di Enrico La Rosa
Grecia ed Egitto rispondono alla coppia Libia-Turchia, incrociando ed interrompendo con una propria ZEE congiunta quella recentemente e unilateralmente annunciata dalla coppia avversaria.
Il 6 agosto, in buona sostanza, Egitto e Grecia hanno firmato un accordo sulla zona economica esclusiva (ZEE) dei due Paesi.
Gli scopi dichiarati dell’accordo greco/egiziano sono l’allentamento delle tensioni nel Mediterraneo orientale e la vanificazione dell’accordo Libia-Turchia.
La Turchia ha risposto rapidamente all’accordo bilaterale, definendolo “inesistente” perché contrario all’accordo firmato tra Turchia e Libia. L’accordo ha rafforzato le relazioni tra Egitto e Grecia, qualcosa che entrambi i Premier hanno menzionato.
Da notare che entrambi gli accordi bilaterali sembrano non depositati presso le Nazioni Unite, né da queste ratificati.
A parte le dichiarazioni di rito, il 6 agosto stesso Erdogan dichiara che la Turchia ha ripreso le attività di perforazione nel Mediterraneo Orientale.
Una novità? Assolutamente no!
Si tratta di una strategia che il nuovo sultano ha elaborato già da qualche anno e che oggi sta attuando con determinazione e progressiva accelerazione.
E’ singolare il fatto che il novello Selim non sia il solo in questa corsa alla piattaforma continentale mediterranea, che <omeganews.info> ha previsto e segnalato già da anni.
Ripercorriamo la storia essenziale dell’ultimo biennio:
- 12/2/2018
Unità Navali turche bloccano nel Mediterraneo orientale la nave perforatrice italiana “Saipem 12000”, diretta verso Cipro, blocco 3, per trivellare un giacimento concesso da Nicosia ad Eni per la ricerca di idrocarburi.
- 23/2/2018
“Saipem 12000” lascia le acque del Mediterraneo orientale dopo essere stata nuovamente bloccata da 5 Unità Navali turche.
- 3/3/2019
Exxon Mobil e Qatar Petroleum, a conclusione delle perforazioni nel “blocco 10”, a SW dell’isola di Cipro, annunciano l’importante scoperta di un nuovo banco di gas. Si prevede una portata tra 142 e 227 miliardi di metri cubi (bcm) di gas per il pozzo Glaucus-1.
Nel dettaglio, a Total sono andati il 20% dei blocchi 2 e 9 (come Kogas, Eni 60%); il 30% del blocco 3 (Kogas 20%, Eni 50%,) e il 40% del bl. 8, prima 100% Eni.
Eni e Total erano già socie alla pari nel blocco 6 della Zona economica esclusiva al largo di Cipro (il ricchissimo pozzo Calypso-1) e nel blocco 11.
- Marzo 2018
Chiarimento italo-francese riguardo al trattato di Caen del 2015 e ufficializzazione della cartina corretta pubblicata il 20 marzo 2018, dal sito del ministero dell’Ecologia francese:
- 8/10/2019
La nave da perforazione turca “Yavuz” in procinto di immergere le trivelle nel blocco n. 7, la cui concessione è stata recentemente affidata da Nicosia a Eni e Total.
Aumento del livello della crisi nell’area.
- 12/12/2019
Abdelmadjid Tebboune è il nuovo Presidente della Repubblica algerina.
Con un’affluenza bassissima, diviene determinante il voto dei Fratelli Musulmani.
Appare chiaro il ruolo giocato da Erdogan, le cui visite ad Algeri (sue o di delegazioni turche) non sono passate inosservate a cavallo delle elezioni.All’inizio del 2018, esattamente il 21 marzo, in piena crisi presidenziale, l’Algeria non trova di meglio che estendere la propria area esclusiva di interesse economico, portandola sino al limite delle acque territoriali italiane, in corrispondenza del limite orientale della Sardegna, riservando a se stessa ogni diritto di sfruttamento: ittico, minerario, ecc.
L’Italia tenta a lungo di ottenere una correzione del provvedimento: invano!
La situazione della Zona Economica Esclusiva Marittima si complica ulteriormente. Per il momento gli Algerini hanno avuto il grosso alibi della sofferta elezione presidenziale.
Diviene evidente la strategia della Turchia di Erdogan. Interdizione antitaliana e antifrancese a Cipro. Forte iniziativa in Libia. Istituzione di una ZEE congiunta con la Libia che attraversa in verticale tutto il Mediterraneo orientale. Manovre “presidenzialistiche” sotterranee in Algeria. Istigazione dell’Algeria perché imponga una propria ZEE nel Mediterraneo occidentale, nella quale incasserà il credito maturato con le elezioni presidenziali ed invierà sicuramente proprie unità di perforazione subacquea. E ciò nonostante Italia e Algeria abbiano firmato un’intesa per istituire una commissione tecnica congiunta per la delimitazione tra i due Paesi delle rispettive aree esclusive, secondo quanto appreso dalla Farnesina del 2 marzo, peraltro mai confermato da parte algerina.
Nei disegni di Erdogan il concorso di tutte queste misure dovrebbe portare nei serbatoi turchi un’altissima quantità degli idrocarburi mediterranei di provenienza marittima, la quasi totalità di quelli orientali.
La mossa congiunta di Egitto e Grecia spariglia le carte e fa alzare notevolmente la tensione nel bacino orientale.Non sono escluse sporadiche azioni belliche e scontri tra le rispettive Marine. La carne al fuoco è tanta, ed anche l’appetito di fonti energetiche!
Enrico La Rosa