Minaccia del terrorismo dal Nord Africa

di Marco Lombardi
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21 marzo 2011

Prima Gheddafi poi Putin definiscono l’intervento in Libia una “crociata”, utilizzando così  un pericoloso vocabolario qaedista che ha sempre legittimato gli interventi terroristici del  jihadismo radicale. Da Gheddafi è comprensibile. Da Putin meno, anche se lo si legge  nell’ambito della campagna politica per le prossime presidenziali e a supporto delle tesi al  riarmo russo per arginare l’interventismo americano.  

In ogni caso, sono questi gli atteggiamenti che portano a incrementare il rischio di  attentati terroristici nei paesi dell’Alleanza fornendo la giustificazione che può muovere  lone wolf e self starter. Infatti, la sicuramente pressione migratoria in crescita dalle coste  occidentali, non giustifica un allarme attacco terrorismo quanto possono invece fare  affermazioni che offrono motivazioni alle imprese solitarie.

Ricordiamo che nella medesima area africana abbiamo la presenza di AQIM Al Qaeda nel  Maghreb: si tratta di un gruppo capace, che ha dimostrato di colpire con efficacia in  Algeria, Morocco, Tunisia, Mali, Mauritania. Nelle recenti faccende Nord Africane è  sempre entrato con qualche ritardo rispetto alla sua nota “pro-attività”, in eventi passati,  ma sempre a supporto delle popolazioni in rivolta. Probabilmente il ritardo può leggersi  come frutto ad alcuni dissapori interni nella leadership: la minaccia maggiore al comando  di Droukdel viene dalla affermazione di Abu Zeid, uno dei pochi non veterani afghani. E le  difficoltà sono anche testimoniate da alcune defezioni di suoi uomini nei mesi passati: sei  operativi in Mauritani e una trentina in Mali. Quanto in questi frangenti comunque resti  pericola AQIM lo si può comprendere anche dalla discussione che si è aperta il 7  marzo sul forum Shumukh al-Islam, in cui un jihadista (si) chiedeva perché AQIM non  avviasse una campagna di “sucide bomber” contro Gheddafi e i suoi uomini colpevoli di  attaccare il popolo sostenendo che un intervento preventivo di AQIM in Libia “avrebbe  tagliato la strada ai crociati e scombussolato i loro schemi”. D’altro canto, un “fratello”  argomentava che questo intervento di AQIM avrebbe dato il pretesto all’Occidente di  attaccare e invadere il Paese. E così via in una altalena di pro e contro  

Che cosa possiamo dunque aspettarci dal fronte polverizzato e incerto del  terrorismo Nord Africano in termini di minaccia nei nostri Paesi?  

Di massima propongo queste considerazioni:  

lone wolf e self starter del radicalismo jihadista: la Libia, in un quadro ampio di  supporto al terrorismo internazionale, è sicuramente un attore rilevante e da troppo  tempo tollerato grazie ai molteplici interessi economici che intrattiene con i Paesi  Occidentali. Ma, il terrorismo è stato soprattutto utilizzato come minaccia, per ottenere  vantaggi propri non in diretta connessione con gli indirizzi qaedisti, spesso combattuti  nelle sue forme organizzate nel Paese. È per questo che l’evocazione alla crociata di  Gheddafi e Putin è assai pericolosa, perché può favorire una connessione con i  numerosi solitari imitatori qaedisti già presenti nei paesi occidentali, offrendo loro la  motivazione ideologica ad agire malgrado la storica non coerenza tra regime libico e  qaedismo;  

dormienti: proprio nel contesto di una strategia nazionale libica di impiego del  terrorismo, si può sospettare la permanenza di vecchie cellule libiche dormienti che,  2  agendo oggi in modo strategicamente coordinato, vengano risvegliate dall’entourrage  del Colonnello per compiere attentati nei paesi dell’Alleanza;  

migrazioni: è assolutamente improbabile che l’accesso in clandestinità possa essere  considerato come preferenziale per cellule terroristiche organizzate, malgrado un  incremento della pressione migratoria da sud. Ma, è possibile che venga utilizzato un  canale poco controllabile per introdurre nuovi elementi libici inviati a realizzare attentati  e, soprattutto, con la missione di mobilitare i troppi immigrati e clandestini che sono  certamente esposti alle “sirene” con funzione di propaganda e – seppure in parte meno  probabile – di reclutamento;  

Al Qaeda nel Maghreb (Aqim) sembra stia a guardare dopo i comunicati di supporto  alle rivoluzioni Nord Africane. Ma in questa situazione di elevata conflittualità potrebbe  cercare di promuovere mobilitazione antagonista tra gli immigrati in fuga (in  sovrapposizione alle attività libica di cui sopra) e “giocare di riserva” in una situazione  di elevatissima incertezza. Le sue carte migliori le sta per ora mettendo a punto.