NOTIZIARIO PERIODICO MEDITERRANEO

a cura di   Luigi R. Maccagnani

Novembre 19, 2015

Libia

22/09/2015 – L’inviato ONU, Bernardino Leon: “il lavoro dei delegati del Dialogo Libico (The Libya Dialogue Group) è ultimato. Il testo finale, completo di allegati – fatta eccezione di quello con i nomi dei componenti del Consiglio di Presidenza -sarà finalizzato nei prossimi giorni….

23/09/2015Federica Mogherini, Alto Rappresentante per gli Affari Esteri dell’UE: “Servono responsabili e coraggiose scelte per la Libia, il testo preparato propone soluzioni definitive per la risoluzione dei problemi attuali del paese e deve essere ratificato al più presto per la nascita di un Governo di Unità Nazionale”. Francia, Germania, Regno Unito, Spagna, Italia e Stati Uniti pubblicano – a seguire – una dichiarazione congiunta ribadendo il loro sostegno e la necessità di una rapida approvazione del testo.

09/10/2015 – Bernardino Leon annuncia che sono stati designati i membri del Consiglio di Presidenza (HCS, High Council of State) del Governo di Accordo Nazionale (GNA), con Fayez Al Serraj come presidente. L’accordo deve essere ora ratificato dai due parlamenti – HoR (Camera dei Deputati – sede Tobruk), e GNC (auto nominatosi Congresso Nazionale – sede Tripoli).

03/11/2015Faiez Al Serraj incontra al Cairo-Egitto l’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri dell’UE Federica Mogherini. Fatta salva la preoccupazione condivisa sulle drammatiche conseguenze che una mancata soluzione della crisi avrebbe sulla Libia – e non solo sulla Libia – e l’opportunità di rimanere in stretto contatto per aggiornamenti, nulla di altro è trapelato sull’incontro fra i due. In particolare su quali azioni concrete – specificatamente aiuti al GNA per l’istituzione di un apparato di sicurezza (esercito, polizia, fornitura di armi ed equipaggiamento militare) che consentano al governo di ripristinare condizioni normali nel Paese.

Da notare che, secondo dati ONU, si stima che il degrado delle condizioni di sicurezza e dell’economia del paese abbia posto 2,5 milioni di abitanti – il 40% della popolazione – in condizioni di indigenza.

 

13/11/2015 – Gli attentati di Parigi: alcuni commentatori legano l’evento ad una “vendetta” per gli interventi francesi contro Gheddafi con l’operazione Odissey Dawn del Marzo 2011, ancor prima della risoluzione del Consiglio di Sicurezza emessa il mese successivo. Difficile pensare un collegamento diretto, la Libia è tutto sommato periferica.

17/11/2015Martin Kobler sostituisce Bernardino Leon come Rappresentante Speciale del Segretario Generale ONU (SRSG) e capo di UNSMIL. Kobler, di nazionalità tedesca, ha una vasta esperienza in paesi problematici, avendo ricoperto ruoli simili in Afghanistan (2010-2011), Iraq (2011-2013) e Repubblica Democratica del Congo (ex-Congo Belga, capitale Kinshasa) dal 2013 dove – tra l’altro – sono presenti 20,000 Caschi Blu.

Ad oggi, il testo promosso da Bernardino Leon per un Governo di Accordo Nazionale non è stato ratificato né da HoR, né dal GNC, anzi è stato contestato dalla base, che ha manifestato in maniera significativa soprattutto a Benghasi con striscioni sui quali si leggeva “Contro il Governo Ipocrita”.

Ed in realtà ipocrita viene considerata la posizione della comunità internazionale, che, da una parte, “riconosce” come legittima la Camera dei Deputati (HoR – Tobruk), ma, di fatto, non prende posizione e rimanda la palla in campo libico dando uguale valenza ai due parlamenti e ad alcune milizie.

La HoR è il risultato della seconda elezione politica generale, svolta nel Giugno 2014 e a cui partecipò il 44% degli aventi diritto; si ricorda la prima, del 7 Luglio 2012, con una entusiastica partecipazione dell’85% degli aventi diritto, sfociata con la prevalenza di una lista civica, e le elezioni per l’Assemblea Costituente nel Gennaio 2014.

Martin Kobler nel suo primo giorno UNSMIL ha dichiarato che il lavoro svolto ad oggi non può essere perduto e che perseguirà l’obiettivo di formare un Governo di Accordo Nazionale, dando comunque la massima priorità ai problemi di sicurezza (per cui potrebbe avvalersi dell’aiuto del Generale Paolo Serra, già comandante UNIFIL in Libano e dal luglio 2014 consigliere del Rappresentante italiano alle Nazioni Unite).

Certo, al di là delle incertezze sulla valenza giuridica che questo GNA possa avere anche qualora ratificato dai “Dialoganti” (questione forse risolvibile con un endorsement del Consiglio di Sicurezza – Capitolo VII Carta delle Nazioni), ne rimarrebbe l’assoluta fragilità interna, che non disporrebbe autonomamente di forze necessarie per garantire la sicurezza nel paese, disarmare e controllare le diverse milizie e gruppi dei vari lucrosi settori criminali.

Uno dei principali motivi di risentimento della gente comune in Libia è appunto la mancanza di risposte alle reiterate richieste dei governi che si sono succeduti dalla fine di Gheddafi ad oggi, di aiuti per costruire istituzioni come esercito e polizia (in termini di addestramento, consulenza e fornitura di armi ed equipaggiamento militare). Invece la Libia è soggetta a totale embargo sulle armi, con il risultato che armate sono solo le milizie e le bande criminali, che hanno saccheggiato i depositi di Gheddafi o che lucrano sul contrabbando. Al Thinni stesso, Primo Ministro del Governo HoR dal Luglio 2014, ha ripetutamente chiesto supporto in tal senso alla Lega Araba, alla Russia, all’Europa e agli Stati Uniti, e l’ambasciatore Dabbashi (HoR), Rappresentante permanente per la Libia alle Nazioni Unite, ha reiterato per iscritto la richiesta con una lettera al Presidente di turno del Consiglio di Sicurezza.

Martin Kobler, con l’aiuto del Generale Serra, dovrà adoperare tutta la sua esperienza e capacità per trovare una soluzione alla crisi libica, e la comunità internazionale assumersi le proprie responsabilità: per quotare Richard Holbrooke, capo negoziatore per le riunioni di pace per la crisi Balcanica del 1995, nella Base Militare di Dayton, Ohio: “The world’s richest nations, one that presumes to great moral authority, cannot simply make worthy appeals to conscience, and call on others to carry the burden” (Le nazioni più avanzate, quelle che presumono di avere la più grande autorità morale, non possono limitarsi ad accorati appelli, e chiedere agli altri di sopportarne il peso). Insieme alle virtù della diplomazia (coraggio, perseveranza, pazienza, empatia e disponibilità al compromesso) serve anche il coraggio di non escludere l’uso della forza.

 

 

 

Le Criticità Mediterranee di OMeGA: La Libia

 

Si è tenuta, il 12 Novembre, presso il Circolo del Ministero Degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale in Roma, una tavola rotonda per una discussione sulla crisi libica.

L’evento, moderato da Marco Lombardi, docente presso la Cattolica di Milano e Direttore ITSTIME (Italian Team for Security, Terroristic Issues & Managing Emergencies, Centro di Ricerca del Dipartimento di Sociologia), ha avuto come relatori il Gen. Mario Arpino, gli ambasciatori Laura Miriachian e Claudio Pacifico, i giornalisti Franco Venturini e Alberto Negri, Giuseppe Perrone – Vice Direttore Generale Affari Politici e di Sicurezza del MAE, e per Omega Luigi Maccagnani e Umberto Montuoro.

Sulla risoluzione della crisi libica: il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? Forse a bilancio le aspettative dei partecipanti sono in prevalenza molto caute, se non negative.

Resoconti degli interventi succedutisi durante l’evento, commenti ed analisi sugli stessi e sui contenuti degli interventi dei relatori sono già oggetto di ripetute pagine di questo stesso giornale e seguiranno nei prossimi giorni corredati di immagini, registrazioni audio e link alle riprese eseguite nell’occasione.

 

Il Resoconto di uno dei presenti

La tavola rotonda sulla Libia organizzata da Omega ha rappresentato un interessante momento di confronto fra opinioni diverse ma sostanzialmente non conflittuali. La diversità è il presupposto per un dibattito ricco e non appiattito: d’altronde le differenti esperienze professionali e di vita dei relatori (chi ha rivestito ruolo di ambasciatore in loco, chi ha vissuto le fasi cruciali dell’insurrezione come inviato di guerra, chi vi ha diretto prospezioni petrolifere e chi invece ha seguito da un osservatorio privilegiato le operazioni militari degli Occidentali ecc.) non potevano che fornire all’attento auditorio espressioni dalle molteplici ed intriganti sfumature.

Dal confronto di opinioni sono emersi peraltro dei denominatori comuni, che pur partendo da scenari diversi, man mano che la discussione progrediva si sono coagulati, convogliando sulla Libia un sentimento condiviso di compassion nel senso anglosassone del termine.

In sostanza, alla preoccupazione per le criticità apparentemente irrisolvibili (e qui gli esperti si sono divisi sul bicchiere mezzo pieno, mezzo vuoto, quasi del tutto vuoto…) si è accompagnato – nel dibattito – un diffuso senso di disorientata impotenza su come porre rimedio ad anni (se non decenni) di politiche miopi, di mancanze di prospettive a lungo termine, di perseguimento dell’interesse immediato, che hanno caratterizzato l’approccio – ormai difficilmente assolvibile – dell’Europa in generale e dell’Italia.

Purtuttavia, il fatto stesso di parlarne e di riconoscere l’urgenza del rimedio fa sperare che, in fondo al baratro in cui la Libia è precipitata (con il valido aiuto di molti), vi sia materiale sufficiente – umano, culturale, spirituale – per mettere insieme, da quei frammenti scomposti, i presupposti della risalita.

Ecco allora che agli Attori internazionali, corresponsabili a diverso titolo e in diverso grado della situazione, si presenta l’occasione ineludibile di sostenere la rinascita della Libia dalle proprie macerie, sia a parziale riscatto degli errori fatti sia nel proprio interesse e in quello dell’intera regione.

Marocco

Venerdì 4 Settembre: si sono tenute in Marocco le elezioni amministrative (regionali e comunali) che hanno interessato oltre 14 milioni di votanti non solo nelle maggiori città del paese.

Queste elezioni sono anche viste come test sul progetto costituzionale del regionalismo, portato avanti da re Mohammed VI (Costituzione del 2011), e indicative della direzione in cui si sta muovendo l’elettorato in vista delle legislative che si terranno nel 2016.

I maggiori contendenti sono il partito laico Pam (Partito della Autenticità e Modernità), ed il partito islamista Pjd (Giustizia e Sviluppo), che ha espresso il Primo Ministro in carica dalle legislative del 2009, Abdelilah Benkirane.

Contrariamente a quanto successo in Tunisia, dove il partito islamista moderato Ennhada ha perso nel 2014 la leadership conquistata a seguito della rivoluzione 2011, il Pjd ha mantenuto a quattro anni di distanza il consenso delle legislative 2011, passando dal 5,4% delle amministrative 2009 al 17,18%; il partito laico Pam si è fermato con il 20,7% contro il 21% del 2009. Significativo il fatto che il Pjd risulti primo partito in città chiave come Casablanca, Rabat, Fez e Marrakech.

Vincente, secondo molti analisti, la politica di Benkirane di evitare enfatizzazioni religiose e concentrare la sua azione nella lotta alla corruzione e sulle questioni economiche, in particolare il sostegno all’occupazione.

Luigi R. Maccagnani