Tunisi, 20 Marzo 1956 – 20 Marzo 2015: si celebra l’anniversario dell’indipendenza dopo i fatti del Bardo

Luigi R. Maccagnani

Mercoledi 18 Marzo, alcuni terroristi hanno attaccato

il Museo del Bardo uccidendo almeno 17 turisti stranieri,

di cui quattro Italiani, due Tunisini, e facendo numerosi feriti.

Gad Lerner: “…aggredire l’unico Paese musulmano che sia riuscito ad avviare una faticosa transizione democratica…” – la Repubblica, 19-03-2015

Lombardi/Torelli: “La speranza è che l’attentato non fermi il processo di transizione in corso in Tunisia. Le forze politiche hanno dato più volte prova di maturità e, ancora oggi, vi è un governo di unità nazionale formato dai due principali partiti: Nidaa Tounes (laico) e il partito islamico Ennahda” – Dietro l’attentato di Tunisi: ISPI – Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, 19-03-2015 – http://www.ispionline.it/articoli/articolo/sicurezza-mediterraneo-medio-oriente/dietro-lattentato-di-tunisi-12918

Olivier Roy (°): “La Tunisia ha dimostrato che può esistere un Islam moderato e democratico. E’ questo simbolo che i terroristi volevano colpire” – la Repubblica, 20-03-2015

Bernardo Valli: “Dalle riforme di Bourguiba al patto tra islamisti e laici, così la demografia Tunisina e’ un affronto per la Jihad” – la Repubblica, 20-03-2015

http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerArticolo.php?storyId=550bd7f25411a

The Economist, 21 Marzo 2015: “I terroristi colpiscono l’unica democrazia che sta emergendo dalla Primavera Araba” (Gunmen strike the only democracy to emerge from the Arab Spring).

Solo per citare alcuni degli articoli apparsi su tutti i giornali del mondo.

Con meno di 164 mila chilometri quadrati, contro i quasi 2,4 milioni dell’Algeria a Ovest ed 1,76 della Libia ad Est, la Tunisia rappresenta una piccola isola tra il “mare di sabbia” (il Sahara) ed il Mediterraneo,  jazirat al maghrib – l’isola dell’Ovest, come veniva chiamata al tempo del califfato abbasside.

Il territorio è desertico solo per meno del 40%, mentre con le sue vaste aree fertili la Tunisia e’ il quarto Paese mediterraneo per produzione di olio d’oliva dopo Spagna, Italia e Grecia (con il 15% della produzione contro il 18% in Italia).

Poco meno di undici milioni di abitanti, una percentuale di alfabetizzazione del 99% per gli over 10 anni, con oltre il 30% dei giovani in età scolastica che accedono al livello universitario. Oltre il 40% dei Tunisini usa Internet.

 

Alcuni dati economici

Scarse le risorse minerarie, petrolio sotto i 100,000 barili/giorno, l’economia del Paese, a differenza di quelli limitrofi dove il petrolio costituisce la fonte principale di  reddito (90% in Algeria, 95% in Libya), si basa principalmente su agricoltura (8,6%), industria (30.4%) e servizi (61%): il turismo – tra industria e servizi – e nonostante la rivoluzione del 2011 – ha rappresentato ancora nel 2014 (stima) il 14% del PIL.

PIL 2014, stimato, 47.13 miliardi di USD.

Il Pil pro-capite 2014, stimato, si assesta, a prezzi correnti, su USD 4,226, equivalenti, a parità di potere di acquisto, a USD 10,253 (IMF, World Economic Outlook)

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Dati sull’occupazione

A fronte di un contributo al PIL del Paese dell’8,6%, l’agricoltura assorbe il 16% della forza lavoro;

l’industria, che fornisce il 30.4% del Pil, impiega il 33,5% della forza lavoro;

la disoccupazione rilevata nel primo trimestre del 2014 era del 15,2% (18,3% nel 2011, 17,6% nel 2012, 16,7% nel 2013).

Il 66% della popolazione e’ di età compresa tra i 15 ed i 64 anni.

Gli ultimi dati sulla povertà stimano la percentuale di popolazione con reddito sotto il limite nazionale di 2.00 USD/giorno (PPP –Purchasing Power Parity, o parità di potere di acquisto) su valori in rapida diminuzione: dal 32.4% nel 2000, al 15.5% nel 2010, ultimo dato pubblicato, ma il trend sembra confermato negli anni successivi.

Industrializzazione e turismo hanno comportato un’urbanizzazione accentuata della popolazione, attestatasi nel 2013 già al 68%, mentre la popolazione rurale continua a diminuire annualmente dello 0,4-0,6

 

Il Cammino verso la Democratizzazione

Anche se si registrano diverse opinioni espresse da alcuni analisti in chiave negativa, con dubbi ed incertezze sul futuro della Tunisia e su quali errori siano stati compiuti nella gestione della transizione verso la democrazia (Diego Minuti, Ansamed 20 Marzo), vale la pena soffermarsi sulla seguente frase:

“Voltare la pagina del passato e guardare al futuro”

Espressa da Beji Caid Essebsi – Presidente Tunisino eletto il 21 Dic. 2014 con il 55.68% dei consensi; 88 anni, leader del partito laico Nidaa Tounes (Chiamata per la Tunisia), un passato politico di rilievo con Bourguiba, ma anche presidente del parlamento con Ben Ali. Ha superato al ballottaggio il presidente ad interim uscente, Mr. Marzouki, sostenuto dal partito Islamico Ennhada.

Mr. Essebsi, di grande esperienza e capacità, è poi riuscito a cooperare con il partito Islamico, dimostrando che democrazia ed Islam possono coesistere.

Il suo nuovo governo, guidato dal primo ministro Habib Essid, articolato in 25 ministeri, comprende 6 ministri e 3 segretari di Stato affiliati a Nidaa Tounes, 1 ministro (Lavoro e Formazione Professionale) e 3 segretari di Stato ad Ennhada, 3 ministri affiliati alla formazione di centro destra Afaq Tounes (Aspirazioni Tunisine),  3 ministri a UPL (Unione Patriottica Libera) ed un segretario di Stato del Fronte di Salute Nazionale (FSN).

Con 166 voti a favore e 30 contrari, il Parlamento Tunisino ha votato il 5 Febbraio 2015 la fiducia alla coalizione di Governo.

Sicurezza

Come segnalato nel Notiziario Periodico di OmegaNews il 17 Marzo ultimo scorso, il nuovo governo Tunisino, installatosi il 5 Febbraio scorso, ben cosciente delle difficoltà e dei rischi per la sicurezza al Paese, aveva avuto all’inizio di marzo una serie di incontri con Gilles De Kerchove, Coordinatore dell’Anti-Terrorismo Europeo e con Stephan Auer, Direttore della sezione di Relazioni Multilaterali del Parlamento Europeo, incontri cui hanno partecipato da parte Tunisina

il primo Ministro Habib Essid, i Ministri  Esteri, Interni, Giustizia, Difesa ed il Presidente del Parlamento.

“Affrontato, oltre al tema della situazione in Libia, il problema di una possibile radicalizzazione  delle fasce estremiste Tunisine e possibili azioni di prevenzione, poi il problema di un flusso verso l’ISIS, ma anche della riabilitazione di possibili ritorni di questi “foreign fighters”.

Non credo che i fatti del Bardo siano “letali” per la Tunisia, come quelli di Parigi non lo sono per la Francia o fatti analoghi per Copenhagen o l’Australia. Certo, esistono zone di degrado nelle periferie della maggiori città dove il disagio è palpabile, e non può essere sorprendente che giovani tunisini siano attratti da questa fascinazione a fronte del proprio “malessere”, come decine di migliaia di giovani provenienti da ogni Paese, anche occidentale, che si sono uniti all’IS o che hanno dato ascolto alle sirene del radicalismo più esasperato, ma la Tunisia rimane una jazirat al maghrib, un’isola tra i due mari, il Sahara ed il Mediterraneo e supererà anche questa prova.

La mappa (prodotta da Peter Neumann per il Centro Internazionale per lo Studio della Radicalizzazione e

della Violenza Politica – http://icsr.info/ ) fornisce una stima dei “combattenti” che si sono uniti all’IS, per Paese di provenienza, per un aggiornamento dei numeri al Gennaio 2015: http://icsr.info/2015/01/foreign-fighter-total-syriairaq-now-exceeds-20000-surpasses-afghanistan-conflict-1980s/

 Luigi R. Maccagnani

Fonte dei dati:

http://www.ins.nat.tn/fr/publication.php?th=1

http://www.theglobaleconomy.com/Tunisia/

http://europa.eu/rapid/press-release_STATEMENT-14-125_en.htm

https://www.princeton.edu/~achaney/tmve/wiki100k/docs/Demographics_of_Tunisia.html

https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/geos/ts.html

www.enpi-info.eu/

http://www.imf.org/external/index.htm

http://www.theglobaleconomy.com/Tunisia/Percent_urban_population/

http://www.globalsecurity.org/military/world/tunisia

(°) Prof. Olivier Roy, Orientalista all’Istituto Universitario Europeo di Firenze, giàricercatore presso il French National Center for Scientific Research (CNRS) e all’Istituto di studi Politici di Parigi; suoi campi di ricerca includono Politica Islamica, Islam in Occidente e Religioni Comparate.