Roma, 5 dicembre 2017
Introduzione del Presidente di OMeGA
OMeGA (Osservatorio Mediterraneo di Geopolitica e Antropologia) nasce il 29/10/2010 dalla consapevolezza dei cinque soci fondatori della centralità mediterranea rispetto alle principali criticità internazionali e dalla volontà di approfondire le connessioni esistenti tra storia ed eventi mediterranei e stabilità internazionale. La propensione allo studio e il desiderio di unire i propri sforzi a quelli di specialisti della stessa materia anima questo gruppetto di appassionati, geopolitici in erba nonostante l’età non verde di alcuni tra loro.
La prima decisione presa dal gruppo fu quella di dotarsi di un giornale on line, sfruttando la presenza tra loro di un giornalista pubblicista in grado di dirigerlo. La cosa impose la scrittura di uno statuto, la sua formalizzazione notarile nelle due sedute del 12/11 e 16/12 del 2010 e il suo deposito presso il Tribunale di Roma. Il 27/12 dello stesso anno OMeGA fu iscritta nel registro della Associazioni Culturali dell’Agenzia delle Entrate e il successivo 31/12 <omeganews> divenne a tutti gli effetti pratici e giuridici un “periodico plurisettimanale, divulgativo, trasmesso da Roma a mezzo rete telefonica in formato digitale con i protocolli tecnici della rete internet”. In altre parole, un periodico telematico on line dal nome «omeganews.info», iscritto al n. 485/2010, nel registro della stampa del tribunale di Roma.
Omeganews rispose subito, e continua a rispondere ancora oggi, all’esigenza dell’Osservatorio di fare informazione diffondendo le risultanze delle analisi dei soci o di studiosi che ad esso affidano le proprie valutazioni.
Il forte desiderio di condividere con altri soggetti le risultanze di queste ricerche indusse subito dopo i soci di OMeGA a cimentarsi nell’organizzazione di convegni. Il 10 maggio 2011, presso la sala Montezemolo del Casd avvenne il debutto con «Un caso emblematico, il Sahara Occidentale», quattro panel con il concorso di Giuseppe Anzera, Luciano Ardesi, Giorgio Bosco, Edoardo Centore, Massimo Coltrinari, Giorgio Cortellessa, Ferruccio di Paolo, Gian Guido Folloni, Umberto Gori, Renzo Gubert, Anna La Rosa, Enrico La Rosa, Gian Luigi Lio, Umberto Montuoro, Thenjiwe Mtintso, Francesco Palmas, Giorgio Piccirillo, Massimo Toschi, Jean Leonard Touadi, Flavia Zorzi, Raimondo Zucca.
Dopo una breve pausa dedicata al consolidamento delle dinamiche interne, della ridistribuzione degli incarichi e all’affinamento delle metodologie di studio e di valorizzazione delle risultanze, riprese l’esame congressuale delle “Criticità Mediterranee” inteso a favorire nel pubblico la conoscenza del Mediterraneo attraverso l’organizzazione di “attività congressuale”, svolta con la collaborazione case by case dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio, del Circolo di Studi Diplomatici, di Uninettuno e Unimed e con la partecipazione attiva di docenti universitari, analisti, diplomatici, giornalisti, che si sono confrontati sui temi previsti dai suddetti eventi; si procedette con «Il caso Libia» del 12/11/2015, «Le molte guerre della Siria – Alleanze inedite, emigrazione, comunicazione» del 1/3/2016, «I muri del Mediterraneo – Muri naturali e artificiali, sempre più diffusi ed estesi, sempre più permeabili.
Il ruolo dei media e della tecnologia mediatica nel dare visibilità alle realtà nascoste dai molti muri mediterranei» del 14/4/2016, «Emergenza ambientale in Mediterraneo (naturale e umana) e ruolo divulgativo dei media» del 24/5/2016. Con la collaborazione di Foad Aodi, Mario Arpino, Fabio Caffio, Germano Dottori, Enrico Granara, Elisabetta Kustermann Kechler Ferrari, Marco Lombardi, Luigi R. Maccagnani, Mario Maiolini, Maurizio Melani, Laura Mirachian, Umberto Montuoro, Alberto Negri, Claudio Pacifico, Giuseppe Perrone, Michele Scardi, Franco Venturini, Giovan Battista Verderame.
Avviene in questo momento della vita di OMeGA la maturazione di una nuova prospettiva.
Fermo restando la necessità di contribuire a spiegare il Mediterraneo ai nostri lettori (giornale e convegni sarebbero più che sufficienti se ci fosse sufficiente ascolto e partecipazione), i soci di OMeGA sono pervenuti alla determinazione di agire in direzione del miglioramento delle condizioni generali dei Paesi delle sponde del bacino. E non solo per la comune storia, non per il carattere molto simile, non per il medesimo modo di intendere la vita e le sue regole. Non per le evidenti motivazioni di carattere antropologico. Principalmente per la grande vitalità esistente al suo interno, per la vivacità delle intelligenze, per le aspettative dei popoli, per le grandi potenzialità economiche e per la convenienza del mondo intero. Un Mediterraneo pacificato non è, per i membri dell’Osservatorio, solo un’idea romantica, ma la vera chance posseduta dal mondo. Al suo interno esiste tanta energia, risorse umane giovani, vitali e in quantità. Grande creatività e know-how a sufficienza. Soprattutto una concezione della realtà e della vita forse meno utilitaristiche e redditizie, ma sicuramente più prossime alle regole ed alle aspirazioni del vivere umano.
Vi è, secondo loro, un solo modo per riuscire in questa impresa, battersi per una generalizzata mobilitazione dei suoi abitanti, per una loro presa di coscienza circa la convenienza di instaurare un dialogo permanente tra di loro. Infatti, la difficile governance dei grandi agglomerati sovranazionali, e in particolare del vasto patchwork europeo, che a questo punto sembrerebbe avviato verso un preoccupante declino, o un’implosione molto probabile, che si spera scongiurabile, deve indurre a ricercare equilibri alternativi o integrativi. La via giusta potrebbe essere costituita da politiche intese a favorire sforzi sinergici locali o regionali, possibilmente con il superamento dei confini continentali e nazionali e la ricerca di nuovi agglomerati, basati su differenti parametri rispetto al passato vicino e lontano, in netta contrapposizione con le vaste eterogenee e impersonali community e nel rimodellamento delle stesse. Mentre la creazione di queste ultime, infatti, ha avuto come conseguenza la progressiva spersonalizzazione dei popoli più deboli e delle loro peculiarità, i piccoli gruppi “regionali” sarebbero molto coesi e naturalmente interessati al perseguimento di obiettivi omogenei e convergenti. Si presenterebbero, inoltre, con una forza contrattuale di gran lunga accresciuta in caso di trattative per l’acquisizione all’esterno di manufatti non prodotti, di materie prime non possedute o di know how ancora non sviluppato. Occorrono loro stimoli per l’avvio del processo di autodeterminazione e di veloce emancipazione in un contesto che non implichi il sacrificio del retaggio storico, culturale, antropologico. Si ritiene debba essere stimolato lo sviluppo della capacità di autocoscienza delle Nazioni più che degli Stati; autocoscienza dei gruppi e degli individui che, attraverso la consapevolezza delle radici, possa innescare un autentico “processo di empowerment”, inteso come «il processo permanente per il quale un individuo, una popolazione, una comunità, un’impresa, una regione o un paese acquisiscono e assimilano la conoscenza, apprendono volontariamente come trasformarla per renderla coerente con le proprie aspirazioni, la propria identità, il proprio patrimonio naturale e culturale, la propria traiettoria storica e il proprio sviluppo, e sanno come trasmetterla liberamente anche a distanza ad individui e popolazioni che hanno in comune simili aspirazioni», (F. di Castri, Empowerment, Fondazione Marenostrum editore, 2005).
Questa presa di coscienza ha convinto i soci di OMeGA che il migliore obiettivo, il più difficile, ma anche il più gratificante ai fini del conseguimento dei propri obiettivi, è costituito dall’organizzazione di frequenti contatti e dialoghi con istituzioni, organizzazioni, intellettuali, imprenditori e entità dei Paesi mediterranei, con i quali stabilire rapporti di scambio permanente.
Al programma ideato si è dato il nome di “Rotte mediterranee” e la nuova attività giornalistica e congressuale del 2017 è stata prevalentemente dedicata all’organizzazione del primo di questi incontri, ambientato in Maghreb e denominato “Lungo le rotte del corallo”.
A tal fine sono stati organizzati alcuni convegni “metropolitani” per preparare l’incontro finanziato dalla Fondazione di Sardegna: «Analisi dell’area mesopotamica, scenari protagonisti attori e prospettive – Le prime mosse della nuova amministrazione americana in Mediterraneo. L’inviato in zona di crisi» il 24/1/17, «Algeria e Tunisia, due Paesi, due storie, due diversi tipi di stabilità – Le prime mosse della nuova amministrazione americana in Mediterraneo e in Maghreb in particolare. Il giornalista, raccontare il terrorismo» il 15/3/17, «<Lungo le rotte del corallo>, del programma pluriennale <Rotte mediterranee> – Un’avventura antropogeopolitica per riassemblare e compattare il Mediterraneo. Il cronista al seguito, tra la verità e il buon esito della missione» e «Lungo le rotte del corallo» il 2/7/17 nella sede di Cagliari. I relatori di questo ciclo: Aldo Andrenelli, Foad Aodi, Luca Attanasio, Nacera Benali, Paolo Casardi, Francesco Congiu, Germano Dottori, Enrico La Rosa, Alberto Negri, Germano Orru’, Alberto Osti Guerrazzi, Salvatore Palitta, Fulvio Salati, Guido Sanna, Ugo Tramballi, Giovan Battista Verderame.
Il 6 luglio, presso l’Istituto Italiano di Cultura dell’Ambasciata italiana di Tunisi si è tenuto l’incontro clou della Rotta del 2017: «Il dialogo mediterraneo. La crisi attuale e le possibilità di rilanciarlo», «Le dialog inter-méditerranéen. La crise actuelle et la possibilité de le relancer», con interventi di Soueil Bayoud, Germano Dottori, Mhamed Hassine Fantar, Salah Hannachi, Marco Lombardi.
Abbiamo con noi questa sera per fare il bilancio di questa prima esperienza d’incontro Mario Boffo, Germano Dottori, Mhamed Hassine Fantar e Ugo Tramballi, che ci forniranno anche un aggiornato punto di situazione delle criticità del Mediterraneo: «Mediterraneo, il confronto – Un’esperienza da valorizzare».
Quali, in breve, le prospettive future?
Il discreto successo della prima edizione di “Rotte Mediterranee”, che volge al termine, ci ha incoraggiato nel proseguire lungo la strada intrapresa.
Contiamo di ripetere l’esperienza nell’estate 2018 con l’organizzazione di un evento in tre fasi:
- Fase musicale
Organizzazione di un workshop per musicisti (Cagliari) e successivo concerto di musica tradizionale mediterranea nel sito fenicio/punico/romano di Nora, in partnership con Cedac, Centro Diffusione Attività Culturali, organizzatore del Circuito Teatrale Regionale Sardo e del Festival “La Notte dei Poeti”;
- Fase ludico-sportiva-antropologica con incontri sul territorio di Sardegna.
Periplo della Sardegna a tappe e trattazione con esperti locali dei seguenti temi nelle cinque soste tematiche: Carloforte, attività ittica e risorse in generale del Mediterraneo; Alghero, spinte localistiche del mondo globale; La Maddalena, navigazione da diporto e turismo nautico nel Mediterraneo; Santa Maria Navarrese, trekking mediterraneo e rivisitazione dei percorsi dei pellegrini (Santu Iacu).
- Fase congressuale con lancio dell’evento/incontro del 2019
A conclusione del viaggio, e prima del “rompete le righe”, sarà tenuto un convegno nella sede di Cagliari, durante il quale saranno analizzate le considerazioni emerse durante i due convegni primaverili “metropolitani” (Roma) e in quelli estivi “itineranti” in Sardegna.
Scopo principale dell’evento nel suo complesso è l’approfondimento di due tematiche a fattor comune, che ispireranno le attività e gli incontri:
- Crescita delle diseguaglianze in tutti i paesi del Mediterraneo, crisi del lavoro giovanile nella Regione e deterioramento della stabilità sociale ed economica;
- Valori – Recupero del ruolo unificatore del misticismo mediterraneo.