NOTIZIARIO PERIODICO MEDITERRANEO

Luglio 23, 2015

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Italia

 

Il caso Grecia

Grexit ha monopolizzato i media per diverse settimane, molte le opinioni espresse, ma sarebbe interessante analizzare il caso come “case history”, utile per un’analisi comparata con la situazione Italiana, per definire possibili sviluppi e/o piani di recupero. In fin dei conti il vecchio detto “una faccia, una razza” dovrebbe farci riflettere.

Un libro:

Leonida Tedoldi: Il conto degli errori, Stato e debito pubblico in Italia

(Editori Laterza, Giugno 2015)

Per ben quarantadue volte, in 136 anni di storia unitaria del Paese, il debito pubblico ha superato in Italia il prodotto interno lordo; ultimo record il Maggio scorso: 2,218 miliardi di euro, a fronte di un PIL 2014 di 1,542 euro (fonte Istat – ma non ci sono state ripetute manovre “lacrime e sangue”negl’ultimi anni?)

“Cosa abbiamo fatto del denaro preso a prestito? lo abbiamo utilizzato per vivere al di sopra delle nostre possibilità, non per aumentarle queste nostre possibilità” (si potrebbero aggiungere abusi, corruzione, sprechi…basta leggere un quotidiano qualsiasi in un qualsiasi giorno dell’anno. Si sente tanto condannare l’austerità, che non porta crescita. Vero, se si intende come tagli ai servizi e nuove tasse su pensionati e dipendenti, ma corruzione, abusi e sprechi?)

La recensione di Paolo Mieli: http://www.laterza.it//images/stories/pdf/9788858111123_Tedoldi_CorrieredellaSera_08-06-2015.pdf

Immigrazione

Gentiloni «Il numero degli arrivi è molto alto, non superiore però a quello del 2014. Il flusso migratorio non scomparirà, va gestito e regolato…»

Caserma Cavarzerani, Udine: i profughi ospitati nella caserma di Via Cividale potranno su base libera e in forma gratuita offrire il proprio contributo per piccole attività, mantenendo le aree verdi, sistemando le tende e impegnandosi in opere di manutenzione degli edifici. Accordo siglato tra Comune, Prefettura, Regione e Croce Rossa.

Ci sono in Italia innumerevoli aree dismesse, sicuramente una parte di esse potrebbe essere utilizzata in modo costruttivo e con spese contenute, favorendo un principio di integrazione e certo non sollevando reazioni negative; verrebbe quasi da sospettare che certe “sistemazioni” siano scelte ad hoc per creare insorgenze che possano poi essere sfruttate politicamente.

Per esempio in provincia di Brescia: http://www.arca.regione.lombardia.it/shared/ccurl/719/984/Brescia_ridotto.pdf

Peccato che sia andata perduta la coscienza della migrazione Italiana, in fin dei conti si parla solo di cento anni fa: dal 1886 al 1915 sono emigrati 14 milioni di Italiani, molti di loro affrontando situazioni non troppo dissimili da quelle affrontate dai migranti di oggi, per il periglio del viaggio e per l’avversione anche violenta – non solo discriminatoria – nei paesi di accoglienza.

 

 

Libia

Siglato, il 12 Luglio scorso, il testo dell’ultimo draft di accordo promosso dall’ONU per la creazione di un Governo di Unità Nazionale. Hanno firmato i rappresentanti di HoR (House of Representatives, il parlamento internazionalmente “riconosciuto”, con sede a Tobruk), delle Milizie di Misurata e di Zintan, oltre che dai partecipanti indipendenti al negoziato di Skhirat, Marocco; astenuti i rappresentanti del GNC (General National Congress, composto da un numero di dissidenti, di matrice islamica, autonominatasi dopo le elezioni del 2014, con sede a Tripoli, riconosciuto solo da Turchia e Qatar, dato il loro rapporto con i Fratelli Mussulmani).

Il testo: http://unsmil.unmissions.org/Portals/unsmil/Documents/Libyan_Political_Agreement_2_July_15.pdf

Compiacimento della comunità internazionale, che si dichiara pronta a sostenere l’accordo indispensabile per assicurare un percorso di stabilizzazione del Paese. Rimane la speranza che il GNC riconosca, anche a seguito delle manifestazioni popolari di Tripoli a sostegno dell’accordo siglato, la necessità di unirsi ai firmatari.

Certo ci sono ancora punti di perplessità, come il ruolo del Generale Hiftar, oggi comandante della LNA (Libyan National Army, l’esercito riferito a Tobruk), ritenuto elemento controverso da personaggi di spicco tra il gruppo degli indipendenti, tant’è che i ministri degli esteri Europei, in una riunione a Bruxelles del 20 Luglio hanno concordato sanzioni – nel tentativo di favorire l’accordo – per Hiftar e altri quattro funzionari: Geroushi – capo Stato Maggiore Aviazione, il rappresentante di Libya Dawn – Sewehli, quello delle milizie di Misurata – Salah Badi, e Al-Manaie – eletto nella HoR, ma ora rivoltatosi contro come feroce oppositore. Le sanzioni comporterebbero un eventuale congelamento di fondi detenuti in banche estere ed una limitazione di movimento. Nella riunione è stata considerata la possibilità di un embargo totale sulle esportazioni di petrolio, poi non adottato (Reuter)

Nel frattempo, nel Paese continuano gli scontri tra le varie forze in campo, LNA-Ansar al Sharia/IS-Libya Dawn-Milizie autonome, mentre in Cirenaica continua l’espansione della Daesh/IS-Stato Islamico che nei giorni scorsi ha conquistato – senza combattere – il villaggio di Al Wushka, circa 100 chilometri a est di Sirte, e continuano intensi combattimenti in Bengasi.

Certo è difficile – nonostante le dichiarazioni che non esista una soluzione militare per la Libia – dissentire dalla richiesta di Al-Thinni, Primo Ministro HoR, che, dopo la sigla dell’accordo di Skhirat, ritiene indispensabile un aiuto internazionale al Governo di Unità Nazionale per poter costituire forze militari e di polizia atte a contrastare le bande armate, IS e altre, una forza internazionale, altre a forniture di armi e addestramento, sarà necessaria.

In questo caos si è inserito il sequestro di quattro Italiani, tecnici della società Bonatti di Parma, una delle più prestigiose società Italiane di costruzioni e servizi. Non ci sono ancora i dettagli, ma sembra che i quattro viaggiassero su un pullmino guidato da autista Libico (rilasciato dai sequestratori) sulla superstrada che dal confine di Ras Djedir con la Tunisia porta dopo circa 100 chilometri a Sabratah, a breve distanza dal complesso Eni di Mellitah.

Difficile capacitarsi che società come la Bonatti, con esperienza pluridecennale in Libia, e la committente Eni, unica “major” rimasta in Libia (sebbene i tecnici Italiani siano trasferiti in parte sulle piattaforme, in parte a Malta) abbiano consentito il rientro dalla Tunisia in macchina, o comunque mediante lunghi transiti su strada.

Nel caso di un effettivo rientro via Tunisia, dal confine, posto di immigrazione e dogana a Ras Djedir, a Sabratah/Mellitah ci sono circa 100 km di superstrada attraverso un terreno brullo e semidesertico, si tocca la città di Zuara, segnalata come avamposto Jihadista, e comunque nella Libia odierna posti di blocco e sequestri sono la normalità, con le varie fazioni che si contendono il prezzo della “sicurezza” sui vari tratti di strada.

Caduti in una trappola, meno credibile un sequestro programmato. Una imprudenza colpevole.

Tunisia

Venti anni fa, il 17 Luglio del 1995, veniva firmato un Accordo di Associazione tra l’Unione Europea e la Tunisia: obbiettivo il rafforzamento delle relazioni politiche, economico/commerciali e culturali.

In questi venti anni l’EU ha sostenuto la Tunisia finanziando programmi di cooperazione per circa 1,8 miliardi di euro (progetto MEDA 1995-2006, poi ENPI dal 2007), e garantito crediti attraverso la Banca Europea di Investimenti di quasi 5 miliardi di euro.

Le relazioni si sono rafforzate ulteriormente con la rivoluzione del 2011: sono di questi giorni diversi interventi:

  • 10 milioni di euro dalla EBRD (Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo) a sostegno della Piccola-Media Impresa Tunisina (EU Neighbourhood Info Centre)
  • 100 milioni di euro di aiuti finanziari per sostenere riforme concordate tra UE e Tunisia nei settori di transizione democratica, istituzione della Corte Costituzionale, potenziamento del decentramento amministrativo e lotta alla disoccupazione (ANSAmed).

Rafforzamento reiterato dai Ministri Estero Europei nell’incontro del 21 Luglio a Brussels in cui è stata riaffermata la determinazione di aiutare la Tunisia nella lotta contro il terrorismo e nel consolidamento del processo democratico.

Allo stesso tempo, il Senato degli Stati Uniti ha approvato, sebbene ad un livello inferiore a quanto richiesto dal Dipartimento di Stato, un intervento, per l’anno fiscale 2015-16, a sostegno dei programmi economici e di governance per 45 milioni di dollari più altri 30 milioni per supporto militari e contrasto al terrorismo.

Sembra che il mondo occidentale abbia preso a cuore lo sviluppo democratico della Tunisia, “l’unico Stato della Primavera Araba che possa avere sviluppo positivo”, forse gli sforzi sono anche stimolati da un senso di colpa per aver abbandonato – dopo gli interventi decisivi contro Gheddafi – il Paese a se stesso nonostante i chiari segnali di allarme evidenti già dall’estate del 2012, e le reiterate richieste di aiuto dei vari governi che si sono succeduti.

La Tunisia sta comunque aiutando se stessa, con riforme strutturali tese a differenziare i settori dell’economia ed attrarre investimenti stranieri

Gli ultimi dati disponibili sul sito della Banca Centrale Tunisina e l’Istituto di Statistica:

 

Foreign Direct Investment 2012 2013 2014
FDI Inward Flow (million USD) 1,603 1,117 1,060
FDI Stock (million USD) 32,604 33,341 31,540
Number of Greenfield Investments 31 19 11
FDI Stock (in % of GDP) 72.1 70.9 65.0

 

Certo la Tunisia è stata colpita duramente dal terrorismo: prima il Museo del Bardo, a Tunisi il 18 Marzo scorso con l’uccisione di 24 persone, poi sulla spiaggia di Sousse il 26 Giugno con 38 vittime in piena stagione di turismo estivo (il turismo rappresenta circa il 15% del prodotto interno lordo della Tunisia).

Il governo Tunisino aveva già preso, dopo i fatti del Bardo, provvedimenti per contrastare il terrorismo, provvedimenti che sono stati rafforzati notevolmente dopo l’attacco di Sousse: stato di emergenza, controllo delle moschee sospettate di radicalismo, controllo degli aspiranti “foreign fighters” dello Stato Islamico, costruzione di una barriera di controllo sui circa 450 chilometri di confine con la Libia. Significativo che questi provvedimenti siano passati con il supporto del partito Islamico Ennahdha.

Forse, le strade imboccate dai Tunisini ed il supporto costruttivo di Europa e Stati Uniti potranno effettivamente portare al successo il processo di democratizzazione in questo Paese, dove in fin dei conti ha avuto inizio la “Primavera Araba”

Rimane difficile, molto – se non impossibile – annullare il rischio di eventi terroristici perpetrati da “lupi solitari”, come dimostrano i recenti fatti di Chattanooga, Tennessee-USA – cinque militari uccisi in una base militare da un 24enne di origine Kuwaitiana, Yousef Abdulazeez.

E gli altri casi, Francia-Belgio-Australia-Egitto-Turchia…

Rimane da capire quale sia il disagio, il meccanismo, che porta questi giovani a tale grado di aberrazione.

Luigi R. Maccagnani