È terminata a Carloforte la prima edizione della “Rotta del Corallo”, in ricordo della traversata che i liguri pegliesi compirono nel 1500 verso l’isolotto tunisino di Tabarka per intraprendere la pesca del corallo e poi spostarsi, nel corso del 1700, verso le isole di San Pietro, Sant’Antioco e l’isola Piana, in Spagna, per fondare le comunità di Carloforte, Calasetta e Nueva Tabarca.
L’iniziativa, patrocinata da istituzioni, enti ed associazioni italiane e tunisine, è stata voluta dal marchese Enrico Ottonello Lomellini di Tabarca, ultimo discendente dell’omonima nobile famiglia genovese che, sul finire della prima metà del 1500, ebbe in concessione la rocca di Tabarka per sviluppare, tra varie peripezie ed alterne fortune, intensi traffici commerciali per circa due secoli.
Mollati gli ormeggi dallo storico porticciolo di Pegli lo scorso 5 luglio, con i saluti istituzionali, delle associazioni e la consegna della bandiera del capoluogo ligure dalle mani del sindaco di Genova Marco Bucci, i panfili della Rotta del Corallo, dopo gli scali tecnici di Calvì, Alghero e Calasetta, sono approdati a Tabarka il 15 luglio.
Gli equipaggi hanno ricevuto i saluti istituzionali delle autorità governative, nazionali e locali, rimarcando l’importanza dell’evento in chiave storica, culturale e promozionale, ma anche e soprattutto come sostegno alla candidatura internazionale (a tre stati: Tunisia, Italia e Spagna) del popolo tabarchino a patrimonio immateriale dell’umanità Unesco, su cui un team delle 5 comunità tabarchine (Pegli-Genova, Carloforte, Calasetta, Tabarka e Tabarca-ex Nueva Tabarca) sta lavorando dal 2008, con la regia dell’associazione franco-tunisinaLe Pays Vert.
La traversata si è conclusa il 21 luglio a Carloforte, con una serata-evento organizzata da Pro Loco, Comune e Lega Navale Italiana (partner tecnico della traversata, sezioni di Sestri Ponente e Carloforte). Poco prima del tramonto, le barche della Rotta del Corallo sono entrate in porto, scortate da una unità della Guardia Costiera, per approdare sulla banchina Mamma Mahon, dove gli equipaggi sono stati accolti da istituzioni ed autorità locali al suono dell’inno di Mameli. In banchina, davanti ad una nutrita cornice di pubblico, sono state ricordate le tappe fondamentali dell’epopea tabarchina e la colonizzazione dell’isola di San Pietro, nel 1738. Canti tradizionali e scambi di doni, hanno suggellato l’antica amicizia che lega la città carolina con il resto delle comunità tabarchine, rimarcando la necessità di sostenere col massimo impegno l’obiettivo della candidatura Unesco, oggi riguardante un popolo di migliaia di persone sparse nel mondo.
Simone Repetto