di Luigi R. Maccagnani, 4/8/17
Si scalda il fronte interno sulla “presunta” autorizzazione di Serraj all’attività di navi militari italiane in acque territoriali libiche (già tra l’altro di incerta definizione, visto che l’interpretazione dei parametri stabiliti dalla Convenzione di Montego Bay è liberamente interpretata dalla Libia, fin dai tempi di Gheddafi): ultimo il formale richiamo da parte di Fathi Majburi (o Al Mijabri, a seconda della traslitterazione dall’arabo), uno dei tre vice di Serraj nel Consiglio Presidenziale GNA, oltre ad opporsi alla missione italiana, sostiene che Serraj non avrebbe avuto neanche l’autorità per tale richiesta/concessione in quanto ogni decisione all’interno del Consiglio Presidenziale richiede unanimità. Un altro esempio della “rappresentatività” di Serraj.
Il parlamento di Tobruk ha espresso forte contrarietà per l’intervento italiano, senza contare le espressioni forti di Haftar (peraltro ignorate dalle autorità italiane secondo cui il flusso principale di migranti parte dalla Tripolitania e non dall’Est del paese controllato da Haftar).
Il problema migranti è di portata globale, e dovrebbe essere preso in carico dalle Nazioni Unite, e – per quello che conta – dall’EU. Per una sintesi:
http://www.unhcr.org/dach/wp-content/uploads/sites/27/2017/06/2016_Global_Trends_WEB-embargoed.pdf
https://www.easo.europa.eu/information-analysis/analysis-and-statistics/latest-asylum-trends
Le statistiche di “relocation” da Italia e Grecia verso gli altri paesi europei:
7.873 su (dati del Viminale) 181.436: So much per la condivisione di responsabilità e solidarietà comunitaria, comunque respingere in Libia persone e minori, in campi di detenzione a condizioni orribili non ci fa onore: non prendiamocela sempre con i più deboli.
Altro è la stabilizzazione della Libia – e si può facilmente prevedere un percorso in ardua salita per Ghassan Salamé, da pochi giorni nuovo Rappresentante Speciale ONU dopo il fallimento di Bernardino Leon (dal 14/8/2014 al 03/11/2015, e prima rappresentante EU per il Sud Mediterraneo dal 18/07/2011 al 30/06/2014) e di Martin Kobler (dal 04/11/2015 al 31/07/2017).
Si sono sentite molte critiche a quei Paesi che hanno cercato di mediare tra le varie fazioni, ma data l’inefficacia dell’azione UNSMIL, forse converrebbe sostenere queste iniziative. L’Egitto ha recentemente messo intorno ad un tavolo rappresentanze di Misurata e della regione orientale della Libia: dopo una partenza per certi versi conflittuale, conferma Mahmoud Hijazy – presidente del comitato egiziano per gli Affari Libici – le parti hanno concordato sull’unità della Libia, e su uno sviluppo democratico, rifiutando qualsiasi ingerenza straniera. Retorica, magari, ma un passo nella giusta direzione, soprattutto considerando il peso di Misurata nel contesto.
Nessuna sorpresa per l’aspirazione ad una unità nazionale: era l’ambizione nel ’49, che poi portò all’indipendenza nel 1951, ri-confermata dall’indagine demoscopica del 2013: vedere http://www.omeganews.info/?p=2531 .
L’editoriale di Franco Venturini, su Corriere.it di oggi – L’Italia non può rinunciare alla Tripolitania, sembra analizzare solo le convenienze economiche italiane – ma Eni è ben radicata nel paese, e vada come vada sarebbe difficile per Macron nazionalizzarne gli interessi libici.
Anche la Russia – segnala Ansamed – pensa di organizzare incontri tra le varie parti a Mosca o anche nella capitale cecena Grozny, facendo riferimento ad una intervista di Lev Dengov, capo gruppo di contatto sulla Libia presso il ministero degli Esteri russo e la Duma, in cui conferma tale intenzione.
La Francia, al di là del “protagonismo” di Macron, dà seguito con una iniziativa di ADIE International (https://www.adie.org/decouvrir-ladie/adie-international ) per un programma di micro-finanziamento per start-up libiche presentato in un workshop sponsorizzato da SLEIDSE/EU (“Support to Libya for Economic Integration, Diversification and Sustainable Employment”), il programma, cntrato sui giovani, avrebbe anche un possibile effetto di allontanare la tentazione per i giovani di unirsi alle milizie.
Il cavallo Serraj, pur sponsorizzato dalle Nazioni Unite – sembrerebbe senza tanta convinzione e sostegno fattuale – potrebbe non essere quello vincente.
Luigi Maccagnani