Lavoro e disoccupazione nel Mediterraneo: anche il CNR esamina il preoccupante fenomeno

di Enrico La Rosa

 

2403201801A quarantotto ore di distanza dal nostro «Mediterraneo – Diseguaglianze, disoccupazione giovanile, lavoro e stabilità sociale», nel pomeriggio del 14 marzo abbiamo partecipato alla presentazione del “Rapporto sulle economie del Mediterraneo” edito dal CNR nel corso del convegno intitolato «L’area mediterranea tra disoccupazione, emigrazione e nuove opportunità di sviluppo economico».

Una singolare coincidenza, segno di una condivisa preoccupazione.

Pomeriggio denso di spunti di riflessione, ma stimolo al consolidamento del nostro pensiero, secondo il quale l’Europa sia stata tra gli oppositori più accaniti e ricorrenti della coesione interna al Mediterraneo, tra i peggiori nemici che esso abbia avuto nel corso della sua storia, soprattutto recente, non necessariamente cosciente o premeditata. Più matrigna che sorella.

L’Europa dalla coscienza sporca ha elaborato diverse strategie di aiuto. I vari tentativi (trattati di Barcellona, UPM) sono miseramente falliti e l’aiuto si è spesso concretizzato in una miriade di sussidi del tipo “a pioggia”, gratuiti e senza impegni in contropartita, prevalentemente verso Est piuttosto che verso Sud, comunque troppo piccoli ed ininfluenti per non poter essere considerati irrisori. Il dialogo euro-mediterraneo non è riuscito a decollare: se non è stato un bluff, certamente non ha aiutato i popoli mediterranei, ma ha elargito – in definitiva – briciole finite in bocche potenti e fameliche, non in quelle degli affamati e bisognosi. Oggi i Paesi delle sponde non europee sono ancora depresse, “in via di sviluppo”, a causa dello stato di soggezione nel quale il bacino è stato bloccato nel suo sviluppo dal colonialismo (avvenuto in coincidenza con la formazione del pensiero europeo liberal democratico moderno), dai fantocci che l’hanno generalmente sostituito e dai troppi dittatori che hanno scalzato questi proconsoli di paglia. Oggi, in Mediterraneo, si continua a morire, anche più di prima, anche senza guerre. Ma non si combatte più per i propri interessi e per il ristabilimento di equilibri regionali. Si muore prevalentemente per interessi di altri, generalmente estranei al bacino.

Per ovviare a questo stato di cose, siamo sempre più convinti che occorra che il Mediterraneo punti alla nascita di una Community coesa e assolutamente paritetica di tutti i Paesi che vi si affacciano. L’empowerment, ossia l’emancipazione politica economica e sociale dal basso di una comunità che faccia del suo mare il fulcro delle proprie attività, nella quale il progresso parallelo dei componenti ed il reciproco sostegno privi di significato e di ragion d’essere il fenomeno dell’emigrazione, clandestina o palese che sia. Di una comunità pacifica e chiusa alle interferenze esterne, che decida di regolamentare senza interventi estranei, pur nel rispetto dello spirito dei trattati internazionali, le attività possibili sulla superficie del proprio mare, nel proprio spazio aereo e sotto la sua superficie. Di una collettività composta di Paesi la cui pacificazione sia uno stato ed un processo di maturazione soggettiva, il frutto di un ritrovato bisogno di coesistenza pacifica, un interesse proprio e non solo la convenienza per gli equilibri mondiali. Che non sia più “consumatore finale” di beni e prodotti di multinazionali esterne al proprio contesto geografico.

Percepibile anche negli interventi di alcuni tra gli illustri conferenzieri la delusione verso la politica di vicinato dell’Europa, di questa Europa!

Di seguito, il link per leggere il resoconto che dell’incontro ha redatto l’Ansa: http://www.ansamed.info/ansamed/it/notizie/rubriche/politica/2018/03/14/paesi-area-med-omogenei-per-grave-fenomeno-disoccupazione_99618549-2840-4f46-bc2e-51f598242d4e.html.

Enrico La Rosa