Sole, eolico, geotermico, maree. Dal Mediterraneo al Golfo Persico

San Pietro 2014, “isola ecologica del Mediterraneo”. Emirati Arabi Uniti, Masdar City, 2020 città a zero emissioni.

di Ferruccio di Paolo

Mediterraneo, Arcipelago del Sulcis. A 10 km dalla costa sarda, nella sub regione del Sulcis-Iglesiente conosciuta soprattutto per l’attività estrattiva di molti minerali nel territorio di Iglesias e per quella del carbone nel Sulcis, (Provincia di Carbonia-Iglesias), insieme all’isola di Sant’Antioco e ad una serie di isolotti vi è l’isola di san Pietro costituita dal solo comune di Carloforte (6420 abitanti).

Da qui è partito un modello di sviluppo ecosostenibile che, se raggiungerà gli obiettivi che si è posto, potrà essere esportato su tutto il territorio nazionale. Attraverso un percorso di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, l’isola di san Pietro sarà, entro il 2014, la prima “isola ecologica del Mediterraneo” e Carloforte, quindi, il primo comune “a impatto zero”. Tutto ciò grazie ad una tecnologia wireless intelligente presentata in anteprima dai ricercatori del Centro interuniversitario di ricerca per lo sviluppo sostenibile della Sapienza di Roma (Cirps) .

Energia in rete. E’ questo l’algoritmo messo a punto dai ricercatori della Sapienza; una sorta di “cervellone” diffuso del risparmio in grado di monitorare e gestire i consumi e i valori di produzione (ma anche di monitorare gli inquinanti attraverso specifiche sonde) in tempo reale attraverso sofisticate tecnologie smart grid, reti wireless e sensori di controllo degli sprechi energetici.

Per sfruttare il vento, al posto delle classiche pale eoliche nell’isola di san Pietro vedremo i cosiddetti “tulipani”, che potranno essere installati a terra, ma anche sui tetti delle case per integrare la produzione energetica diffusa dell’isola, come previsto dal Piano energetico di Carloforte. Si tratta di una sorta di camini per il microeolico, molto leggeri e larghi poco più di un metro (1,2), contro i 4 metri almeno delle pale tradizionali, e alti 4 metri (invece di almeno 7).

Il risparmio a Carloforte sarà anche idrico. Verranno infatti ripristinate le fontanelle pubbliche per la produzione di acqua potabile di alta qualità, che consentiranno di ridurre il consumo di bottiglie. Inoltre il nuovo piano regolatore dell’illuminazione comunale, punta a contenere i consumi di energia addirittura fino al 60% lungo le vie del centro, del 46% in citta’ e del 23% fuori matrice.

Durante il Carloforte Green Workshop, svoltosi dal 7 al 9 ottobre scorso, in riferimento al progetto “Carloforte zero emissioni entro il 2014″, è intervenuto Jeremy Rifkin, presidente della Foundation of economic trends, il quale ha dichiarato che: “Le isole sono all’avanguardia della terza rivoluzione industriale, perché i costi energetici sono alti e sono più interessate a sviluppare localmente fonti di energia rinnovabile, di cui sono ricche. Sole, eolico, geotermico, maree rappresentano i fari per la nuova rivoluzione, sono elementi presenti su isole come Carloforte che possono esser autosufficienti oltre a esser modello per il resto del mondo”’. L’iniziativa si inserisce nell’ampio quadro offerto dal Protocollo d’Intesa del 13 dicembre 2007 denominato “San Pietro: Isola Ecologica del Mediterraneo” stipulato tra Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Regione Autonoma della Sardegna, Provincia Carbonia Iglesias, Comune di Carloforte e Consorzio del Parco Geominerario della Sardegna per la realizzazione di un progetto pilota nell’Isola di San Pietro finalizzato alla riduzione di emissioni, la valorizzazione integrata delle risorse locali e la promozione di un modello di sviluppo durevole e sostenibile.

Penisola Araba, imbocco del Golfo Persico, Emirati Arabi Uniti. Una superficie quasi interamente coperta dal deserto che ha mantenuto alti tassi di sviluppo tanto da rappresentare una delle più importanti e dinamiche realtà dell’intera regione. Gli E.A.U. costituiti in Stato nel 1971, sono l’unico Paese del mondo arabo ad avere un sistema di Governo federale. Tra i sette Emirati della Federazione, i più importanti sono Abu Dhabi e Dubai. Il benessere diffuso nel territorio è esemplificato dallo sviluppo urbano e architettonico della città di Dubai, con i grattacieli più alti del mondo, le spiagge artificiali e i progetti futuristici di città subacquee, e piste da sci all’interno di uno dei più grandi centri commerciali del mondo. Abu Dhabi è di gran lunga il maggiore Emirato produttore di petrolio. Grazie all’entità delle sue risorse petrolifere, l’emirato di Abu Dhabi ha preferito un approccio prudente nella diversificazione dell’economia privilegiando investimenti strutturali su larga scala, anche riguardo fonti energetiche alternative. Abu Dhabi è al centro dell’attenzione internazionale per gli straordinari programmi di sviluppo in corso di realizzazione e per i quali è stato stanziato un budget federale di circa un miliardo di dollari per i prossimi anni. E’ qui che è in corso di realizzazione la prima città al mondo ad emissioni zero di CO2, Masdar City, all’interno della quale opera anche la sede dell’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili, IRENA.

Masdar city, Madinat Masdar, in arabo letteralmente “la città sorgente”, a trenta chilometri dalla capitale, vicino all’aeroporto internazionale di Abu Dhabi, una città ancora in costruzione, sarà entro il 2020 la prima città ad emissioni zero. Occuperà un’area di 6 Km quadrati, ospiterà 50 mila abitanti, 1500 imprese e il Masdar Institute of Science and Technology . Il progetto capeggiato dalla società Abu Dhabi Future Energy Company, voluto dalla compagnia energetica Masdar, costo 22 miliardi di dollari, prevede la realizzazione di una città dove le auto non potranno circolare: ci saranno solo bici, autovetture automatizzate e taxi elettrici. Impianti fotovoltaici, eolici e geotermici genereranno l’energia sufficiente ad alimentare la città. Il 90% dell’energia elettrica di cui avrà bisogno la città arriverà da una centrale fotovoltaica ampia 21 ettari, costruita appena fuori il perimetro di Masdar City. Anche la spazzatura verrà riconvertita in combustibile.

Più della metà dell’acqua sarà depurata e reintrodotta nel circuito, che prevede collettori per la pioggia, impianti di desalinizzazione e sistemi irrigui realizzati con le acque grigie. E visto che le temperature diurne nel deserto di Abu Dhabi possono sfiorare i 50°C, per ottenere la ventilazione degli edifici, l’architetto a capo del progetto, Norman Foster ha studiato le architetture delle civiltà che si sono avvicendate nei secoli nel Golfo Persico e sfrutterà la disposizione architettonica degli edifici orientati in modo da favorire il passaggio d’aria.

Ancora 6 anni e Masdar City sarà pienamente operativa. E per impedire agli irriducibili delle automobili di entrare, la città sarà protetta da vere e proprie mura.