Marco Lombardi, professore presso la Cattolica di Milano
Le impressioni a caldo
La tavola rotonda sulla Libia organizzata da Omega ha rappresentato un interessante momento di confronto fra opinioni diverse, ma sostanzialmente non conflittuali. La diversità è il presupposto per un dibattito ricco e non appiattito: d’altronde le differenti esperienze professionali e di vita dei relatori (chi ha rivestito ruolo di ambasciatore in loco, chi ha vissuto le fasi cruciali dell’insurrezione come inviato di guerra, chi vi ha diretto prospezioni petrolifere e chi invece ha seguito da un osservatorio privilegiato le operazioni militari degli Occidentali ecc.) non potevano che fornire all’attento auditorio espressioni dalle molteplici ed intriganti sfumature.
Dal confronto di opinioni sono emersi peraltro dei denominatori comuni, che pur partendo da scenari diversi, man mano che la discussione progrediva si sono coagulati, convogliando sulla Libia un sentimento condiviso di compassion nel senso anglosassone del termine.
In sostanza, alla preoccupazione per le criticità apparentemente irrisolvibili (e qui gli esperti si sono divisi sul bicchiere mezzo pieno, mezzo vuoto, quasi del tutto vuoto…) si è accompagnato – nel dibattito – un diffuso senso di disorientata impotenza su come porre rimedio ad anni (se non decenni) di politiche miopi, di mancanze di prospettive a lungo termine, di perseguimento dell’interesse immediato, che hanno caratterizzato l’approccio – ormai difficilmente assolvibile – dell’Europa in generale e dell’Italia.
Purtuttavia, il fatto stesso di parlarne e di riconoscere l’urgenza del rimedio fa sperare che, in fondo al baratro in cui la Libia si è precipitata (con il valido aiuto di molti), vi sia materiale sufficiente – umano, culturale, spirituale – per mettere insieme, da quei frammenti scomposti, i presupposti della risalita.
Ecco allora che agli Attori internazionali, corresponsabili a diverso titolo e in diverso grado della situazione, si presenta l’occasione ineludibile di sostenere la rinascita della Libia dalle proprie macerie, sia a parziale riscatto degli errori fatti, sia nel proprio interesse e in quello dell’intera regione.
La Redazione