Data di pubblicazione: November 5, 2020
ICT Disruptive Consultant/Leadership and Management Mentoring / Published Author. I believe in serious work with a smile
Missing in action o forse solo un hashtag
Il digitale, unificando tutti i sottosistemi, è diventato di per sé un organismo unico strutturato che vive all’interno della società, la trasforma, la manipola, la sfrutta, pretende di risolvere tutti i problemi dell’uomo per portarlo verso la felicità con l’onnipresenza delle reti, la video sorveglianza, le bio tecnologie, le nanotecnologie e l’ormai pervasività dell’Intelligenza Artificiale.
Quello a cui stiamo assistendo è una forma di colonizzazione dell’immaginario umanoda parte della tecnologia creando di fatto una tossicodipendenza digitale.
Ad essere precisi è quella che passa sotto il nome di ‘rivoluzione digitale’. Rivoluzione? Ad oggi nonostante i proclami, nonostante l’espansione e la standardizzazione di tecnologie sarebbe meglio parlare di ‘rivolte’ digitali. La “Rivoluzione digitale”, al momento vive soprattutto nelle pagine dei giornali, nelle offerte delle società di software dove si raccontano sempre come Aziende che hanno adottato questo spirito ‘rivoluzionario’ siano passate dal baratro del fallimento ad essere macinatori di ricavi; applicazioni vendute e pubblicizzate ogni volta, per quelle che cambieranno per sempre il nostro modo di vivere questo mondo.
In ogni caso questa potrebbe essere configurata come una rivolta. La differenza fondamentale tra rivoluzione e rivolta sta in poche cose, ma una in particolare fa la differenza: nulla deve essere fatta per durare e quindi tutto deve essere fatto non velocemente ma di fretta. La rivolta è impulso, è una reazione impulsiva: è un tentativo di dare una risposta localizzata ad una necessità senza considerare il contesto. E spesso funziona, anzi molte volte funziona. Risolve un problema ma non è una rivoluzione.
Sarebbe corretto parlare di
pornografia della rivoluzione digitale.
Pensare di imparare qualcosa guardando qualche minuto di spezzone di video pornografico ottenendo inevitabilmente risultati scarsi. Cinque minuti di video e diventare esperti nel ramo!! Non è forse anche questo l’approccio alla rivoluzione digitale? Nessun pensiero, nessun tentativo di apprendere, solo tentativi di imitazione. Si, siamo fermi all’imitazione neanche alla copia. Ha funzionato da qualche parte e allora funzionerà anche da me a casa mia, nella mia azienda, nella mia comunità.
Promesse condensate in hashtag.
Successi sbandierati a destra e sinistra.
Non c’è tempo, andiamo tutti di fretta. Le presentazioni sono diventate dei ‘pitch’ il che vuol dire che mi devi convincere, entusiasmare con la tua proposta in meno di 5 minuti. In una cultura dell’accelerazione, ci si aspetta da noi che facciamo di più, meglio e più a lungo, senza considerare il contenuto e il significato di ciò che facciamo.
Realizzare se stessi è diventato fine a se stesso (rivolta appunto). Non a caso la pubblicità di un noto medicinale (Paxil) venduto come ‘La pillola della felicità’ recita: Fai di più – Sentiti Meglio – Vivi più a lungo.
Fare di più (indipendentemente da cosa sia?)
Sentirsi meglio (non ha importanza da dove venga quello stato d’animo?)
Vivere più a lungo (Senza considerare la qualità della vita negli anni supplementari?)
E gli impatti su quello che ci circonda? Tutti ecologisti, per dimenticarcene non appena abbiamo bisogno di mascherine, allora il mondo lo salveremo più tardi, c’è tempo.
La rivolta digitale ha standardizzato quello che potremmo definire la ‘blink cultura’. Tutto deve essere consumato in breve tempo. Spopolano i siti dove gli speech sono limitati a 20 minuti, altri che che offrono riassunti dei libri condensando tomi di 200 pagine in poche righe (per la verità garantiscono massimo dieci pagine). In pratica la blink cultura ha a che fare con la cultura dei bullet point. Solo titoli.
Accumuliamo bullet point e likespacciandoli per conoscenza / cultura /successo, i BLINK appunto.
Conseguenza: Fast food, appuntamenti lampo, sonnellini, terapie brevi, lettura rapida, fare i soldi prima dei 20 anni ecc. Come scrive Borgna: Breve, nuovo ed emozionante hanno sostituito protratto, ripetuto e riflessivo. Non è forte, forse, lo stress verso i venditori (ohhps, account) che si vedono ogni anno aumentare gli obiettivi di vendita? Ogni anno sempre di più, ogni anno sempre più promesse. Bisogna accrescere il più possibile la produttività.
Il COVID ha avuto lo stesso effetto del nascondersi in un rifugio durante la guerra per riparasi dai bombardamenti. Una volta finito l’allarme ritornando all’aria aperta si vedevano le macerie causate dalle bombe. Quali macerie ci ha restituito il COVID? Cosa vogliamo costruire su queste macerie? Che senso ha una rivoluzione se ogni cosa viene gestita sull’impulso del momento. Abbiamo confuso e continuiamo a confondere la resilienza con il concetto di fault tolerance. Scriveva Gramsci:
La rivoluzione è vera corsa con la resilienza, la rivolta è solo fault tolerance. La vera resilienza è creatività non testardaggine e imitazione, ed è rivolto alle persone, fault tolerance è solo un stop fastidioso che deve essere riparato ed è rivolto alle macchine. Le macchine ci stanno formattando. Quello a cui assisteremo nei prossimi anni e sarà il primo step quando dall’hashtag’ Il cliente al centro’, finalmente sia arriverà al ‘Fornitore al centro’. O meglio quando il binomio indissolubile cliente-fornitore non sarà più la regola. Questa pseudo-rivoluzione con quali risorse? Anche qui basterebbe ricordare che RISORSE è terza persona singolare del passato remoto di RISORGERE. Il passato remoto esprime le azioni che sono successe in un passato lontano e che non hanno più nessuna relazione con il presente, né quella fisica né quella emozionale. Esattamente quello che sta accadendo:
pensiamo di colonizzare il futuro con risorse legate al passato.
Noi stiamo adattando i nostri comportamenti alle macchine e non viceversa. D’altronde la rivoluzione ci porterà verso il benessere, il successo, Misurato come? E poi di che ti lamenti? Semplice: provate a digitare in uno qualsiasi dei motori di ricerca: Rich people e guardate le immagini (quasi tutti di pelle bianca); poi provate con Poor people e ancora una volta guardate le immagini (quasi tutti di pelle nera). Questa è la rivoluzione? No, questa è la rivolta dei soddisfatti.
”Fate attenzione a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere”. Luca 8,18.
In fondo basterebbe chiedersi: Chi vince sull’autostrada? Per quanto tu possa correre ci sarà sempre qualcuno avanti a te e non puoi superare tutti. Puoi vincere per un tratto, ma poi devi capire quando rallentare. Semplice!
Giuseppe (Beppe) Carrella