NOTIZIARIO PERIODICO MEDITERRANEO

a cura di   Luigi R. Maccagnani

 

Maggio 03÷15, 2015

 

Immigrazione

  • Ellis Island Museum to Update the Story of Immigration in America – Il museo di Ellis Island aggiorna la Storia dell’Immigrazione in America, New York Times 27-04.2015
  • Rinnovato il Museo dell’Immigrazione di Ellis Island, e New York celebra i suoi immigrati (Federico Rampini, La Repubblica 13/05/2015).

Ellis Island, l’isola di fronte a New York in cui è stata operativa dal 1892 al 1954 la Stazione Federale USA per l’Immigrazione: si stima che una percentuale vicina al 40% di tutti i cittadini Americani di oggi abbia almeno un avo passato attraverso questo centro di immigrazione. Molti gli italiani. Stephen Briganti stesso, presidente ed amministratore delegato della Fondazione Statua della Libertà/Ellis Island, è di origini italiane: sua madre Celeste era entrata negli Stati Uniti da bambina nei primi anni del 1900. Dati ufficiali indicano che dal 1892 al 1895 la media degli italiani passati attraverso il Centro di Ellis Island sia di 35 mila arrivi/anno; nel decennio successivo, 1896-1905, la media aumenta a 130 mila/anno, per raggiungere un picco nel 1913 di 376 mila unità.

D’altra parte, una visita al MEI – Museo Nazionale Emigrazione Italiana al Vittoriano (http://www.museonazionaleemigrazione.it/) ci dice che gli espatri, solo nel periodo 1876 – Grande Guerra, sono oltre i 14 milioni; nel periodo 1901-1913 sono 1,595,545 gli italiani che hanno attraversato l’Atlantico (da Meridione-Isole il 46%, dal Nord il 41%, dal Centro il 13%).

I nostri vecchi emigranti hanno sicuramente affrontato situazioni difficili (Gian Antonio Stella, L’ORDA, quando gli Albanesi eravamo noi – edizioni BUR), ma la grande maggioranza è poi riuscita ad integrarsi nei nuovi paesi, molti addirittura ad assurgere a posizioni di grande rilievo. Ora le cose sembrano cambiate, e se passati cento anni le ragioni per espatriare possono essere simili, diversa sembra la capacità (o la volontà) di accogliere, e qualche problema incontrano anche i giovani Italiani che partono con visto e biglietto aereo:

 

Ma quante sono le persone in difficoltà che cercano rifugio o asilo? Alcuni dati estrapolati dal sito ufficiale dell’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR, www.unhcr.org):

Persone registrate da UNHCR – 2015
Paese Italia Germania Francia Svezia
Rifugiati 76.263 200.805 237.985 114.175
Richiedenti Asilo 22.200 161.863 59.586 32.277
Apolidi 350 11.650 1.257 20.450
Totale 98.813 374.327 298.828 166.902
Paese Giordania Egitto Congo Kinshasa Kenia
Rifugiati 736.579 237.117 117.907 537.021
Richiedenti Asilo 10.466 25.194 1.408 32.751
Apolidi 22 20.000
Totale 747.045 262.333 3.045.232(*) 589.772 (**)

(*) Per la Repubblica Democratica del Congo, capitale Kinshasa, il totale include 2.925.917 IDPs (Internally Displaced Persons, o rifugiati di nazionalità interna); (**) il 70% dei rifugiati in Kenia sono Somali, seguiti da Sudanesi ed Etiopi.

Oppure dati EUROSTAT (da un articolo della BBC):

1505201503

Numeri comunque coerenti, in quanto i primi riferiti al 2015, gli altri solo ai richiedenti asilo e riferiti a diversa finestra temporale.

 

Libia

http://www.esteri.it/mae/it/sala_stampa/archivionotizie/interviste/gentiloni-dall-expo-alla-libia.html

  • Immigrazione: Mogherini, Ue ha fatto passi da gigante. La Commissione Europea ha dato il via libera al piano per affrontare l’emergenza immigrazione. ANSAmed, 13 Maggio 2015.

http://www.ansamed.info/ansamed/it/notizie/stati/europa/2015/05/13/via-libera-al-piano-ue-per-limmigrazione_33cfad1b-9c06-4a94-8633-1f5c52bb0b3d.html

Stefano Ronca, già direttore dell’Unità di Crisi del Ministero degli Esteri, in pensione dal 2014 con il ruolo di Ambasciatore, esprime nell’articolo opinioni molto drastiche:

“…si sono scatenate le rivalità etniche, religiose politiche e tribali che Gheddafi aveva tenuto sotto controllo…”, “All’origine di ogni male è Gheddafi….Ma i rimedi si sono rivelati peggiori del male..”

Non è il solo a riprendere il ben noto refrain “era meglio quando andava peggio”, refrain che gode attualmente di inaspettato seguito da parte di persone e testate insospettabili. Non credo che Gheddafi sia stato all’origine di tutti i mali odierni della Libia, solo una concausa: alla base sono mancate forze nazionali –esercito, polizia- che, come nel caso della Tunisia, potessero difendere il volere della maggioranza.

Né penso che l’intervento della NATO, o se vogliamo di Francia e Regno Unito, sia stato sbagliato: la rivolta popolare contro Gheddafi è stata spontanea e sarebbe stata soffocata nel sangue con ben più perdite di vite umane di quanto sia successo. E’ stata piuttosto la totale assenza di supporto Europeo ai nuovi dirigenti Libici nelle fasi di costruzione del paese, presente invece in Tunisia (vedi i recentissimi incontri a Sfax e Tunisi dei dirigenti di EED –European Endowement for Democracy [1] nonché gli aiuti economici che continuano a fluire dall’Europa [2]), che è alla base della situazione odierna.

Nel frattempo il rappresentante ONU, Bernardino Leon, prosegue con i negoziati finalizzati alla formazione di un Governo di Unità Nazionale presentando un’ennesima proposta, anche questa non accettata dalle parti; difficile riesca, tantomeno prima del mese di Ramadan che inizia il 18 Giugno p.v.

Il governo “internazionalmente riconosciuto” [3] continua a chiedere supporto per il rafforzamento del suo esercito (LNA – Libya National Army), sollecitando la sospensione dell’embargo su armi e addestratori, mentre il presidente del parlamento eletto, Ageela Saleh Gwader, ha lanciato l’idea di una Conferenza per la Riconciliazione, conferenza cui dovrebbero partecipare i rappresentanti di ogni città Libica e gli anziani di ogni tribù, dando mandato alle municipalità ed organizzazioni sociali per l’organizzazione. Lo scopo è quello di catalizzare la voce della popolazione nella sua maggioranza, e non solo i portavoce delle due compagini di “governo” che si incontrano con Leon.

L’ambasciatore Libico presso la Santa Sede, Mustafa Rugibani, a margine di una conferenza degli ambasciatori Africani tenutasi nei giorni scorsi, ha rilasciato un’intervista a Radio Vaticano in cui ribadisce la necessità di una stabilizzazione della Libia, sottolineando come la LNA stia cercando di migliorare le condizioni di sicurezza nel paese, ma ha ben poco controllo sulla parte occidentale dove opera la maggior parte dei trafficanti che raggiungono i porti di Zuara, Sabratha e Tripoli. Il “governo legittimo” non ha potere in quella parte del paese.

Ha poi espresso grande cautela sull’efficacia di un eventuale programma EU per distruggere le barche dei trafficanti prima che vengano caricate di migranti; si tratta – ha detto – di un “big business” per il crimine organizzato e le milizie armate: “distruggi una barca oggi, ne avranno altre domani”; la soluzione è nella stabilizzazione della Libia da perseguire con il governo legittimo.

Da La Repubblica del 14 Maggio: Azione militare anti-scafisti, la UE trova l’accordo sulle quote di accoglienza, via libera al programma per fermare i barconi… La missione con le navi ed i blitz con gli incursori.

E i migranti? Sono poco meno di 900 chilometri di deserto dal confine con il Niger alla fascia verde della Tripolitania, non meno perigliosi dei 450 Km di mare dalla costa Libica alla Sicilia. Forse l’ipotesi prospettata pochi giorni fa (Corriere della Sera, 10 Maggio 2015), di organizzare campi di raccolta in Niger, e di cui più si parla, potrebbe essere una soluzione. Ma forse la preoccupazione è prevalentemente per gli arrivi?

Luigi R. Maccagnani

  • http://www.enpi-info.eu/mainmed.php?id=40880&id_type=1&lang_id=450: Tunisia: Over 90 democracy actors join EED in Sfax and Tunis.
  • http://www.enpi-info.eu/mainmed.php?id=40823&id_type=1&lang_id=450: Tunisia gets €100 million loan from EU
  • HoR – House of Representatives: parlamento eletto alle elezioni del 2014 con una affluenza alle urne molto bassa, 18% degli aventi diritto per azioni “dissuasive” delle milizie; le elezioni furono comunque vinte dai partiti laici e liberali, mentre i partiti di estrazione islamica ottennero pochissimi seggi. I risultati comunque vanno visti nel contesto delle precedenti elezioni, quelle generali nel Luglio 2012 con una partecipazione del 61,58% degli aventi diritto con risultati coerenti con quelle del 2014, e quelle dell’Assemblea Costituente nel Febbraio 2014.