Alghero e il Mediterraneo

di Carlo Sechi

 

1Sin dall’antichità il golfo di Alghero e la baia di Porto Conte hanno avuto un ruolo strategico nelle migrazioni e nei traffici del Mediterraneo, ospitando diversi insediamenti umani soprattutto in epoca nuragica, fenicio punica e romana.

Nel XII secolo la potente famiglia genovese dei Doria, al fine di garantirsi un approdo sicuro nel capo nord della Sardegna, fonda la città Alghero e la cinge di mura per proteggerla e renderla sicura creando una piccola roccaforte.

Dopo la conquista della città da parte della confederazione catalano-aragonese avvenuta nel 1354 ed il ripopolamento con genti provenienti da terre di lingua catalana in sostituzione della popolazione sarda allontanata per motivi di sicurezza, la cinta muraria viene rafforzata e potenziata dando ad Alghero il ruolo di città-fortezza ed approdo sicuro per la flotta e le imbarcazioni catalane che giungevano in Sardegna dalla Catalogna e dalle Isole Baleari.

Alghero diventa così uno scalo importante per i traffici commerciali ed assume un ruolo strategico per la difesa del dominio catalano in Sardegna.

In città si sviluppa un importante commercio, in larga parte controllato da una numerosa e forte comunità ebraica, favorito da una serie di privilegi e vantaggi che i sovrani concedono alla città di Alghero per consolidare i legami con la “madre patria” continentale e garantirsi la fedeltà dei residenti.

 

2Tra la fiorente attività commerciale un ruolo egemone lo occupa il commercio del corallo, pescato in grande quantità nel vasto tratto di mare della costa nord-occidentale della Sardegna, che va da Santa Teresa di Gallura sino a Bosa e oltre, fin da allora considerato e qualificato come il miglior corallo del Mediterraneo, utilizzato dai catalani come merce di scambio nei fiorenti traffici commerciali con il Medio Oriente.

Con il matrimonio dei re cattolici, prima, e la successiva scoperta dell’America, Alghero e la Sardegna entrano nella sfera del dominio spagnolo, perdendo in larga parte ruolo e egemonia nel Mediterraneo.

Pur tuttavia, Alghero mantiene cultura, lingua e tradizioni catalane, forse in ragione di un suo ridimensionamento politico e militare e quindi un ruolo minore rispetto ad altri centri della Sardegna, conservando tuttavia una prevalente attività economica basata sulla pesca, l’agricoltura e l’attività artigiana.

Il porto, pur se di modeste dimensioni, rimane una porta d’ingresso nel Mediterraneo e nei secoli successivi, diventa approdo per altre marinerie come quella campana, in particolare provenienti da Napoli, Torre del Greco e Ponza, che raggiungevano Alghero per la pescosità dei suoi mari, soprattutto del corallo e dell’aragosta, peraltro molto remunerative.

Quello che stupisce è il fatto che tutti i “nuovi venuti” si integrano linguisticamente contribuendo in modo determinante a salvare una lingua che senza il loro contributo sarebbe stato impossibile. Alghero vive così una condizione di isola linguistica in Sardegna ed in Italia senza particolari attenzioni e considerazioni, senza particolari problemi di comunicazione.

La catalanità di Alghero diviene curiosità e oggetto di studi sul finire dell’Ottocento, quando una notizia trapelata casualmente in Catalogna e confermata da Francesco Martorelli Penya e dagli archeologi Catalani giunti in Sardegna nel 1868 per studiare la cultura nuragica, conferma la sopravvivenza della parlata catalana nella città di Alghero.

Chi diffonde la notizia e suscita la curiosità dei catalani, e non solo, sarà la visita in Alghero del diplomatico spagnolo Eduard Toda i Guell nel 1887, e successivamente nel 1888, dove soggiorna un lungo periodo sufficiente per raccogliere tutto il materiale possibile per documentare la sopravvivenza della lingua e cultura catalana nella città sarda.

Rientrato in Catalogna, scrive e pubblica un volume dal titolo “L’Alguer un poble català de Italia” e successivamente “Poesia catalana de Sardenya” e altri volumi che faranno conoscere internazionalmente la sopravvivenza della lingua catalana nella città di Alghero.

 

3Questo fatto favorirà, tra il finire dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, relazioni che a poco a poco nascono e si intensificano tra i linguisti e gli intellettuali catalani e algheresi che producono un ricco carteggio documentato nell’interessantissimo volume curato da Pere Català i Roca e pubblicato dal comune di Alghero con il titolo “L’avventura catalanista della Palmavera” nel 1998.

Antoni Maria Alcover, sacerdote mallorquino, soggiornerà in Alghero ai primi del Novecento per raccogliere elementi utili per la sua monumentale opera del “Diccionari català valencia balear”, mentre gli Algheresi Joan Palomba e Antoni Ciuffo parteciperanno nell’ottobre del 1906 a Barcellona al primo congresso internazionale della lingua catalana.

Lo scoppio della prima guerra mondiale ed il successivo affermarsi del fascismo in Italia e del franchismo in Spagna di fatto interrompono le relazioni tra Alghero e la Catalogna, relazioni che riprenderanno negli anni ’50 con la nascita in Alghero del “Centre d’Estudis Algueresos” e la ferma volontà da parte catalana di difendere e valorizzare dall’esilio il proprio patrimonio linguistico e culturale, ritrovandosi fuori dai confini dello stato spagnolo soprattutto in Francia, in sud America ed in Alghero, che in quegli anni i catalani incominceranno a chiamare affettuosamente “Barceloneta de Sardenya”.

 

4Nell’agosto del 1960 il bastimento “Virginia de Churruca” compare nella rada di Alghero con il suo carico di 150 croceristi provenienti dalla Catalogna per trovare “los germans catalans de L’Alguer”. Quel viaggio, detto del “retrobament”, metterà in cammino una vasta serie di relazioni, aprendo numerosi intercambi linguistico-culturali tra le due comunità.

La storia di quel viaggio e dei suoi preparativi messi in cammino alcuni anni prima sono ampiamente documentati nel volume “Retrobament de L’Alguer” a cura di Pere Català i Roca, pubblicato in Francia nel 1961, esistendo in quegli anni il divieto di pubblicare in catalano nella Spagna franchista.

Con la morte di Francisco Franco ed il ritorno della Spagna alla democrazia ed il ripristino di istituzioni come il governo della Generalitat, le relazioni tra Alghero e la comunità catalana della “banda de ponent” si intensificano e si muovono su piani diversi: politico-istituzionale, accademico, linguistico, culturale, artistico, musicale e sportivo, relazioni favorite notevolmente dai trasporti aerei che consentono agili spostamenti nel Mediterraneo tra la Sardegna e tutti i paesi di lingua catalana, isole comprese.

Alghero capitale del turismo in Sardegna sin dagli anni ’50, è oggi universalmente conosciuta come comunità di lingua catalana in Italia, riconosciuta come tale con legge dello Stato, Legge n^ 452/99 e con L.R. 26/97 e L.R. 22/ 18.

Carlo Sechi (*)

(*)

Carlo Sechi, laurea in scienze politiche, alla sua prima collaborazione con OMeGA/Omeganews.info, è storico e linguista, ex consigliere della Regione Sardegna dal 19/3/2009 ed ex sindaco di Alghero dal 1994 al 1998, direttore e tra i soci fondatori dell’Associazione culturale no-profit catalana di Alghero “Obra cultural de l’Alguer”.

In occasione dell’incontro organizzato da OMeGA nell’estate 2018, con navigazione lungo la costa occidentale sarda e soste+convegni nelle città di Carloforte e Alghero, ha regalato alla nostra associazione una preziosa conferenza dal titolo “Alghero e il Mediterraneo”, tenuta nella biblioteca dell’Obra cultural nel pomeriggio dell’8 agosto 2018 nell’ambito del convegno «Le spinte localistiche del mondo globale»