Risoluzione n. 2334 del 23 dicembre 2016 del Consiglio di sicurezza – Molti numeri e qualche considerazione

2812201601Secondo l’orientamento prevalente in seno alla comunità internazionale delle Nazioni Unite, che è quella che deve prevalere, in quanto espressione mediata della volontà di tutti gli abitanti del nostro pianeta, e non solo degli abitanti della pianura padana, o del deserto del Sahara, o della Lapponia, o della Terra del fuoco, nessuna sottrazione di territorio può essere giustificata dall’esito dei conflitti armati. Questi ultimi possono essere giustificati, come estrema ratio, dalla necessità di ripristinare la legalità o la pace, di difendere gli interessi della comunità internazionale, di isolare focolai di crisi. Ma in nessun caso il loro esito può comportare la sottrazione di territorio, o giustificare la modifica dei confini degli stati.

Ciò posto, non ripercorreremo la storia degli ultimi cento anni della terra di Palestina. è una realtà ormai di pubblico dominio, che le persone aperte e senza pregiudizi conoscono da tempo. Il web ne è pieno, ed anche questo giornale. Tre articoli su tutti, per citare solo i più recenti:

http://www.omeganews.info/?p=3064,

http://www.omeganews.info/?p=3083,

http://www.omeganews.info/?p=3096.

Riassumiamo brevemente e nelle linee essenziali l’excursus storico semplicemente dicendo che:

  • durante tutta la durata dell’impero ottomano non è esistito un solo insediamento di ispirazione ebraica; piccoli nuclei di ebrei si trovavano a Istanbul, sede del potere, spesso intrecciando destini, politiche e manovre, più o meno occulte, con quelle delle logge massoniche ivi presenti, prevalentemente italiane; la terra di Palestina fu non ebraica a partire dalla conclusione delle due grandi rivolte ebraiche nel 70 dC e nel 135 dC, ossia per quasi 19 secoli! Giova anche dire che anche gli antichi ebrei non erano originari di quell’area, ma erano pastori nomadi provenienti dal sud, verosimilmente dalla penisola arabica, e ciò – pertanto – esclude ogni possibilità di identificare un legame tra ebrei e Palestina;
  • nel 1881 gli ebrei in Palestina sono 000, contro i 400.000 musulmani e i 42.000 cristiani: un 3,3% della popolazione totale, molto simile e talvolta inferiore ad analoghe presenze in molti altri Stati europei, o in molte regioni dell’Est degli Zar; al pari, se non inferiore ad altre minoranze etniche o religiose presenti un po’ dappertutto, come eredità della storia delle peregrinazioni del genere umano;
  • nel 1882 arriva in Palestina il primo significativo flusso di immigranti dell’Europa dell’Est, prevalentemente ebrei;
  • il censimento del 1922 indica in 752.048 unità la popolazione totale della Palestina; di questi, 589.177 sono musulmani, 83.790 ebrei e 71.464 cristiani;
  • nel 1931 gli abitanti sono 1.033.314, di cui 759.700 musulmani, 174.606 ebrei e 88.907 cristiani;
  • nel dicembre 1944 gli abitanti sono 1.739.624, di cui 1.061.277 musulmani, 553.600 ebrei e 135.547 cristiani;
  • l’aumento demografico “naturale” fu il seguente, in percentuale:

musulmani, 96%; cristiani, 71% ; ebrei, 26%

  • l’aumento demografico attraverso l’immigrazione, in percentuale:

musulmani, 4; cristiani, 29; ebrei, 7448;

  • i dati ufficiali disponibili, britannici, indicano i seguenti quantitativi di immigrati ebrei nella prima metà del XX secolo:

1919/0 – 1920/5.514 – 1924/12.856 – 1925/33.801 – 1933/30.327 – 1934/42.359 – 1935/61.854 – 1936/29.727;

  • se ne deduce la seguente progressione del rapporto delle popolazioni arabo/ebraica.

1919/91,3/9,7 – 1933/79,8/20,2 – 1938/70,0/30,0 – 1946/64,9/35,1

la freddezza delle statistiche, pur altamente significative, non mette in luce il fatto che i cristiani si opposero al sionismo con lo stesso fervore dei musulmani;

  • 29 novembre 1947 – Con la risoluzione n. 181 le Nazioni Unite spartiscono la terra palestinese come segue:
  • costituzione di uno Stato ebraico di 14.000 km² di ampiezza, con 558.000 ebrei e 405.000 arabi;
  • costituzione di uno Stato arabo di 11.500 km², con 804.000 arabi e 10.000 ebrei, formato da tre parti separate: Gaza, la Cisgiordania e la parte nord, vicina al Libano;
  • costituzione, infine, di una zona sotto regime internazionale particolare, comprendente i Luoghi Santi, Gerusalemme e Betlemme, con 106.000 arabi e 100.000 ebrei;

ossia, senza considerare la zona sotto regime internazionale ed i suoi abitanti, si assegna:

a 568.000 ebrei (il 32% della popolazione totale) un territorio di 14.000 Km2, il 54,9% del territorio totale;

a 1.209.000 arabi (il 68% del totale della popolazione) un territorio di 11.500 Km2, il 45,1% del territorio totale;

  • la pulizia etnica della Palestina ebbe inizio nei primi giorni di dicembre 1947 con una serie di attacchi degli ebrei ai quartieri e ai villaggi palestinesi, tanto violenti da causare l’esodo di circa 75.000 persone. Essa proseguì ininterrottamente sino all’intervento delle truppe arabe all’indomani della proclamazione dello stato di Israele e registrò, solo in questo periodo, l’eradicazione di 250.000 Palestinesi, la distruzione di 200 villaggi, l’evacuazione di decine di cittadine, veri massacri, il più grave dei quali quello di Deir Yassin del 9 aprile 1948, ben prima del 15 maggio.

E tutto questo prima che gli stati arabi iniziassero le ostilità contro lo stato d’Israele all’indomani della sua proclamazione.

Ben prima che i biechi arabi e musulmani decidessero di voler annientare l’eroico stato di Israele!

  • La pulizia etnica, ossia l’eliminazione fisica o l’espulsione degli abitanti arabi nell’area riassegnata agli ebrei, ha causato 726.000 rifugiati palestinesi, in gran parte mai più rientrati alle loro case. I pochi che sono riusciti a rientrare sono stati costretti a riparare nel territorio amministrato dalla Palestina, rinunciando alla possibilità di tornare nelle abitazioni finite nelle mani di Israele nel 1948, o distrutte o assegnate a coloni israeliani;
  • il 14 maggio Israele annesse il 26% delle aree “palestinesi” raggiungendo l’80% ca. del territorio del protettorato britannico;
  • la propaganda israeliana, soprattutto nei fori internazionali, ha costantemente insistito sulla fuga dei Palestinesi dai loro villaggi all’inizio dell’invasione araba, ossia all’inizio della guerra arabo-israeliana, e non prima. Al contrario, come testimoniato dalle cronache scritte e tramandate, raccolte dagli storici non di obbedienza israeliana, tra il 30 marzo e la metà di maggio 1948 erano già stati occupati complessivamente 200 villaggi; agli abitanti che ebbero maggiore fortuna toccò l’espulsione e l’esilio senza ritorno; molti furono uccisi e molte donne seviziate, stuprate e spesso anche uccise; gli averi generalmente confiscati dagli aggressori per uso personale; fonti attendibili riferiscono che ulteriori 90 villaggi “sparirono” tra il 15 maggio e l’11 giugno, data di inizio della prima tregua tra i belligeranti;
  • datata novembre 1967, pochi giorni dopo la fine della guerra dei Sei giorni – che vide Israele opporsi a una coalizione formata da Egitto, Giordania, Siria e Iraq – è la Risoluzione 242, inapplicata, con cui l’Onu chiese il ritiro delle truppe israeliane da tutti i territori occupati durante il conflitto (Sinai, Striscia di Gaza, Cisgiordania, Gerusalemme Est e le alture del Golan);
  • questa situazione, cui fa cenno anche la rappresentante americana presso le Nazioni Unite durante la votazione della risoluzione n. 2334 del 23 dicembre 2016, è quella rappresentata nella terza delle seguenti cartine:

 

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Nel 2000 la rappresentazione della colonizzazione israeliana era quella mostrata nella quarta delle cartine. Dall’epoca di questa situazione sono passati 16 anni, il che vuol dire che la Palestina è quasi sparita. Sarà difficile riportare le pecore dentro l’ovile del 1967, impossibile. Il ripristino della ripartizione della risoluzione 181 del 29/11/47 neanche pensabile. Ma in tal modo si avalla l’operato di chi, in aperta controtendenza rispetto ai principi ispiratori generali, trae profitto territoriale dai conflitti armati, ovvero li provoca per poterne trarre profitto territoriale, soprattutto quando, in virtù degli enormi aiuti internazionali, possiede le forze armate sicuramente più potenti della regione ed i servizi informativi forse più “intrusivi” del pianeta.

Una situazione davvero preoccupante per un povero stato più che millenario, assediato da tanti stati arabi assatanati e assetati di sangue ebreo!

Enrico La Rosa