INDAGINE ONU SU DRONES E VITTIME CIVILI

di Maurizio Agazzi

 

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L’11 marzo 2014 a Ginevra il relatore speciale delle Nazioni Unite (UN) Ben Emmerson ha reso pubblica l’indagine svolta sotto il mandato del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite (UNHRC), sull’impatto nei confronti della popolazione civile dei droni (aerei senza pilota, o UAV) utilizzati nella guerra globale al terrorismo, e sulla violazione dei diritti umani. L’indagine parte dalla richiesta di un gruppo di Stati, di cui due sono membri permanenti delle UN, con l’obiettivo di rispondere alla crescente preoccupazione a livello internazionale a riguardo dell’impiego diffuso dei droni in contesti militari e non: molti aspetti richiedono tuttora la definizione di norme e standard di impiego per la salvaguardia dei civili, la protezione dei Diritti Umani, il rispetto delle Leggi Internazionali, inclusi i diritti Internazionali dei Rifugiati.

 

Nel report di 21 pagine Emmerson riferisce che nel 2012, in conseguenza dell’impiego degli aerei senza pilota, nelle provincie dell’Area Tribale (Federally Administered Tribal Areas, o FATA) del Pakistan si ha una diminuzione significativa delle uccisioni di civili, un dato che si conferma anche nel primo semestre del 2013. Nel 2013 si sono avuti 27 attacchi, in diminuzione rispetto al 2010 quando si ebbe un picco di 128 missioni: per la prima volta da oltre 9 anni non si sarebbero avute uccisioni tra i civili. Al momento della stesura del report non risultano attacchi di droni nel 2014. Questa diminuzione dell’impiego degli UAV sarebbe una diretta conseguenza del dialogo a livello politico e diplomatico avviato con Tehrik-i-Taliban (TTP) che comincia a dare dei risultati nella lotta al terrorismo.

 

In Afghanistan nel 2013 è triplicato il numero delle vittime tra i civili (59) a causa dell’impiego dei droni da parte dell’International Security Assistance Forse (ISAF) rispetto all’anno precedente. Risulta che il numero delle persone uccise dagli aerei senza pilota sia il 40% del totale di vittime causate da attacchi aerei delle forze pro-governative (con e senza pilota).

 

Il quadro nello Yemen è sconcertante: si è intensificata la frequenza di impiego dei droni con una considerevole escalation del numero di vittime. A partire dal 2009 gli Stati Uniti hanno condotto almeno 86 operazioni di contro-terrorismo utilizzando gli UAV, uccidendo più di 500 persone: tra questi soprattutto combattenti. Si ipotizza, tuttavia, che sono stati uccisi tra i 24 ed i 71 civili durante gli attacchi dei droni tra il 2009 ed il 2013.

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Concludendo il suo rapporto, Emmerson valuta importante evidenziare che la mera asserzione che sono stati uccisi o feriti dei civili in queste azioni non stabilisce necessariamente una violazione della legge sui diritti umani, né tanto meno prova una chiara evidenza di crimini di guerra. L’evidenza fin qua emersa, tuttavia, richiede che gli Stati in questione diano alla comunità internazionale spiegazioni pubbliche sui fatti accaduti, sulle circostanze illustrando le giustificazioni che hanno comportato l’impiego della forza estrema.

Maurizio Agazzi

 Collaborazione grafica (cartine) di Vincenzo Adriano Cirillo e Guido Cormino.

Riferimenti: Human Rights Council. Promotion and protection of all human rights, civil, political, economic, social and cultural rights, including the right to development. Report of the Special Rapporteur on the promotion and protection of human rights and fundamental freedoms while countering terrorism, Ben Emmerson. A/HRC/25/59. Ginevra 10 marzo 2014.

 

http://www.unmultimedia.org/tv/unifeed/2014/03/geneva-drones-2/