NOTIZIARIO PERIODICO MEDITERRANEO

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Libia

La profezia di Gheddafi – Il Giornalista Giampaolo Rossi richiama, in un inserto televisivo allegato a Il Giornale del 16-8-2015, un’intervista rilasciata dal Colonnello Gheddafi ad un giornalista francese nel 2011, poche settimane prima dell’intervento NATO a sostegno della rivoluzione: “L’Occidente deve scegliere tra me e il caos del terrorismo, se non aiutate la Libia avrete al Qaeda a 50 chilometri dall’Europa” (http://www.ilgiornale.it/video/mondo/profezia-gheddafi-1160650.html ).

Al tempo non si parlava ancora di Califfato, tanto meno di Stato Islamico, e il Califfo Abu Bakr al-Baghdadi fu designato dal ministero degli esteri USA solo nell’Ottobre del 2011 come “Global Terrorist” (Gheddafi fu ucciso il 23 Ottobre 2011).

Libia: verso uno stato fallito? – Il 19 Ottobre 2013 ISPI pubblicava un articolo basato su un intervento di Antonio Varvelli con una articolata analisi sulla situazione in Libia, e la già chiara incapacità del governo di controllare la situazione, degenerata con la prevalenza di bande armate, armate con i saccheggi dei depositi del regime, che imperversavano. Situazione già denunciata da vari rapporti di organizzazioni internazionali, come riportato in precedenti articoli su Omeganews. (http://www.ispionline.it/it/articoli/articolo/mediterraneo-medio-oriente/libia-verso-uno-stato-fallito-9189 )

Il 12 Agosto c.m. il gruppo dello Stato Islamico (IS) installatosi in Libia ha attaccato la città di Sirte, bombardando un quartiere, poi decapitato 12 persone e crocifisso i loro corpi.

Le reazioni internazionali hanno tardato un po’ e solo dopo ferragosto si sono viste le

condanne ufficiali e gli articoli sui giornali:

17 Agosto – I Governi di Francia, Germania, Italia, Spagna, Gran Bretagna e Stati Uniti condannano con forza gli atti barbarici che terroristi affiliati all’ISIS stanno perpetrando nella città libica di Sirte.

Più tempestivo l’intervento dell’ambasciatore Libico presso l’ONU, Ibrahim Dabbashi, che il 13 Agosto ha inviato una lettera al presidente di turno del Consiglio di Sicurezza, Ms. Joy Ogwo – Nigeria, con preghiera di trasmetterne copia a tutti i componendi del Consiglio, denunciando l’attacco IS, le atrocità compiute e la serietà della situazione, reiterando la richiesta che venga sospeso l’embargo sulle armi e permesso al Governo “internazionalmente riconosciuto” di approvvigionarsi di strumenti adeguati.

Ripetutamente il Rappresentante Libico aveva richiesto, dal suo insediamento nel 2013, il consenso delle Nazioni Unite al Governo riconosciuto di importare armi, incluso carri armati, caccia aerei ed elicotteri da combattimento, per combattere il terrorismo e far fronte alla situazione, un aiuto per l’addestramento, assicurando che la Libia avrebbe accettato osservatori ONU per accertare l’uso legale delle armi importate.

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Al contempo il Primo Ministro del governo riconosciuto, Al Thinni, ha chiesto l’intervento della Lega Araba per incursioni aeree contro l’IS.

In ogni articolo concernente la Libia pubblicato su Omeganews, veniva sottolineato come le reiterate richieste di aiuto, in particolare per costituire un esercito, armi ed addestramento che ogni governo Libico che si è succeduto dalla rivoluzione ad ora ha puntualmente reiterato, siano state inascoltate (o, per dirla con gli anglosassoni: their requests fell on deaf ears).

Certo, quando nella sua intervista del 2011 – con i combattimenti della rivoluzione in corso – il Colonnello Gheddafi ha chiesto che l’Occidente aiutasse la Libia, intendeva se stesso ed il suo regime: “l’occidente deve scegliere tra me e il caos del terrorismo”. Ma aveva ragione, è l’aiuto ripetutamente richiesto dai Libici dal 2012 ad oggi che è mancato.

Egitto

Canale di Suez

6 Agosto 2015: inaugurazione del raddoppio del Canale di Suez. Il progetto: 72 chilometri, 35 che affiancano i tratti a “senso unico” e 37 di approfondimento del canale esistente. Completato in 12 mesi con una spesa di 8,2 miliardi di dollari il progetto consente – tra l’altro a navi di stazza maggiore – il transito contemporaneo nelle due direzioni su tutto il canale, permettendo un aumento sostanziale del traffico – e quindi delle entrate – con una stima al 2023 di 13,2 miliardi di dollari annui contro i 5,3 miliardi del 2014. Contrastanti i pareri sull’effettivo valore dell’opera. Da una parte si pensa che la stima di 13 miliardi di entrate nel 2023 sia grossolanamente sovrastimata, che non ci sarà il dovuto aumento di traffico vuoi per la situazione economica globale, vuoi per la competizione derivata dal raddoppio del canale di Panama, mentre in Egitto alcuni pensano che il danaro investito sarebbe stato meglio utilizzato per migliorare la situazione interna. Dall’altra parte viene riconosciuta l’efficienza nell’esecuzione dell’opera, ed il suo valore “coesivo” sulla società Egiziana e di sostegno all’autostima: coesione e autostima particolarmente necessarie in questi travagliati periodi. Non per nulla il Presidente Egiziano, Abdel Fattah el Sisi, ha toccato nel suo discorso inaugurale sia i temi del terrorismo che del rapporto con la religione. Comunque poi, anche se le previsioni più rosee non si avverassero, il recupero degli investimenti sarebbe realisticamente possibile in pochi anni.

17 Novembre 1869: inaugurazione del Canale di Suez, 170 chilometri dal Mediterraneo al Mar Rosso, con due sezioni da Port Said al Lago di Timsah, e dal lago a Suez.

L’idea del taglio dell’istmo ha origini antiche, fin dai tempi faraonici, ma per restare sul concreto la “Société d’études du Canal de Suez” fu fondata a Parigi nel 1846 dal francese Prosper Enfantin previo accordo con Mohammed Ali Pasha, Kedhive dell’Egitto, e già nel 1854 de Lesseps otteneva la concessione per costituire la “Compagnia Universale per il Canale di Suez”, con capitale di 20 milioni di franchi, e diritti di gestione per 99 anni.

Nel Novembre del 1858 furono aperte le sottoscrizioni per un totale di 400mila azioni: parteciparono Francia con 200mila azioni, Egitto con 178mila, mentre le rimanenti 22 mila vennero acquistate da partecipanti marginali, tra cui Piemonte e Venezia per un totale di circa 2700 azioni.

I Britannici inizialmente opposero il progetto, scettici sulla sua fattibilità e utilità, e si adoperarono invece per la costruzione di una ferrovia che passando per Il Cairo univa Alessandria a Suez

La costruzione del canale iniziò nel 1859 su progetto dell’ingegnere Luigi Negrelli, notabile Austriaco, nato a Fiera di Primerio (ora in provincia di Trento). Il Negrelli non riuscì a vedere neanche l’inizio dei lavori, poiché morì a Vienna nel 1858 all’età di 59 anni.

Visto comunque il successo del Canale (*), la Gran Bretagna nel 1875 acquistò la quota dell’Egitto (costretto a cedere per gravi condizioni di deficit), assumendo poi il controllo del Paese dal 1882, a sostegno del Khedivè che perseguiva l’indipendenza dall’Impero Ottomano. Dal 1914 al 1922 l’Egitto rimase protettorato Britannico, ma la GB è rimasta potenza occupante fino al 1936, mantenendo poi una grande influenza e – di fatto – il controllo del canale fino alla rivoluzione di Nasser 1952-1954.

Il controllo del canale da parte dei Britannici ha una relazione con l’Italia: l’Azienda Generale Italiana Petroli (A.G.I.P, poi Agip/Eni), nata nel 1926, aveva presto iniziato operazioni internazionali. In particolare in Iraq, dove, nel 1930, aveva acquisito una vasta concessione nella regione di Ninive, nel Nord del Paese, con esiti incoraggianti scoprendo in campo di Qaiyarah; nel 1936 fu costretta a cedere il titolo minerario alla BOD-British Oil Development in cambio del permesso di transito sul canale della flotta militare Italiana per l’avventura coloniale di Abissinia.

Durante il periodo “autarchico” grande rilievo fu dato al contributo del nostro Paese (**) nella costruzione del Canale di Suez, rivendicando l’italianità di molti validi tecnici che ebbero un ruolo chiave nel progetto, fra i quali Luigi Negrelli – la cui famiglia era comunque molto legata alla Casa Austriaca, e Pietro Paleocapa, ministro dei Lavori Pubblici del Piemonte, in precedenza alto funzionario nell’amministrazione austriaca del Lombardo-Veneto. Significativo inoltre il contributo di un numero alto – ancorché imprecisato – di maestranze, prevalentemente calabresi, che lavorarono al canale negli ultimi anni quando cominciarono ad essere adoperati macchinari.

(*) Acquistata valenza strategica, il 29 Ottobre 1888 fu firmata da Austria, Francia, Germania, Inghilterra, Paesi Bassi, Spagna e Turchia la Convenzione di Costantinopoli, che sanciva la libertà di navigazione sia in tempo di pace che di guerra e ne fissava le norme di passaggio.

(**) “Il Canale di Suez e l’Italia”, pubblicato sulla rivista Mediterranea Ricerche Storiche (anno III – 2006); a firma di Salvatore Bono (Tripoli 1932), professore emerito e celebre saggista, è presidente della Société internationale des historiens de la Méditerranée e uno dei sei membri del Comitato consultivo della Fondazione euro-mediterranea per il dialogo delle culture creata dalla UE

Islam.

Il più importante centro Islamico dell’Egitto ed uno dei maggiori nel mondo Sunnita, la Moschea e centro accademico di Al Azhar, ha iniziato nello scorso Luglio un programma di modernizzazione dei metodi di insegnamento a partire dalle katateed (o scuole primarie), in sintonia con il Ministero degli Awqaf (°), al fine di riprendere il controllo di quelle moschee in cui l’ideologia dei gruppi islamici estremisti ha preso il sopravvento.

Il nuovo programma tende a costruire dei curricula adatti ad un insegnamento che affronti problemi come ideologia e cultura, ed in particolare il confronto tra politica e religione in un contesto di globalizzazione.

L’iniziativa segue quanto già emerso in Tunisia in Marocco, dove nei mesi passati i relativi Consigli degli Ulema (°°) avevano condannato l’estremismo Islamico cercando di contrastarne la retorica usata nelle moschee infiltrate da gruppi estremisti.

La Moschea di Al Azhar, al Cairo, è stata fondata nel 972 e, con l’inserimento nel 989 di 35 dotti, è gradualmente divenuta una delle più antiche università del mondo che hanno operato ininterrottamente. E’ ritenuta oggi la più importante istituzione del mondo Islamico per lo studio della teologia Sunnita e della legge Islamica (sharia).

(°) Col termine waqf (pl. Awqaf), si indica una “fondazione pia” islamica, costituita per lo più da proprietà immobiliari donate da fedeli per servire gli interessi di alcuni beneficiari (poveri, viandanti, studiosi, mistici, ma anche l’intera popolazione). Tali fondazioni fungevano da sostegno alla vita pubblica contribuendo alla prosperità della società. Con l’andar del tempo, l’accumulo di un patrimonio spesso diventato improduttivo ha condotto vari Stati musulmani ad avocare a sé il compito di provvedere in merito, con l’istituzione di appositi ministeri in grado di provvedere al concreto funzionamento delle fondazioni pie.

(°°) Ulema: nel mondo musulmano, i dotti nelle scienze religiose. Si tratta di teologi e giureconsulti considerati i depositari e tutori della legge religiosa islamica (sharia), e hanno quindi spesso rappresentato l’elemento conservatore e misoneista all’interno del mondo islamico fino ai nostri giorni.

Luigi R. Maccagnani