IL SOGNO ANTIAMERICANO

Viaggio nella storia dell’opposizione araba agli Stati Uniti

di Mario Arpino

 

1804201803Il sogno antiamericano

Viaggio nella storia dell’opposizione araba agli Stati Uniti

di Azzurra Meringolo Scarfoglio

Casa Editrice CLUEB, giugno 2017. 199 p, 18,00€.

In questi giorni, in cui gli scoppi “dimostrativi” di missili cruise dei “tre moschettieri” della democrazia Trump-May-Macron si sono abbattuti sulla Siria, una buona lettura per capire come dal mondo arabo si vedano l’America e l’Occidente sembra proprio quello che ci vuole.

Nell’analisi delle centinaia di interviste ottenute nei dieci anni di preparazione per la stesura di questo libro-inchiesta l’Autrice, coraggiosamente, dall’ambito più strettamente politico si spinge nel pericoloso campo minato socio-ideologico, senza trascurare gli antiamericanismi di comodo, spesso offerti al popolo per coprire inefficienza e corruzione con una pietosa foglia di fico. La struttura, preceduta da un’autorevole prefazione dell’ambasciatore Roberto Toscano, è quella classica. Notevolmente ricca la bibliografia, vera miniera d’oro per chi volesse approfondire.

Paradossalmente, le radici dell’antiamericanismo arabo risalgono a quando gli Usa ancora non calcavano la scena globale. Con il tempo una sorta di processo di sostituzione del mondo occidentale con quello americano, favorito dall’incontro degli arabi con l’american way of life, ha portato al diffondersi di uno spiccato contrasto ideologico, politico e culturale. Successivamente, la politica estera americana nella regione ha dato adito a critiche e risentimenti.

Ma l’antiamericanismo emerge anche quale ultimo rifugio delle canaglie, quando utilizzato come copertura che spesso ne fanno o ne hanno fatto i governanti, dagli “alleati” sauditi al “nemico” Gheddafi, fino a vari “signori e padroni” di estrazione militare o confessionale.

Vi è poi la tendenza ad alimentare una sorta di “teoria del complotto”: ogni disgrazia od insuccesso è immancabilmente tutta colpa di Washington. L’A. ha potuto osservare come questa sia una visione assai comune, trasversale a classi sociali, assetti culturali, oppressi ed oppressori. Radicata è la convinzione che nell’area gli Usa siano generalmente pilotati da Israele, per mantenere il mondo arabo in uno stato di permanente frammentazione.

Si parla anche dell’ambivalente rapporto con la Casa Bianca, descrivendo le varie sfumature di grigio dell’antiamericanismo latente in larghi strati della popolazione di Stati “amici”. Nessun paese arabo ne è esente, e marchi come Coca Cola e McDonald, indicati quali simboli della soft power americana, sono i bersagli preferiti.

Ampio spazio è dedicato all’esame dei diversi approcci delle forze arabe di “resistenza” agli Stati Uniti, dall’irriducibilità dell’odio da parte degli sciiti filo-iraniani di Hezbollah al pragmatismo dei palestinesi di Hamas. Ma il caso più inquietante è la nuova radicalizzazione che sta prendendo piede in Egitto, dove la sterilizzazione della “primavera araba” sta creando nei giovani un malcontento che rasenta la rabbia e tra gli adepti in clandestinità della Fratellanza Musulmana, un facile terreno di coltura di forme jihadiste. L’emergere di una richiestissima letteratura popolare da bancarella, ispirata al fondamentalismo, è un potente veicolo di diffusione tra le masse.

Infine, nel capitolo Un Hussein alla Casa Bianca rivediamo la narrazione di un film che abbiamo sotto gli occhi almeno da almeno tre presidenze. La crisi dell’immagine statunitense, indotta con illusioni e delusioni dagli ultimi tre titolari, George Bush figlio, Barack Obama e Donald Trump, se ha avuto ripercussioni da noi, è stata deleteria nel rapporto non solo degli Usa, ma di tutto l’Occidente con il mondo arabo.

Libro senz’altro da leggere, per essere certi di aver “capito” bene ciò che, forse, si pensa già di conoscere.

Mario Arpino