di Mario Boffo
Sotto il provocatorio titolo “Mediterraneo allargato o ristretto?” si è svolto lo scorso 23 aprile il primo dei tre convegni che l’Associazione OMeGA ha organizzato di qui alla prossima estate. Gli altri due sono previsti rispettivamente per il 6 maggio (“Il Mediterraneo e la sfida ambientale e climatica”) e il 3 giugno (“il Mediterraneo e la sicurezza”). Con questi tre eventi, OMeGA intende procedere a un’attualizzata rassegna dei principali temi che attraversano un mare e una regione di particolare interesse per l’Italia e per l’Europa, cui entrambe prestano però meno attenzione di quanto si dovrebbe.
Nel convegno appena concluso, è stata posta la questione seguente: il Mediterraneo può essere ancora considerato “allargato”, oppure le tensioni recentemente emerse nel Mar Rosso a seguito degli attacchi contro le navi mercantili perpetrati dagli houti, tensioni che inducono molti armatori a circumnavigare l’Africa piuttosto che esporre le proprie navi, rischiano di “restringere” di nuovo il nostro mare, riportandolo alla pura dimensione geografica e a un più limitato ruolo commerciale, geopolitico e strategico?
Il concetto del Mediterraneo allargato, nel quale il bacino geograficamente considerato si colloca al centro di una più ampia regione geopolitica, è stato elaborato a seguito della constatazione che vede questo bacino come un “medio oceano”, giacché si pone sulla via marittima più breve fra l’Oceano indiano e l’Atlantico, e quindi sulla linea più utilizzata dai grandi traffici internazionali. Il bacino rappresenta inoltre un’area focale degli eventi geopolitici che da esso si irradiano oltre i meri limiti geografici e che su di esso ricadono da critiche aree limitrofe. Per questo il Mediterraneo allargato è definito come l’ampia regione del mondo che va dal Golfo di Guinea all’Oceano Indiano, dove, fra pirateria e conflitti politici, si manifestano eventi che finiscono per avere grande influenza sul nostro mare, sia in termini di traffici e di economia che in termini di crisi e instabilità.
L’attuale impraticabilità, o scarsa praticabilità, del Mar Rosso isola il Mediterraneo rispetto ai grandi traffici marittimi, che ora approdano in Marocco o a Rotterdam dopo aver circumnavigato l’Africa. Questo penalizza i nostri principali porti e priva il Mediterraneo di una centralità che, sebbene in una più lunga prospettiva, appare minacciata anche dalla progressiva apertura delle rotte artiche che saranno rese possibili dallo scioglimento dei ghiacci. Tuttavia, anzi, proprio per questi motivi, appare ancora necessario interpretare in senso “allargato” la realtà del nostro mare e delle regioni circostanti, passando per implicazioni che vanno da questioni puramente economiche e commerciali a questioni più generali di libertà e sicurezza della navigazione, coinvolgendo la stessa identità antropologica e sociale della regione.
Questa è stata la condivisa valutazione emersa dall’evento, il quale si è valso degli interventi di brillanti relatori che ho avuto l’onore di coordinare nel dibattito: Michele Cosentino, già Ufficiale di Marina, storico, saggista, analista e pubblicista in ambito militare e navale; Lavinio Gualdesi, già Ufficiale di Marina, ingegnere, progettista impegnato anche nella tutela dell’ambiente marino; Barbara Marengo, giornalista e scrittrice di temi culturali e antropologici; Gianpaolo Scarante, già Ambasciatore e docente presso UniPD, Facoltà di Scienze Politiche, responsabile del corso “Teoria e Tecnica della negoziazione internazionale”; Luca Sisto, Direttore Generale di Confitarma; Germana Tappero Merlo, analista di politica internazionale e sicurezza di Medio Oriente e Africa e docente in “Sicurezza Nazionale e Infrastrutture Critiche e Lineamenti di Radicalismo e Terrorismo Islamico”; Pasquale Ciacciarelli, Assessore alle Politiche Marittime della Regione Lazio. Da questi stimolato, e grazie anche alla reattività dell’uditorio, prevalentemente composto da giornalisti dell’Ordine del Lazio, cui questi convegni sono soprattutto riservati, l’evento è risultato di grande interesse, e ha permesso di percorrere tutti i temi previsti in fase di preparazione: l’importanza del mare e dell’area mediterranea per il nostro paese e per l’Europa, la necessità di guardare con maggior cura al proliferarvi di crisi e all’avvento di potenze aliene, l’esigenza che forze diverse, le marine militari, la diplomazia, la scienza, concorrano alla rivitalizzazione del bacino, la necessità di smettere di considerare quest’ultimo come sede e fonte di problemi ma piuttosto, e fuor di ogni retorica, come fonte di opportunità economiche e sociali.
Anche perché nel Mediterraneo, come in tutti i mari del mondo, si apre un nuovo fronte: quello dei fondali, i quali sono conosciuti solo per il venti per cento dell’immensa estensione e mappati per molto meno. Questo particolare aspetto è stato sottolineato dall’ospite d’onore della manifestazione, il Sottocapo di Stato Maggiore della Marina Militare, Ammiraglio di Squadra Giuseppe Berutti Bergotto, che ha portato il saluto ed il voto augurale del vertice dello SMM e ha intrattenuto l’uditorio con un’esposizione delle problematiche affidate alla Marina in quest’articolato scenario. Come confermato dall’Ammiraglio, i fondali non sono critici e strategici solo perché sede di passaggio di condotte energetiche e di cavi per la trasmissione di dati, ma anche per le risorse, magari non solo minerarie, e per le opportunità che potranno derivare dalla loro conoscenza e dal loro controllo. Non è del resto casuale che molti paesi rivieraschi del Mediterraneo abbiano dichiarato da qualche anno proprie zone economiche esclusive, entrando talvolta in conflitto tra loro.
A fronte delle descritte problematiche di imponente complessità, il convegno ha permesso di registrare l’intenso impegno che molti operatori pubblici e privati profondono nelle varie materie inerenti al mare, alla centralità del Mediterraneo e alla promozione della marittimità del nostro paese. A questo corrisponde purtroppo l’insufficiente azione della politica, sia per quanto riguarda l’Italia che per l’intera Europa, entrambe oggi irrilevanti nelle crescenti sfide che attraversano la regione e incapaci di esprimere una politica estera autonoma rispetto agli interventi di altre potenze e agli interessi degli Stati Uniti. Questa carenza, segnalata da tutti gli oratori e da coloro che sono intervenuti, rappresenta forse il più grande rischio per la regione mediterranea, la quale senza visione, controllo e azione da parte della politica, rischia di rimanere in balia delle potenze aliene, delle ricorrenti crisi e del conseguente caos.
Mario Boffo