intervento del Prof. Giuseppe Anzera della “Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione” della Sapienza di Roma e quello del Prof Federico Bordonaro, della St.Louis-Louisiana-Webster University.
«Mediterraneo delle AFFINITA’
in alternativa a
Europa delle DIVERSITA’
Porgo il saluto di OMeGA e dei nostri due amici a tutte le signore e signori seduti con noi questa sera all’interno di questo suggestivo cortile. Al sindaco, dr. Cabasino, alle Autorità, ai Cattedratici, ai ricercatori ed ai rappresentanti delle Istituzioni. Ma anche, e soprattutto, ai cittadini presenti, sia a quelli residenti, sia a quelli di passaggio, qui convenuti a vario titolo.
Desidero iniziare questa brevissima introduzione con due sentiti ringraziamenti.
Il primo rivolto all’Assessore alla cultura del Comune di Pula, prof. Augusto Porceddu, che ha con molta pazienza accettato la nostra presenza, un po’ strana, apparentemente fuori luogo e fuori tema.
Ringrazio subito dopo i professori Giuseppe Anzera della “Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione” della Sapienza di Roma e Federico Bordonaro della St.Louis-Louisiana-Webster University, che hanno accettato di offrirci due interessantissime presentazioni, che OMeGA non sarebbe stata in grado in questo momento di organizzare né meglio, né in altro modo.
Nel nostro caso, OMeGA è un acronimo e sta per «Osservatorio Mediterraneo di Geopolitica e Antropologia». Questo Osservatorio nasce come Associazione Culturale senza fini di lucro il 12 novembre 2010, fondata da un esiguo numero di soci che amano il Mediterraneo e desiderano farne oggetto della loro attività di studio e di ricerca. L’Associazione si è dotata di due organismi regolarmente previsti nello statuto: un giornale registrato presso il tribunale di Roma il 31 dicembre 2010, un periodico on line, di nome <omeganews>, ed un Centro Studi, Analisi e Produzione (in sigla “CeSAP”), di nome <L’Alpha &Omega>, di prossimo avvio, che lavorerà in parallelo e in simbiosi con il giornale. Quest’ultimo per le informazioni, il Centro Studi e Analisi per gli approfondimenti. Troverete all’interno del sito del giornale tutte le notizie relative a manifesto dell’Associazione, Statuto ed organi sociali, che non vi sintetizzo in questa sede per brevità.
Mi preme in questa occasione, che ritengo adattissima alla circostanza, sottolineare un solo concetto, assolutamente inedito e contrario alle tendenze politiche, giuridiche, economiche e culturali prevalenti.
Ci piacerebbe poter contribuire in qualsiasi modo, nonostante la nostra forza e capacità d’influenza siano assolutamente trascurabili, a rendere il Mediterraneo un luogo pacifico, sottratto all’influenza di soggetti ad esso esterni, spesso animati da intenti colonizzatori (territoriali del passato o economici dell’oggi, poco cambia), troppo spesso spinti dal desiderio non già della dichiarata volontà di creare i presupposti della democrazia o di consolidamento della stessa, bensì di consolidare la posizione di potere dei soggetti politici che meglio possono promuovere o tutelare i loro interessi. Un luogo, dicevo, interno ad una comunità coesa e sinergica, i cui Paesi confluiscano in una specie di forma federativa, oggi inimmaginabile, che valutiamo di più facile realizzazione rispetto ad un’Europa somma di individualità ed interessi spesso contrastanti, troppo litigiosa, frastagliata, sfrangiata, spinta da forze centrifughe, un patchwork composto di pezze di materiale e colore troppo differenti per potersi chiamare coperta.
Siamo fermamente convinti che esistano molte più similitudini storiche, politiche, culturali, caratteriali e – soprattutto – antropologiche all’interno del Mediterraneo che non all’interno dell’Europa.
Si sente pulsare, per esempio, l’anima greca o romana ovunque all’interno del Mediterraneo (e qui siamo caduti in piena atmosfera di “PulArchàios”), piuttosto che all’interno di quell’Europa Carolingia e giù di là, che, dalla caduta dell’Impero Romano d’occidente, ha più volte rinnegato e represso ogni possibile influenza o eredità latina. E’ appena il caso di segnalare a questo proposito che quel formidabile laboratorio di cultura romana che è “l’Africa romana”, progetto ideato ed efficacemente gestito dal dipartimento di storia dell’Università di Sassari, unitamente ai risultati delle campagne di scavi presso il ricchissimo sito archeologico di Nora e alla dinamica partecipazione dell’Amministrazione di Pula ad iniziative quali “la rotta dei Fenici” e “il cammino di Annibale”, fanno della Sardegna, oggi, non dell’Italia-Paese, che è in tutt’altre faccende affaccendata, ma la Sardegna in particolare, uno dei poli propulsori più attivi nelle attività di promozione dell’identità mediterranea.
Siamo, d’altronde, convinti che due cittadini Mediterranei presi a caso si somiglieranno molto di più e che saranno in condizioni di trovare forme di convivenza e di accordo accettabili, meglio di qualsiasi coppia di Europei presi anch’essi a caso. Ebbene, pur credendo fermamente, come credo saranno d’accordo tutti i convenuti questa sera, che, insieme al “confronto”, sia la “diversità” l’altro parametro a base della crescita culturale di qualsiasi comunità, ci sembra che quando si debbano costruire le basi di un vivere comune troppa diversità possa avere un forte effetto paralizzante. Ne sappiamo qualcosa noi Italiani in questo periodo, ma non credo che l’Europa stia oggi molto meglio!
Ciò detto, passo la parola ai due conferenzieri, non prima di avervene illustrato molto sinteticamente i tratti professionali.
Giuseppe Anzera è docente di Sociologia delle relazioni internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione della Sapienza, Università di Roma.
Le sue aree di interesse scientifico e di ricerca includono l’analisi delle relazioni internazionali, la geopolitica, e l’analisi dei conflitti.
Federico Bordonaro ha ottenuto il Dottorato di ricerca in storia contemporanea presso l’Università La Sorbona di Parigi-IV, specializzandosi nella questione della politica europea di sicurezza e difesa dalla Seconda Guerra mondiale a oggi. E’ docente (adjunct faculty) di geopolitica e geoeconomia presso la Facoltà di Relazioni Internazionali dell’Università Webster. Ha pubblicato, per i tipi di Guerini (Milano), Geopolitica anglosassone (seconda edizione, 2012) e ha curato, insieme a Giuseppe Anzera e Maria Romana Allegri, La potenza incompiuta (Roma, Franco Angeli, 2005). E’ autore di diversi saggi di storia contemporanea e di geopolitica, in particolare su questioni di sicurezza strategica ed energetica europee, e ha collaborato con istituti di studio italiani e stranieri».
La Redazione
Riceviamo e pubblichiamo molto volentieri questa considerazione di un nostro affezionato lettore, che è il Presidente della Pro Loco di Ciampino:
«Ricordo quando Prodi insisteva sulle opportunità che ci offriva l’altro mondo (quello terreno ovviamente) parlando di Mediterraneo, di popoli confinanti e di Cinesi. Nuove frontiere da scoprire e conoscere. Credo che il Vostro sforzo e l’interesse per la materia siano pregevoli e meritevoli di essere seguiti. dedicherò un poco di spazio alla lettura… Cordiali saluti, Pino Tedeschi»
Riceviamo una corrispondenza contenente il commento che pubblichiamo molto volentieri:
«Ho trovato il documento veramente interessante. Le argomentazioni e le riflessioni contenute sono molto vere e particolarmente attuali. Mi auguro che molti leggano e riflettano. Cordiali saluti, Giovanni Capponcini»