di Luigi R. Maccagnani
Sono passati quattro anni dall’inizio della rivolta contro Gheddafi, quattro anni di travaglio, di richieste di aiuto esplicitate da ogni governo che si e’ succeduto in Libia dalla “liberazione” il 23 Ottobre 2011 ad oggi.
Quattro anni di allarmi in un Paese lasciato dalla dittatura di Gheddafi senza istituzioni, senza forze dell’ordine (esercito e polizia), con bande criminali, armate attraverso i saccheggi dei depositi del passato regime, che hanno sempre piu’ messo a repentaglio la via verso una evoluzione democratica del Paese.
Due gli atteggiamenti a caldo visti tra ieri ed oggi in Italia:
– I buoi sono scappati, corriamo a chiudere le stalle
– Armiamoci e partite
Ma non solo in Italia, ecco tre titoli da Libya Herald del 17-2-2015 (http://www.libyaherald.com/#axzz3RzxanNct)
- L’Ambasciatore USA, Deborah K. Jones (da Malta): Solo i Libici possono salvare la Libia
- Il rappresentante UNSMIL, Bernardino Leon: Con determinazione e perseveranza la Libia ha la possibilita’ di sconfiggere la guerra ed il terrorismo e rimettersi in piedi
- L’Ambasciatore Britannico Michael Aron: Il dialogo politico a livello UN e’ essenziale
Il Sole 24 Ore -17 febbraio – reca un’ampia copertura sulla situazione in Libia, ed i media Italiani ne parlano diffusamente, con commenti che vanno dal rimpiangere Gheddafi all’enfatizzare il pericolo dei migranti, concordi peraltro su un’espansione del Califfato ai confini meridionali d’Europa – con Italia la piu’ vicina.
In precedenti articoli pubblicati da Omeganews si era via via descritto l’evolversi della situazione nel Paese, sottolineando sia le speranze di evoluzione democratica della stragrande maggioranza del popolo Libico, sia la crescente prevalenza delle varie milizie piu’ o meno aiutate da entita’ straniere. (http://www.omeganews.info/?p=2653)
Lo Stato Islamico in Libia e’ rappresentato da un gruppo, non numeroso, di elementi trasmigrati da diverse milizie islamiche e guidato da un jihadista Iracheno, Abu Nabil al-Anbari, apparentemente incaricato dal “Califfo” Al-Baghdadi di stabilire una base in Nord Africa. Questi, gia’ alcuni mesi fa aveva stabilito una cellula a Derna, cittadina di medie dimensioni in Cirenaica, fatto passato piu’ o meno inosservato e comunque collocato nel contesto del conflitto in corso tra le milizie facenti capo all’autonominato GNC (General National Congress), di estrazione islamica, e quelle “laiche” che fiancheggiano la Libyan National Army e fanno riferimento al governo riconosciuto di Al Thinni (ora a Tobruk).
La loro visibilita’ e’ esplosa con la barbara uccisione di 21 lavoratori egiziani di religione Copta e l’occupazione della stazione radio e di altre sedi istituzionali della citta’ di Sirte.
Da Il Sole24Ore del 17 Febbraio
Difficile capire l’entita’ del gruppo guidato da al-Anbari: secondo Monsignor Giovanni Martinelli, Vescovo di Tripoli dal 1985, non conterebbe che di poco piu’ di un centinaio di elementi.
Probabilmente e’ proprio cosi’, e l’ipotesi di un intervento militare e’ forse al momento inopportuna, certo e’ che – a parte l’efferatezza delle azioni del gruppo IS – il problema della stabilita’ in Libia rimane, ne’ sembra che gli sforzi di Bernardino Leon, che sta cercando di riunire attorno ad un tavolo i rappresentanti dei due contendenti, da una parte HoR (House of Representatives) e dall’altra il GNC, possa avere successo. Le due entita’ “politiche” difficilmente hanno un controllo sulle milizie a loro formalmente referenti. Il Paese di fatto e’ in mano a warlords che hanno tutto l’interesse a mantenere questo stato di caos generalizzato, e certo oggi i capi tribali non hanno l’autorita’, ne’ le risorse, per una azione di contenimento o addirittura di mediazione (vedi articolo Omeganews citato): sono invece le armi, la bramosia di potere e di controllo sulle ricchezze del Paese a condizionarne il destino, aggregati da una componente di fanatismo islamico.
Nel frattempo si stima che le riserve alimentari siano ridotte a pochi mesi: i Libici che hanno cercato rifugio fuori dal Paese hanno superato il milione, un sesto dell’intera popolazione.
Come si legge su Libya Herald: allo scadere del quarto anniversario della rivoluzione del 17 Febbraio, molti si stanno chiedendo come sia stato possibile che un Paese che ha avuto due elezioni generali democratiche, acclamate universalmente per il loro successo e partecipazione di popolo, abbia potuto scendere ad un livello cosi’ basso di governabilita’, assenza di istituzioni e sicurezza, mancanza di ordine.
Forse se il mondo occidentale avesse risposto alle richieste di aiuto reiterate da ogni governo Libico che si e’ succeduto dalla rivoluzione del 2011, il risultato sarebbe stato diverso, ed i buoi non sarebbero fuggiti.
Luigi R. Maccagnani