Mohammed VI: «Maggiori libertà individuali e collettive»
RABAT: Il re Mohammed VI del Marocco ha annunciato questa sera una importante «riforma costituzionale globale» che prevede in particolare «l’ampliamento delle libertà individuali e collettive». In un discorso alla nazione, il sovrano ha sottolineato il suo «fermo impegno a dare forte impulso alla profonda dinamica riformatrice in corso», aggiungendo che la riforma costituzionale sarà sottoposta a un «referendum popolare», la cui data non ha però precisato. Mohammed VI ha illustrato sette fondamenti delle sue riforme democratiche, fra cui il rafforzamento dello status del primo ministro e «la volontà di fare della magistratura un potere indipendente».
Il premier, secondo la nuova Costituzione, sarà nominato tra le file «del partito politico vittorioso alle elezioni» per la Camera dei deputati e non più designato dal sovrano. Inoltre, «in quanto capo di un effettivo potere esecutivo», il premier «sarà pienamente responsabile del governo, della pubblica amministrazione, e dell’applicazione del programma del governo». «Il rafforzamento dello Stato di diritto, l’allargamento del campo delle libertà individuali e collettive, e il rafforzamento del sistema dei diritti umani in tutte le sue dimensioni» figureranno nella prossima riforma della Costituzione.
L’introduzione delle regioni nel regno sarà contemplata nella grande riforma costituzionale, ha ancora affermato il re, «con in cima le province del Sahara marocchino», la regione contesa chiamata Sahara occidentale dal Fronte Polisario, che lotta da lunghi anni per la sua indipendenza. Per la revisione della Costituzione, Mohammed VI ha annunciato la prossima formazione di una commissione, la cui presidenza sarà affidata al costituzionalista marocchino Abdeltif Menouni, che entro il prossimo giugno dovrà presentare al sovrano le proposte di riforma., La prima Costituzione del Marocco venne promulgata nel 1962 e da allora la Carta è stata a più riprese emendata, l’ultima volta nel 1996. Il discorso alla nazione è stato il primo dopo le manifestazioni del 20 febbraio scorso, indette da gruppi di giovani su Facebook per chiedere «profonde riforme politiche».