Identità gay tra religione, cultura e politica
di Adele Lerario
Se mi chiedessero come si può far coincidere e combaciare religione, cultura e politica io davvero non saprei rispondere.
Se a queste tre determinanti si aggiunge poi la sessualità, nella sfaccettatura omosessuale, allora la risposta esce fuori dagli schemi cognitivi.
Nella nostra amata Italia e nel nostro gioviale Occidente non tutti sono pronti a tollerare le scelte di un individuo, soprattutto quelle personali come la sessualità o la religione: perché nell’epoca del Social Network dire la propria e bistrattare il prossimo è un must. Eppur qualche sentimento tollerante c’è, un raggio di speranza culturale. Nel Medio Oriente la parola speranza a volte non esiste: se si pensa alla coesistenza di libertà sessuali si potrebbe coniare l’ossimoro “speranza impossibile”.
“Omosessualità in Medio Oriente” (2014, 328 p, 15,00€) è l’opera prima di Nicolamaria Coppola, che del Medio Oriente ha fatto la sua seconda casa. Il saggio apre la collana Globolitical della casa editrice Aracne e affronta la problematica dell’omosessualità in Paesi dove il concetto di identità schiuma in quello di società e quello di sessualità è costretto negli stretti ambiti della cultura maschilista. L’omosessualità non è accettata, ma esiste, si muove strisciando nei vicoli oscuri dei sentimenti umani, in vicoli oscuri che tendono alla luce.
Il libro pone una lente di in gradimento su una società che vive di contraddizione: si condanna l’omosessualità ma, al tempo stesso, si sancisce che il sesso maschile e quello femminile debbano sempre percorrere due vie separate. Tra analisi e testimonianze, l’autore ha fatto vivere i sentimenti del Medio Oriente con un linguaggio fresco e crudo al tempo stesso, tra amore e sesso, peccato e proibizione.
Adele Lerario