di Fabrizio Maltinti
Per chi, di questi tempi, con passione, provi a seguire la politica internazionale, non è certo facile riuscire a capirne gli sviluppi e, soprattutto, gli obiettivi. Per l’uomo qualunque, l’uomo della strada, infatti, vi sono accadimenti che non hanno una logica spiegazione e che fanno sorgere ragionevoli perplessità sull’onestà intellettuale dei Governanti che decidono le sorti del mondo.
Mi riferisco, per fare un esempio, all’atteggiamento recentemente tenuto dagli Alti Rappresentanti delle Istituzioni europee nell’incontro di lunedì 26 marzo scorso a Varna, in Bulgaria, nei confronti del Presidente Turco Recep Tayyip Erdogan. Un incontro che, sebbene si sia ufficialmente concluso con un nulla di fatto, ha, comunque, lasciata aperta la possibilità per l’adesione della Turchia alla UE, cosa questa sollecitata da Erdogan anche nell’imminenza del vertice e l’accesso dei cittadini turchi in Europa senza la necessità dei visti e, soprattutto, in forza dell’accordo sui migranti, stipulato il 18 marzo 2016 per la “gestione” degli oltre tre milioni di rifugiati siriani, ha confermato la seconda tranche di tre miliardi di euro in favore della Turchia.
Questo non può non lasciare perplessi per almeno tre considerazioni:
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dopo il presunto golpe del luglio 2016, il pugno di ferro di Erdogan ha causato l’arresto di circa tremila militari ed altrettanti poliziotti, oltre duemilasettecento tra giudici e procuratori sono stati sospesi dalle loro funzioni e rimossi; stessa sorte è toccata a funzionari pubblici ed a docenti universitari. Senza parlare della drastica restrizione dei diritti civili e delle libertà individuali che hanno portato all’epurazione e d all’arresto per reati di opinione un gran numero di giornalisti, inclusi giornalisti stranieri. Cose queste che, se le avesse fatte un Saddam od un Gheddafi qualunque, la Turchia sarebbe già stata invasa dai “liberatori” occidentali ed il “dittatore” rimosso e processato;
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il 20 gennaio scorso, le Forze Armate turche hanno lanciato l’operazione “Ramo d’ulivo” con la quale hanno invaso lo Stato sovrano della Siria, con l’obiettivo di cancellare l’opposizione curda. Cosa, questa, che costituisce una palese violazione del Diritto Internazionale e della Carta delle NU che, ricordiamo, all’Art.2, comma 4, sancisce “Tutti i Membri delle NU, nell’ambito delle loro relazioni internazionali, si asterranno dalla minaccia dell’uso della forza contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di un altro Stato od in ogni altra maniera che contrasti con gli scopi delle NU”; qui, tra l’altro, non si tratta di “minaccia” ma di una vera e propria invasione di un altro Stato sovrano. Per molto meno, in altre occasioni, il Consiglio di Sicurezza non ha esitato ad irrogare pesanti sanzioni; in questo caso: il silenzio assordante. Senza poi voler insistere sul fatto che, attraverso queste operazioni militari – in parte finanziate con i fondi europei per i rifugiati – la Turchia, i rifugiati, prima li crea e poi li accoglie (a spese nostre);
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secondo i rapporti di alcune ONG – tra le quali Médecin Sans Frontières – i rifugiati nei campi in Turchia sarebbero vittime di una situazione umanitaria disastrosa con episodi di rapine, truffe, imprigionamenti, stupri, comportamenti ostili da parte di autorità e contrabbandieri, mancanza di accesso all’assistenza sanitaria e mancanza di scolarizzazione per i giovani. Una situazione che dovrebbe far riflettere gli egoisti governanti europei sull’opportunità di continuare a tenere in piedi l’accordo del 2016.
Tutto questo, tuttavia, pare non aver nemmeno sfiorato i vertici europei che lunedì scorso, si sono seduti a Varna con Erdogan.
Ma non è solo per i rapporti con la Turchia, anche i recentissimi episodi di espulsione – immotivate, a mio modesto avviso – di Diplomatici russi dalla quasi totalità delle Nazioni della UE e della NATO, senza che vi sia nessuna prova del coinvolgimento di Mosca sui fatti relativi all’impiego di gas nervini a Salisbury, nel sud dell’Inghilterra, il cosiddetto “Caso Skripal”, lasciano perplessi.
Ma vi pare logico che Putin, per eliminare un ex spia russa, abbia utilizzato un gas nervino “made in Russia”, quando, se avessero veramente voluto eliminarlo vi sarebbero stati decine di sistemi “puliti” a cui ricorrere (incidente stradale, simulazione di una rapina, ecc…).
Tutto questo accanimento anti russo – tipico di un’anacronistica guerra fredda che gli USA non hanno mai smesso di combattere – io lo trovo illogico.
Perché tutto questo? Motivazioni geo-strategiche come negli anni ’60, ’70 ed ’80 o, piuttosto, per ragioni geo-economiche? Il Turkish stream? Il gas dell’Egeo? La nuova via cinese della seta “One belt, one road”? La Siria del filo-russo e filo-iraniano Assad? La protezione di Israele?
Certo, comprendere le motivazioni di questi accadimenti e di queste decisioni non è facile. Mi sembra evidente che qui si vada oltre alle normali pressioni che caratterizzano gli accordi internazionali; sembrerebbe che talune Nazioni – segnatamente la nostra – non siano in grado di decidere autonomamente, ma che vengano quasi obbligate ad assumere atteggiamenti e decisioni “comunitarie”, sebbene esse siano, talvolta, contrarie agli interessi nazionali. Per fare un esempio su tutti, l’appoggio sconsiderato fornito dall’Italia alla destabilizzazione della Libia del 2011.
È evidente che, nel perfetto stile del Padrino, siamo di fronte ad “un’offerta che non si può rifiutare”, un’offerta che, evidentemente, trova campo fertile nelle debolezze dei governanti di questa Europa dei burocrati, dei finanzieri, delle lobbies economico-affaristiche.
Quando avremo la forza di tornare all’Europa dei Popoli teorizzata a Ventotene? Temo che, semmai questo avvenisse, sarebbe comunque troppo tardi per il futuro dei nostri nipoti e della nostra cultura mediterranea.
Fabrizio Maltinti