Il Califfato nel mar di Sicilia

di Vincenzo Adriano Cirillo

Siria 2013, Iraq 2014 ed ora Libia 2015: il Califfato inizia a definirsi in un contesto territoriale decisamente pericoloso per l’Europa, che ora è raggiunta alla propria porta di accesso sul mar di Sicilia, nel centro del Mediterraneo. Con la presa di Sirte si salda la continuità territoriale fra la Cirenaica e la Sirtica, con la sola esclusione di Tripoli, con il resto della Tripolitania, con la città di Zuara al confine con la Tunisia. La Libia è persa, restano solo Tripoli, che ha subito un primo attentato (Hotel Corinthia), e nell’estremo est Tobruck, dove risiede il governo riconosciuto, isolata e chiusa fra Egitto alle prese con il terrorismo nel Sinai e Cirenaica dove sventola il vessillo nero.

I media, distratti dalla riconquista dei ruderi di Kobane, non hanno ancora percepito il reale pericolo costituito da un intero stato che passa sotto il controllo del Califfato, e benché la roccaforte curda non sia passata all’IS, questo comunque si è consolidato dalle porte di Aleppo fino alle città cintura nord di Baghdad, fra Siria centro orientale e Iraq centro settentrionale.

Nel 1943 cadeva Tripoli dopo l’avanzata delle truppe inglesi da est e che chiudeva l’avventura italiana nel nord Africa, il dopo fu lo sbarco in Sicilia.

Il 2015 vede ultimo baluardo la città così cara all’Italia, e il pensiero va all’ultima invasione avuta dalla città del sole nel lontano secondo conflitto mondiale. Ecco allora la necessità che l’Europa tutta assieme inizi a pensare a come gestire un eventuale pericolo di un attacco missilistico o terroristico nei territori più vicini alla Libia, cioè Grecia ed Italia.

Sottovalutare la minaccia è un errore, operare in via preventiva è un errore, rispondere ad atti potenziali di guerra comporta per l’aggressore un’escalation che coinvolgerebbe tutta la NATO e una mastodontica risposta militare come mai accaduto dalla seconda guerra mondiale.

La Libia però è già persa, ora bisogna capire la funzione del Mediterraneo che o unisce o divide, e se nei secoli è stata a senso alterno la funzione del mare dei tre continenti, sembra ora prospettarsi un lungo periodo di divisione e di attriti.

Proviamo a definire uno scenario, il quadro economico in grosse difficoltà dell’Europa da una parte, la guerra a media intensità nel DonBass, dove Ucraini e filorussi supportati dalla Russia continuano a fronteggiarsi aspramente. Ed infine la serie di rivoluzioni in nord Africa dove si affermano o gruppi jhidaisti o militari di lunga esperienza. Lo scenario è decisamente negativo, fronteggiarsi rispondendo a semplici atti di provocazione risulterà normale trascinando il continente europeo in un’azione di guerra su vasta scala. Obiettivo, l’annientamento dei gruppi radicali e il ripristino di un ordine democratico nei paesi della sponda sud del Mediterraneo. Tutto questo qualunque debba essere il necessario contributo di sangue ed economico. Se Tripoli cade, cadrebbe la prima città euro-araba sotto il vessillo Nero e in nome della difesa di una nazione così vicina alla tradizione e storia dell’Italia i paesi europei faranno fronte comune.

Adriano Cirilllo