Fedele alla sua natura, <omeganews.info> non fa cronaca, altri sono attrezzati e meglio in arnese per seguire i fatti in tempo reale. Le agenzie ed i quotidiani, poi, sono sul web e fanno a gara per dare per primi le notizie, e tante volte – purtroppo – la fretta danneggia la precisione.
<Omeganews.info>, per le risorse a disposizione, ma anche per vocazione, preferisce l’analisi meditata, l’approfondimento, l’esame dei fatti prima delle tante parole e delle troppe affermazioni avventate.
Il 14 aprile OMeGA, l’associazione proprietaria del giornale, ha organizzato un convegno intitolato «I muri del Mediterraneo. Muri naturali e artificiali, sempre più diffusi ed estesi, sempre più permeabili. Il ruolo dei media e della tecnologia mediatica nel dare visibilità alle realtà nascoste dai molti muri mediterranei». Invitati ad intrattenere l’uditorio, composto per il 50% di giornalisti in formazione, relatori ferrati in materia, che hanno accettato di nobilitare l’iniziativa di OMeGA. Con il Gen. Arpino nel ruolo di moderatore e regista della tavola rotonda, abbiamo avuto Foad Aodi, Focal Point Italiano sull’integrazione per l’Unaoc-Onu, Presidente dell’Associazione dei Medici di Origine Straniera in Italia (AMSI) delle Comunità del Mondo Arabo in Italia (Co-mai) e del Movimento Internazionale “Uniti per Unire”; Fabio Caffio, un passato da Ammiraglio, un continuum di esperto di materia giuridica, specializzato in Diritto internazionale marittimo, autore di numerosi saggi in materia e tra i principali esperti nazionali del settore; Enrico Granara, diplomatico di carriera, Coordinatore per le attività multilaterali nel Mediterraneo e, quale vicario del Vice Direttore Generale/Direttore Centrale nel Medio Oriente, responsabile delle problematiche riguardanti i Paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente. La Siria, con le sue gravi vicissitudini, ci ha rapito Ugo Tramballi, giornalista del Sole 24 ore, scrittore e ricercatore.
La redazione di <omeganews.info> ha incontrato il gen. Arpino per qualche considerazione a mente fredda sulla serata.
Generale, dopo una vita trascorsa a difendere i muri che le armi dei due conflitti mondiali hanno contribuito ad erigere, si è trovato a dover moderare un dibattito che in qualche modo si propone di dimostrare la necessità del loro abbattimento. Come concilia le due facce della medaglia?
L’obiettivo di OMeGA è stato quello di interrogarci sugli “ostacoli materiali e delle barriere culturali, ideologiche, economiche, giuridiche, conseguenza di politiche avide, egoiste e chiuse alla convivenza pacifica ed alla solidarietà transnazionale, impedimento alla libera circolazione delle persone. Dare risposte è stato difficile, perché le domande non erano banali, sopra tutto se abbattere muri significa anche abbattere confini che, tutto sommato, erano stati costruiti nei secoli per dare un po’ di ordine al mondo. Non è successo, perché, per diversi motivi, le guerre (noi, gente un po’ all’antica, continuiamo ancora a chiamarle così) tentando di imporre l’ordine, alla fine hanno aumentato il disordine. Vedi il caso Libia. Senonché, se è vero che alcuni di questi confini sono dettati dalla natura, dal clima, dalle risorse e dall’orografia, è altrettanto vero che molti altri sono stati tracciati a tavolino con matita colorata, stecca e squadra da un Occidente un po’ spocchioso, che non ha tenuto affatto conto delle gabbie che andava creando. Ma altri, come i muri tra nord e sud del mondo ci sono sempre stati, e sono di natura tale che tentare di eliminarli corrisponderebbe a vuotare il mare con il secchiello. Ma ne vale la pena. Mentre per il Medioriente possiamo senz’altro incolpare Sykes e Picot, per l’Africa non possiamo certo dire che gli squilibri nord-sud sono colpa di Mercatore, solo perché ha inventato i paralleli e la scala delle latitudini crescenti…. C’è dell’altro, e anche l’antropologia svolge la sua parte.
L’antropologia, appunto. Sembra che i muri edificati non siano stati di solo cemento o ferro
Certamente, e la scheda scientifica inviata ai relatori da OMeGA puntava senza mezzi termini il dito contro “le barriere culturali, ideologiche, economiche, giuridiche, conseguenza di politiche avide, egoiste e chiuse alla convivenza pacifica ed alla solidarietà transnazionale. Politiche che impediscono all’interno del Mediterraneo la libera circolazione delle persone…”. Drammatico è il problema dei profughi, sia di coloro che fuggono dalle guerre mediorientali sia di quelli – i così detti migranti economici – che provengono dall’Africa nera. Occorre allora abolire ogni forma di barriera fisica, politica, economica, di razza e di religione all’interno del Mediterraneo. E dintorni. E’ possibile? Come e cosa fare perché lo sia? Si tratta anche di abolire i confini? Ma Schengen ci ha provato, e vacilla…
Ritiene che gli specialisti presenti siano riusciti a chiarire una situazione così complessa?
Come anticipato dal Presidente di OMeGA nell’aprire la serata, il convegno non pretendeva di indicare soluzioni, ma semplicemente di stimolare la curiosità e di seminare tanti dubbi. E non poteva essere diversamente! Nel raggiungimento degli obiettivi dichiarati, la serata è stata semplicemente esemplare ed è andata ben oltre, poiché, oltre a seminare dubbi, ha dato indicazioni precise e puntuali sull’origine di tante crisi e sui motivi di tante incomprensioni.
Prendiamo Foad Aodi, Presidente delle Comunità del Mondo Arabo in Italia (Co-mai) e Focal Point Italiano sull’integrazione per l’Unaoc-Onu, rappresentate del Governo italiano per l’integrazione e il dialogo tra le civiltà. Ha parlato dei muri che non si vedono, dei muri virtuali. I muri più pericolosi, perché non sono materiali, non si vedono. Ha parlato dei difficili equilibri esistenti all’interno della Lega Araba dopo gli ultimi sviluppi successivi all’inizio della stagione delle primavere arabe. Grazie alla sua doppia natura occidentale/mediorientale, ha descritto con rara efficacia gli equilibri nei rapporti tra i due mondi, gli errori del primo e le erronee valutazioni del secondo.
Un intervento così complesso e articolato che mi riesce difficile sintetizzarne i tanti aspetti fondamentali ed estremamente specialistici.
Generale, i lettori di OMeGA, ed anche tutti i suoi simpatizzanti su youtube, potranno godersi il video integrale del convegno. Potranno, quindi, ascoltare e vedere per intero l’intervento di Aodi.
Quale la posizione della diplomazia italiana, portata in aula dall’Ambasciatore Granara al riguardo?
Quanto alla posizione Granara, la sua partecipazione è stata determinante per capire alcune peculiarità di tanti assetti mediterranei. D’altronde, chi meglio di un profondo conoscitore di Mar Rosso e Golfo Persico, oggi nella posizione di responsabile di politiche euro-mediterranee, da una prospettiva italiana, che si occupa in chiave di coordinamento inter-direzionale ed inter-ministeriale, esteso agli interessi del settore privato, delle iniziative e dei progetti che dal versante europeo sono rivolti al vicinato meridionale, in opposizione a quello orientale?
Il suo intervento allargato a tutto campo ha riguardato la stabilizzazione della Libia e il contrasto dell’emigrazione e del traffico di esseri umani attraverso il Sahel ed il Mediterraneo; il ruolo dei “Non-state Actors”, primo tra i quali l’Isis; il ruolo italiano, oggi, in una politica multilaterale euro-mediterranea attraverso dei fori con un minimo di segretariato; i piani di sviluppo dell’economia della riva sud; “employability”, ovvero la formazione e l’attitudine dei giovani a essere immessi nel mercato del lavoro a fronte dell’incapacità della grande maggioranza dei Paesi della riva sud a dare una preparazione adeguata ai loro giovani per far fronte alle condizioni mutate delle loro economie; la drammaticità dell’ingresso annuale di 2.800.000 giovani nel mondo del lavoro nella fascia di Paesi che va da Istanbul a Tangeri a fronte di un’offerta di soli 150.000 posti, con pesanti ricadute sulle scelte finali dei giovani in esubero e sulle probabilità del loro reclutamento alternativo; il ruolo dei Brics e la forte espansione russa e cinese nell’area mediterranea; le politiche spesso in contrasto delle nuove potenze regionali in conseguenza del parziale ritiro della potenza americana; politiche energetiche; beni comuni del Mediterraneo: 450 porti e terminal, 400 siti Unesco, 236 aree marine protette, 30% del commercio globale via mare, 1/3 del turismo mondiale.
Comunque, l’esposizione è stata frutto di idee espresse a titolo personale da Granara, ancorché -per sua ammissione – non difformi dalle posizioni ufficiali del vertice della diplomazia italiana.
Un intervento di elevato livello che non avrà mancato di seminare molti dubbi e curiosità nelle menti di tanti giovani giornalisti presenti tra il pubblico.
Generale, ma qualcosa sarà emerso su attività e responsabilità di tutte le forze che popolano il Mediterraneo di questi tempi…
Certo, ne parla esaurientemente anche l’ambasciatore Granara, ed ho dato qualche cenno anche io nel presentare le problematiche che eravamo chiamati a dibattere e le caratteristiche dei relatori. In più, come valore aggiunto e fondamentale, abbiamo avuto la fortuna di avere con noi l’Amm. Caffio, sicuramente uno dei principali esperti di diritto internazionale marittimo in circolazione. Mi preme cogliere lo spunto per sottolineare l’abilità degli organizzatori nell’assiemare i team di relatori, di calibrare la loro complementarità e nel privilegiare i pregressi. Foad e Granara si conoscono già e credo che siano aperti tra loro spunti di collaborazione; lo stesso dicasi per me e per Caffio (conoscenza di lunga data e identica militanza tra gli esperti dello IAI) o per quest’ultimo e Granara, frequentatori presso il Casd nello stesso anno. Tornando all’esposizione dell’Amm. Caffio, di grande interesse l’excursus che ci ha offerto sull’evoluzione degli assetti e dei confronti in Mediterraneo dall’Albania sino agli ultimissimi eventi, si potrebbe dire “l’evoluzione degli assetti politici e giuridici del Mediterraneo dall’Albania alla Libia”. Molto efficace la sua propensione didattica, che, sommata alla estrema chiarezza dei concetti e dell’esposizione, ha formato una miscela che è riuscita ad avvincere l’uditorio.
Non capita tutti i giorni di sentir parlare un vero specialista del fenomeno migratorio e degli ingredienti che lo condizionano: i migranti: gli Stati di partenza e le loro colpe e responsabilità; gli Stati di arrivo o meta finale nei desiderata dei migranti ed il concetto dell’ordine e della protezione della sicurezza pubblica e dell’integrità territoriale, in base ai quali si stanno ergendo nuovi muri e nuove barriere nel cuore della vecchia Europa a fronte dell’universalismo italiano di derivazione “romana”, e di conferma cattolica; i trafficanti sempre più inafferrabili; la storia dell’approccio italiano a fronte del fenomeno migratorio in mare dall’Albania ai giorni nostri, origine e motivazioni dell’ “operazione Mare Nostrum”, di Frontex, Eunavformed. Sono contento di apprendere che sarà disponibile a breve la registrazione video su “omeganews”, perché consultare la “lezione” dell’Amm. Caffio può essere esercizio molto utile per capire tutti gli aspetti giuridici del fenomeno.
Generale, durante il convegno Lei ha espresso giudizi non molto lusinghieri sulla trattazione delle informazioni di questo genere da parte dei media. Ci può dire meglio ciò che pensa sulla “comunicazione” in Italia?
Intendiamoci, le mie considerazioni non erano una critica sull’informazione giornalistica, che sta molto meglio di come le statistiche delle NN.UU. vorrebbero farci pensare, questione di parametri usati. La mia “provocazione” (che forse è stata un po’ troppo assertiva) ha riguardato soprattutto la disciplina dei talk-show. Per esempio, le cose udite durante questo convegno non le avevo mai ascoltate prima. Siamo sfiniti da notiziari ripetitivi 24/24, analisi poche, ed anche nelle rare rubriche di approfondimento si assiste a continue interruzioni a causa di filmati, di interventi fuori campo di difficile gestione, dell’ineducazione di tanti relatori, da interventi fuori tempo e non sempre centrati dei moderatori. Abbondanza di notizie, scarsità di spiegazioni. Ci raccontano tantissimi “fatti”, ma pochi “perché”. Tutto qui, nessuna critica alla stampa e ai giornalisti, né al popolo di spettatori. Ciò che scarseggia, a mio avviso, è la finalizzazione anche educativa, oltre che informativa, di questo genere di trasmissioni. Che invece ritengo sia fondamentale.
La redazione