Syrian Electronic Army: quando il conflitto corre sulla Rete

di Elisa Bertacin

La guerra è pianificazione e strategia. Ma è anche comunicazione e propaganda. E, soprattutto negli ultimi decenni, la guerra è tecnologia. Da sempre, tutti questi settori sono stati gestiti da esperti generali, strateghi, ingegneri ed esperti di comunicazione. In sintesi, la guerra, perlomeno a livello strategico e tattico, è sempre stato un lavoro di élite, un mondo accessibile a pochi (e spesso vissuti) protagonisti.

Con la Rivoluzione dell’Informazione, le dimensioni spazio-temporali della guerra si stanno modificando, fino quasi ad annullarsi: oggi l’idea di un collegamento immediato, telefonico, ma non solo, tra il continente americano e l’Europa non suscita più stupore e meraviglia, anzi, vista l’evoluzione di tutte le tecnologie e mezzi di comunicazione, ci si aspetta di poter comunicare da qualsiasi parte del mondo e verso qualsiasi altra parte del mondo nel giro di pochi secondi. Ed anche la guerra, la cui storia è da sempre intimamente connessa con le innovazioni tecnologiche, sta risentendo di questi fattori: termini quali Information Warfare e Cyber Warfare sono ormai all’ordine del giorno e gli analisti più addentro alle questioni di sicurezza nazionale ed internazionale sono sempre più consapevoli del peso crescente della realtà virtuale. A dire il vero, le loro opinioni sono ancora varie, dal momento che troviamo i sostenitori della nuova realtà, che credono ciecamente nel sopravvento delle cyber-tecnologie sugli strumenti (tecnici e teorici) tradizionali, ma troviamo anche il gruppo degli scettici, che ritengono sia ancora troppo presto per parlare di concrete capacità strategico-operative, quantomeno pari a quelle concretizzatesi convenzionalmente sui campi di battaglia.

Non è intenzione dell’autore discutere qui di tali opinioni, avendo scelto di lasciare libero tale campo a studiosi ben più esperti e, dunque, competenti. Obiettivo di questo articolo è semplicemente quello di riportare ancora una volta episodi o fatti rimasti troppo in sordina, nonostante la loro rilevanza sul piano geopolitico nello scacchiere internazionale. Questa volta l’ambientazione è la Siria, Paese quotidianamente sconvolto da guerriglia e disordini interni, scontri ed azioni repressive. Una crisi arrivata molto al limite, non solo a livello interno, ma anche a livello internazionale. Da qualche mese infatti, l’Information Warfare Monitor, società indipendente canadese che fa ricerca sul cyber-world, sta monitorando un fenomeno in rapida crescita: il Syrian Electronic Army. Nonostante il nome del gruppo, non si tratta di un esercito vero e proprio, istituzionalizzato e “statalizzato”; in realtà, come si può leggere nel loro sito, stiamo parlando di un gruppo di giovani siriani filo-governativi che ha deciso di sfruttare internet e, in particolar modo, i social network per scopi perlopiù propagandistici, anche se non mancano azioni di cyber-attacco: “So who are we exactly? And what is our cause? We are a group of enthusiastic Syrian youths who could not stay passive towards the massive distortion of facts about the recent uprising in Syria, and this distortion is carried out by many Facebook pages that deliberately work to spread hatred and sectarian intolerance between the peoples of Syria to fuel the uprising.”

Viste tali premesse, non risulterebbe esserci niente di eccezionale in questa vicenda, se non fosse per il fatto che tale gruppo di giovani patrioti digitali abbia ricevuto la benedizione dello stesso Presidente siriano, Bashar-al-Assad. Nel discorso tenuto il 20 giugno scorso presso l’Università di Damasco, infatti, Assad ha affermato che: “There is the electronic army which has been a real army in virtual reality”, consacrando questo gruppo di giovani agli occhi dei principali mass media nazionali. A dire il vero, dopo alcune ricerche, l’Information Warfare Monitor ha trovato anche un altro legame tra questo gruppo di giovani siriani e la famiglia presidenziale: infatti, il dominio del sito web del Syrian Electronic Army risulta essere stato registrato il 5 maggio 2011 dalla Syrian Computer Society, un’organizzazione guidata dallo stesso Bashar al-Assad nel 1995, prima di essere eletto alla Presidenza del Paese.

Al di là di questi dettagli, che possono essere più o meno rilevanti ai fini delle analisi su questa tematica, ciò che interessa maggiormente, a nostro avviso, sono le modalità e le tipologie di azione intraprese dal Syrian Electronic Army. Le due principali strategie poste in essere dal gruppo contemplano attacchi DoS (Denial of Service), che impediscono l’accesso all’indirizzo web colpito, ed azioni di “defacing”, ossia azioni di sostituzione della homepage di un sito con un’altra pagina prescelta.

Siamo ancora lontani dal parlare di attacchi bellici veri e propri, dal momento che sono azioni perlopiù di disturbo, di impatto ancora contenuto.

Gli obiettivi del SEA possono essere classificati in tre categorie:

  1. Defacing contro siti siriani di opposizione: l’attacco viene sferrato principalmente tramite Facebook, in cui il SEA, nella sua prima pagina, iniziò a distribuire un software ai propri membri, che poteva essere usato per lanciare attacchi DDoS (Distributed-Denial-of-Service) contro siti ostili al governo siriano. In questo modo è stato colpito, ad esempio, il sito della cantante siriana Asalah Nasri (http://queenasalah.com), accusata di tradimento dopo aver rifiutato un invito a cantare a sostegno del Presidente al-Assad.
  2. Defacing contro siti occidentali: tra le vittime di questi attacchi, va annoverato, ad esempio, il sito del Royal Leamington Spa Town Council (http://leamingtonspatowncouncil.gov.uk), nel quale i contenuti originali sono stati sostituiti dal seguente messaggio:
    Sorry, we do not want to destroy your official website, but the British Government actions and attitudes against Syria and its interferring in the Syrian internal affairs forced us to step forward and break through your website
    We, the Syrian, don’t harm anybody, but if you dare to interfere in the Syrian Internal Affairs we are able to put appropriate limits
    STOP to interfere in the Syrian Internal Affairs
    Leave us alone
    SaQeR.SyRia@Gmail.com
    Dr.Hanan Noura

    È interessante notare, tuttavia, come in linea generale i siti occidentali presi di mira non siano politicamente rilevanti, come ad esempio i siti italiani http://bluereef.it, http://windcam-news.it/usato/s e http://aguide2italy.com, accusati essenzialmente di “disseminare false e costruite notizie sulla Siria”, sebbene si tratti di siti turistici, che non contengono, nel concreto, alcuna notizia relativa alla Siria e alla sua situazione interna attuale.
  3. Spamming sulle pagine Facebook di personaggi noti con commenti pro-regime: in questo genere di attacchi, i sostenitori del regime siriano si accordavano per pubblicare su precise pagine commenti altamente ripetitivi in brevi archi di tempo (una o due ore). Le principali pagine colpite sono state quelle del Parlamento Europeo (come segno di protesta per la posizione presa dall’Unione Europea nei confronti della crisi siriana), del Presidente francese Nicolas Sarkozy, di Oprah Winfrey (colpita in quanto mezzo di influenza dell’Opinione pubblica americana), di Human Rights Watch, di al-Jazeera, di al-Arabia e dello sceicco Yusuf Al Qaradawi (attaccato in quanto sostenitore della rivoluzione in Siria).

Quali dovrebbero essere le implicazioni di simili attacchi? Per quanto non si stia ancora parlando di pesanti azioni belliche con conseguenze davvero distruttive, è importante non sottovalutare le potenzialità di questi canali di informazione. Soprattutto nel momento in cui il contesto principale si concentra sul già instabile scenario dei Paesi del Vicino Oriente e del Nord Africa, dove anche i governi cominciano ad utilizzare sempre più frequentemente i social network ed i siti di condivisione dei video per la promozione della loro agenda e per cercare di guadagnare punti su quel delicato terreno rappresentato dai cuori e dalle menti di tutti gli spettatori, diretti od indiretti, dei principali avvenimenti di rilevanza internazionale.