Persone, non rifiuti tossici. Un movimento migratorio, imponente, verso un mondo occidentale che sta attraversando una crisi profonda di suo, sia di carattere economico che di “civiltà”, con il diffondersi di spinte populiste e sovraniste (1) e con le istituzioni internazionali che hanno dimenticato lo scopo per cui sono state create (utile rileggere lo statuto delle Nazioni Unite, di cui da art.1 par.3: “Conseguire la cooperazione internazionale nella soluzione dei problemi internazionali di carattere economico, sociale culturale od umanitario, e nel promuovere ed incoraggiare il rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali per tutti senza distinzioni di razza, di sesso, di lingua o di religione” (2)
Il problema è enorme, ma non è risolvibile con la costruzione di muri, siano essi fisici o comunque imposti.
Si dice: “aiutiamoli a casa loro”, un “piano Marshall” per i loro Paesi di origine, ma il problema non è fare investimenti in Africa: Impregilo-Salini ha costruito in Etiopia la più grande diga dell’Africa ad un costo miliardario, altre sono state costruite in Eritrea, la prima con le proteste di Sudan ed Egitto per le limitazioni risultanti dall’apporto del Nilo Blu, in Eritrea – al di là dello scopo dichiarato di favorire l’agricoltura – di fatto le popolazioni a valle hanno sofferto. Il problema vero è sull’operato dei relativi governi.
Vale la pena ricordare che anche in casa nostra abbiamo un problema non indifferente: dal 2001 ad oggi sono emigrati dall’Italia Meridionale più di un milione e ottocentomila giovani, verso il nord Italia, il nord Europa e le Americhe. Impressionante la situazione nell’entroterra di Isernia, con paesi svuotati (3). A Castel San Vincenzo (dove mi trovo in questi giorni) hanno chiuso la scuola per mancanza di alunni, neanche i sei necessari per giustificare una classe elementare unica. Il territorio bellissimo sia da un punto di vista paesaggistico sia per interessi archeologici, con due siti di importanza continentale (il monastero medievale di San Vincenzo al Volturno, e la città romana di Sepino) manca totalmente di valorizzazione. Forse dovremmo pensare ad un “piano Marshall” per noi stessi!
Per il flusso di migranti dalla Libia, i muri “costruiti” dal governo precedente e da quello attuale hanno sì ridotto drasticamente i flussi di arrivo, ma a quale costo umanitario: un rapporto di UNHCR del 3 settembre u.s. stima che più di 1.600 persone – inclusi donne e bambini – siano affogati nel Mediterraneo quest’anno (4), il quadruplo dello stesso periodo del 2016, per non parlare delle migliaia di persone recluse nei centri di detenzione libici. Impressionante la descrizione delle condizioni cui sono sottoposti, descritte nel libro “non lasciamoli soli, storie e testimonianze dall’inferno della Libia” di Francesco Viviani e Alessandra Ziniti (Feltrinelli-2018).
La Libia, poi, è un capitolo a parte: la drammatica situazione in cui si trova oggi il Paese è anche colpa nostra; inutile rivangare sull’intervento voluto da Francia-Regno Unito e USA, cui l’Italia ha comunque partecipato, o “rimpiangere” Gaddafi, come si sente spesso dire. Certo, al tempo del rais il problema migratorio era minimo, e – tra l’altro – molti del sud-Sahara trovavano lavoro in Libia, ma dopo 42 anni anche la Jamahiriya aveva fatto il suo tempo, le dittature non sono eterne. (vedere gli altri scritti sulla Libia di omeganews.info).
Colpa nostra? Dopo le elezioni del 2012, con un’affluenza superiore all’82% degli aventi diritto, venne costituito un parlamento – e relativo governo – di transizione: ripetutamente fu richiesta assistenza al mondo internazionale, i responsabili libici riconoscendo la loro impreparazione: fra l’altro, a furor di popolo venne promulgata l’Exclusion law, che proibiva – a prescindere – a chiunque avesse avuto una funzione dirigenziale sotto il regime di Gaddafi di ricoprire un ruolo pubblico, privando cosi il Paese di persone con esperienza, e sotto Gaddafi non tutti gli amministratori erano corrotti o delinquenti. Poi quello che sarebbe successo era anche stato previsto, come la nascita di bande che si erano armate saccheggiando i depositi del regime, la nascita dei traffici illegali, le spinte islamiste con influenze esterne; tutto documentato (5)
Per tornare alla questione migranti, l’Italia è particolarmente affetta dagli arrivi dalla Libia (6), problema serio, sicuramente, ma con grandissima valenza elettorale. Come già detto, la stabilizzazione della Libia avrebbe un impatto significativo, non solo come “muro”, ma in quanto potrebbe assorbirne un buon numero, in fondo il Paese ha risorse minerarie enormi, una popolazione numericamente modesta, ma giovane e con voglia di fare date le possibili opportunità di ripresa elevate. La voglia di fare delle generazioni più giovani era molto evidente dopo l’apertura al privato, con la prima timida legge promulgata da Gaddafi nel 2007; fino ad allora nella Jamahiriya il privato era vietato. Ricordo la frase di un rappresentante dell’Unione Camere di Commercio libiche ad una riunione del 2009: “Abbiamo la voglia di fare, abbiamo le risorse economiche, ci mancano le conoscenze tecniche: da voi la piccola-media impresa sta soffrendo per la crisi e molte stanno chiudendo, perché non ci aiutiamo?”
Ora si parla molto di questa dicotomia con la Francia, ed è iniziata da parte nostra una umiliante rincorsa su un percorso che non ha grandi possibilità di ottenere risultati positivi. Abbiamo italiani in posizioni istituzionali di grande rilevanza: Antonio Tajani – presidente del parlamento europeo dal 2017, Federica Mogherini – Alto Rappresentante Europeo per gli Affari Esteri dal 2014, Filippo Grandi – Alto Rappresentante UNHCR, eletto il 1° gennaio 2016. E’ mai avvenuta una concertazione tra loro ed il nostro governo per cercare, al di sopra di personali obbiettivi interni, un’azione di buon senso?
Ma che diamine! (c’est à dire: Merde alors!)
Luigi Maccagnani
(1) Rapporto sulle economie del Mediterraneo, ISSM-CNR Edizione 2017 – Il Mulino, con particolare riferimento al capitolo 1 di Roberto Aliboni – Lo scenario politico
(2) https://www.admin.ch/opc/it/classified-compilation/20012770/200609120000/0.120.pdf
(3) La valigia di cartone – Eleonora Bianchini e Antonello Caporale,20 settembre 2018
(4) http://www.unhcr.org/news/press/2018/9/5b8935964/mediterranean-crossings-deadlier-new-unhcr-report-shows.html
(5) http://www.omeganews.info/?p=2653).
(6) http://www.omeganews.info/?p=2818