a cura de La Redazione
Il rapido accrescimento dei fattori d’instabilità all’interno del bacino mediterraneo dei primi mesi del 2011 ha portato la NATO ad adottare maggiori misure di sicurezza nell’area. In particolare, l’11 marzo, l’alleanza atlantica ha deciso il rafforzamento della sorveglianza aerea ( NATO increases airborne surveillance in the Mediterranean) e, 2 giorni dopo, ha stabilito un concreto supporto alla Risoluzione 1970 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU per l’osservanza dell’embargo al commercio di armi in favore dalla Libia attraverso un aumento della presenza delle proprie forze marittime (NATO ready to support international efforts on Libya).
Il complessivo mandato NATO nell’area deriva dall’ operazione Active Endevor, che, sotto la responsabilità del Joint Forces Command sito a Napoli, dall’ottobre 2001 ha compiti di counter-terrorism e sicurezza marittima nelle acque del mediterraneo a sostegno anche dei paesi partner aderenti al Mediterranean Dialogue. É significativo notare che, nei giorni precedenti tali decisioni, un’esercitazione marittima denominata Noble Mariner si è svolta al largo delle coste spagnole focalizzandosi sulla conduzione di operazioni per l’intervento in situazioni di crisi (Exercise Noble Mariner.) Inoltre, un ulteriore evento degli stessi giorni – il cui contenuto simbolico è rilevante e tale da destare dichiarazioni di preoccupazione da parte delle autorità israeliane – è stato lo storico consenso della nuova giunta egiziana al passaggio di due vascelli della marina militare iraniana (Iran vessels end Mediterranean mission). Solcato il canale di Suez, questi hanno stazionato nelle acque della Siria – paese con cui Tehran gode di ottime relazioni – per poi fuoriuscire pochi giorni dopo dalle acque del Mediterraneo a seguito della firma di un accordo di cooperazione marittima con Damasco (Syria and Iran agree to cooperate on naval training).