1177 aC, IL COLLASSO DELLA CIVILTA’ – di Eric H. Cline

di Alberto Osti Guerrazzi

1901201501Uno degli storici più interessanti degli ultimi anni è senz’altro lo statunitense Jared Diamond, autore dell’ormai classico ARMI, ACCIAIO E MALATTIE, libro in cui disegna uno straordinario affresco del cammino della civiltà umana. In un suo altro libro questo entomologo diventato storico affronta il tema classico (ricordiamo Gibbon tra i più noti) del collasso della civiltà, cercando di spiegare per quali motivi alcune civiltà hanno raggiunto livelli considerevoli di sviluppo e prosperità per poi declinare velocemente e addirittura collassare, cioè scomparire quasi completamente da un territorio più o meno vasto, territorio che riesce a riprendersi dopo periodi di tempo più o meno lunghi con strutture sociali e culturali molto diverse da quelle che le avevano precedute.

È un tema affascinante, dove tutte le problematiche legate allo sviluppo della civiltà umane affiorano in superficie, mostrando con maggior chiarezza che nei periodi di pace e prosperità le criticità e le potenzialità, i punti di forza e quelli di debolezza di un particolare gruppo umano in un dato periodo di tempo.

È il tema che affronta anche lo storico e archeologo statunitense Eric Cline nel suo interessantissimo saggio 1177 a.C. il collasso della civiltà (Bollati Boringhieri, 272 pp., 24 Eur), sul collasso che portò alla fine dell’Età del Bronzo nel Mediterraneo orientale, che di tale civiltà era stato la culla.

Si tratta di un periodo che, soprattutto per il suo essere assai lontano da noi nel tempo, rimane in gran parte oscuro; ma innumerevoli reperti archeologici e molte testimonianze storiche dell’epoca concordano sul fatto che intorno a quella data una serie di distruzioni provocarono la fine di molte civiltà, dagli Ittiti ai Cananei, con il solo Egitto che riuscì bene o male a contrastare la distruzione; e probabilmente anche la guerra di Troia fu un episodio di quel travagliato periodo.

Travaglio che gran parti delle fonti attribuiscono a non meglio identificati Popoli del Mare.

Chi erano questi popoli? Da dove venivano? Dalla Sicilia? Dalla Grecia continentale? Ed è da addebitarsi solo a loro tutta la distruzione che si evince dalle fonti e dagli scavi?

Lo storico americano cerca di rispondere a queste domande prendendo in esame una gran massa di fonti; ecco ad esempio cosa scrive il Re di Ugarit, attaccata dai popoli del Mare, al Re di Cipro: Padre mio, ora sono arrivate le navi del nemico. Hanno messo a fuoco le mie città e hanno portato la distruzione nella mia terra …Ora le sette navi del nemico che sono arrivate ci recano danno

E sulla base di tali fonti Cline fa un affascinante quadro della civiltà del Mediterraneo orientale di oltre 3000 anni fa, raccontandola come altamente sviluppata e quasi globalizzata, con scambi commerciali e culturali vivi e numerosi.

Passando poi a cercare di individuare le cause del collasso; e nel far ciò il quadro dei colpevoli si allarga ben oltre i Popoli del Mare: terremoti, siccità, carestie, crisi del commercio internazionale, rivolte interne ai vari stati, tutto ciò concorse ad indebolire i vari stati e a provocare e facilitare l’invasione dei misteriosi popoli del Mare, cui solo gli Egizi seppero resistere.

Lo storico, poi, fa un paragone, a mio giudizio un po’ azzardato, con il Mediterraneo orientale di oggi, anch’esso altamente sviluppato e connesso, e anch’esso sull’orlo di una crisi di cui ancora non si vede la soluzione.

Alberto Osti Guerrazzi