Il re nudo

La serie di rivelazioni di WikiLeaks solleva più dubbi ed interrogativi che conferme.

di Enrico La Rosa

Ad esser franchi ed anche un po’ naïf, l’interesse estremo dei sudditi sarebbe di conoscere nei minimi particolari ciò che dicono e fanno i regnanti, essendo essi stessi – almeno in teoria – l’oggetto e l’interesse principale dei primi. Regnanti nudi, all’interno di uffici dalle pareti di vetro, pieni di microfoni che facciano ascoltare all’esterno tutto quello che essi dicono, anche al telefono. Altro che intercettazioni… Mi si obietterà: e la privacy? Ma che bisogno c’è della complicità del silenzio, se quello che si dice è lecito e legittimo? Un governante, un rappresentante del popolo deve essere stanco alla fine del suo mandato, deve provare un’enorme soddisfazione per quello che ha fatto nell’interesse di chi lo ha eletto; ma deve anche sentirsi spossato e desideroso di smettere di governare a causa dello stress subito, altro che privilegi! Ecco perché, da naïf, si può segretamente sperare che di WikiLeaks non uno solo ne esista, ma tanti.

Sappiamo, tuttavia, che le regole della politica e della diplomazia sono ben altre. Tutto ciò che riguarda le relazioni tra popoli o Nazioni, o Stati, deve essere coperto dal massimo riserbo. Non foss’altro, per evitare fraintendimenti o strumentalizzazioni.

Ed allora, se questo è vero, ci si domanda come sia possibile che Mr. Assange abbia potuto avere accesso alle notizie che continua a pubblicare.

Il diplomatico invia le sue valutazioni in vario modo. Le notizie routinarie viaggiano con corriere ordinario, spesso anticipate a mezzo di mail commerciali, ancorché su portali governativi e rigorosamente monitorati. Tutto il resto viaggia su reti “protette”, trattate da apparati “sicuri”, in ambienti isolati dal punto di vista elettromagnetico ed acustico, senza aperture con l’esterno, periodicamente “bonificati” da tecnici provenienti dalla madrepatria. Ma le reti “protette” non sono molto ramificate all’interno delle Cancellerie, proprio per assicurarne l’invulnerabilità; e gli apparati “sicuri” sono troppo costosi per potere essere distribuiti a tutti, e troppo sensibili perché tutti vi possano mettere mano, men che meno gli impiegati non americani e, tra questi, solo quelli di provata affidabilità.

Se deve inviare una notizia ‘molto sensibile’, l’Ambasciatore digita personalmente il suo cablo sulla macchina cifrante. Ne raccoglie la versione in cifra e la deposita in un contenitore che, inserito in una bolgetta speciale, sarà recapitato personalmente al destinatario, generalmente il ministro degli Esteri. E ciò in barba alla volontà di eventuali malintenzionati, o dei traffici di funzionari contrari al partito di governo.

Altro problema è costituito dalle modalità con le quali i diplomatici americani hanno selezionato le informazioni e l’attendibilità delle stesse, visto come sono state reperite.

Infatti, che Mubarak fosse intenzionato a lasciare il potere ad uno dei suoi figli, come se reggesse una presidenza ereditaria, lo hanno pubblicato negli anni gli organi di informazione di tutto il mondo, tranne quelli egiziani; che il Rais fosse agli sgoccioli dell’esistenza a causa di un cancro all’apparato digerente che lo ha costretto più volte al ricovero ospedaliero era risaputo; che i parametri ematici del capo della rivoluzione libica fossero più o meno sballati non sappiamo se si sapesse, ma si poteva sicuramente immaginare, visti gli eccessi della sua vita; che le condizioni di salute di Bouteflika fossero molto precarie i giornali algerini lo andavano scrivendo (ovviamente smentiti) dal 21 febbraio 1999, in occasione del suo trasporto d’urgenza in un ospedale svizzero; altrettanto nota era la possibilità che il suo sostituto fosse l’eterno delfino Ouyahia; delle vicende private e delle frequentazioni del nostro Premier sono pieni tutti i giornali nostrani (tranne i soliti noti, concentrati sulle vicende dei suoi avversari), europei ed anche americani, e non si capisce quale possa essere stato il plusvalore delle informative lapalissiane dei diplomatici d’oltreoceano.

Avremmo preferito leggere di più a proposito della deriva autoritaria di gran parte del bacino mediterraneo, non solo della sponda sud. Ci sarebbe piaciuto leggere di denunce contro riforme costituzionali tese ad assicurare una rieleggibilità quasi a-temporale, o di leggi elettorali che, grazie a generosissimi premi di maggioranza, assicureranno la rielezione sine die di Premier aventi il pieno controllo dei rispettivi partiti. Sarebbe stato logico attendersi un esame approfondito della situazione economica dei Paesi maghrebini, delle possibili conseguenze del vertiginoso aumento dei prezzi dei generi di prima necessità, della cosiddetta crisi del pane, che avrebbe dovuto far tornare alla mente un’analoga crisi dell’ottobre 1988, origine di molti mali successivi e del terrorismo algerino, costato 200.000 vittime in dieci anni. Non una sola corrispondenza, fra quelle che abbiamo potuto consultare, che presagisse il precipitare della situazione maghrebina, né la rivolta dei popoli nordafricani contro i rispettivi leader e il loro modo di fare politica in un mondo nel quale i ragazzi sono ben informati su quanto accade fuori dei confini nazionali e sanno comunicare e organizzarsi attraverso mezzi telematici con sagacia tale da spiazzare letteralmente i loro governanti.

É insopportabile pensare che alla politica estera del Paese che ambisce a guidare il mondo, ed agisce di conseguenza a suon di operazioni militari chirurgiche, Information Technology, Electronic Warfare e missili intelligenti, possano contribuire elaborazioni talvolta banali e tanta superficialità nel trattare le informazioni con modalità ed apparati non sicuri, anche quando riguardino aspetti sensibili delle relazioni internazionali.

Saremmo oggi più tranquilli se potessimo essere certi che la lezione sia servita alla diplomazia Usa non solo per le banalità spesso oggetto delle sue corrispondenze, ma anche per l’estrema facilità con la quale le sue considerazioni sono state carpite dall’Assange di turno.

Ancora di più, nel mondo naïf, saremmo tranquilli se il re vivesse nudo in un ufficio dalle pareti di vetro e la sua voce si potesse ascoltare distintamente anche all’esterno.

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