di Enrico La Rosa
Sembrerebbe essere stato finito dopo la cattura.
L’ennesima barbarie del nostro tempo. Gheddafi catturato e ucciso freddamente è un’immagine che non ci piace. Anzi, sul piano umano, ci fa ribrezzo. Come offende il genere umano ogni contesa che si ponga come obiettivo la soppressione fisica del singolo individuo.
Non ci interessa in questa occasione esprimere giudizi sull’operato del Rais di Tripoli, né disquisire sugli aspetti politici, economi o etici del suo quarantennio. Preferiamo fare qualche considerazione sull’appartenenza alla razza umana dell’uomo Muammar Al Khaddafi e, per quanto possa essere stato esecrabile e crudele il suo operato, rifiutiamo l’idea che la comunità possa perseguire il singolo individuo, coinvolgendo nell’inseguimento popolazioni innocenti, vaso di coccio in ogni caso.
La caccia all’uomo non rientra nel patrimonio culturale del genere umano in nessun caso, men che meno quando vi sia il rischio di coinvolgimento di innocenti.
Ma la caccia all’uomo “istituzionale” è modello “yankee”, affine alle taglie <dead or alive> di buona memoria, che si è affermato a livello internazionale, e senza ritegno, dopo l’11 settembre 2001.
Le prime due vittime di questa strategia sono state due creature “statunitensi”: quell’Oussama Ben Laden nutrito in funzione anti sovietica, e quel Saddam Hussein, sostenuto nel ruolo anti iraniano. è un modo molto spregiudicato di “usare e gettare”, che alla fine ha il suo prezzo: migliaia di vittime innocenti d’ambo le parti per un’esecuzione capitale. Per Khaddafi la storia è diversa; sembrerebbe non esserci lo zampino americano, a parte il concorso nei bombardamenti Nato degli ultimi mesi. Ironia della sorte, però, la sua fine è avvenuta dopo il riavvicinamento agli USA ed al mondo occidentale.
Si gira pagina, in Libia. Ma potrebbe essere anche la resa dei conti tribale. In tal caso la morte di Khaddafi potrebbe essere stata la rimozione del coperchio del vaso di Pandora. Potrebbero non essere “rose e fiori”, al contrario di ciò di cui gli autori delle dichiarazioni delle prime ore sembrano sicuri. Speriamo abbiano ragione loro, noi preferiamo essere più prudenti.
In tema di commenti, che noi non commenteremo a nostra volta, ci piace segnalare cosa hanno dichiarato a caldo, molto a caldo, forse troppo, esponenti del mondo politico italiano ed internazionale, che hanno dell’inverosimile:
la cattura e la morte di Gheddafi rappresentano “una conclusione tragica” ma anche “una grande vittoria del popolo libico e un passo in avanti” verso un processo democratico nel paese nordafricano. Franco Frattini;
“sic transit gloria mundi”, ha detto Silvio Berlusconi dopo essere venuto a conoscenza della notizia. “Ora la guerra è finita”. Così ha commentato la cattura e la morte di Gheddafi;
”non sono mai contento quando viene uccisa una persona, ma la morte di Gheddafi, se confermata, e’ una notizia positiva per il futuro della Libia”. Lo ha dichiarato Guido Crosetto, sottosegretario alla Difesa, durante una trasmissione radiofonica. Poi, ricordando gli aspetti “positivi” (!!), Crosetto ha citato l’Eni che ”riprendendo l’attività in Libia fattura 500 milioni al mese. Di questi, 250 milioni vanno allo Stato e aiutano la spesa pubblica”;
è uno sviluppo significativo. “Se la notizia della morte è vera, <è un grande sospiro di sollievo per il popolo libico>. Hillary Clinton 11,47;
“la fine di Gheddafi, morto combattendo nel ridotto dei suoi ultimi fedeli, è indubbiamente una fine gloriosa. Sono stato uno dei pochi (forse il solo) a levare con forza la mia voce contraria per il modo in cui era stato ossequiato in Italia, non essendo certamente un nostro amico, ma ciò non mi impedisce di dichiarare oggi con altrettanta forza che gli va riconosciuto cavallerescamente l’onore delle armi”. Mario Borghezio, leghista;
“i clandestini devono essere espulsi”, Umberto Bossi, anch’egli della Lega.
E questo è tutto!
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