Romanzo “Opa”, di Francesco Mattia Ferrara

Il Mediterraneo, la storia, il mito,  le memorie dei popoli, e l’amore: elementi che creano il lungo filo che si snoda attraverso le pagine  del romanzo “Opa” di  Francesco Maria Ferrara ( ed. Affiori)

Recensione di Barbara Marengo

Screenshot

Un lungo racconto pieno di fantasia legata alla storia comune dei popoli del grande lago antico sul quale si affacciano i Paesi che il protagonista Florjan l’albanese percorre tra sogno e realtà.  Epoche storiche antichissime e più recenti, dal santuario di Delfi alla Corfù veneziana,  da Castel del Monte di Federico II alla grotta dell’arcangelo Michele sul Gargano, l’Autore tocca infiniti argomenti ed itinerari, aiutato dal misterioso utilizzo di uno strumento arcano, pericoloso, ritrovato sul fondo del mare. Questo mare che avvolge Florjan, la sua amata Cloe e tutti i personaggi della trama e’il protagonista del romanzo, e noi tutti ci immergiamo nella lettura e nelle sue acque, nella sfilata di luoghi che Florjan attraversa in viaggi sospesi nel tempo e nello spazio, confrontandosi con pericoli, prigionie, sovrani, scienze arcane.  In ogni luogo descritto da Ferrara i viaggiatori di oggi si riconoscono, per conoscenza personale o per studi o viaggi, il mito accompagna, onnipresente, ricordando da dove veniamo, con il passato ed il presente tragico che si intrecciano, saperi e scienza , filosofia e storia,  riferimenti  e sentimenti proprio di quell’uomo che nel corso dei millenni ha vissuto, navigato, esplorato, combattuto, amato, sviluppato intelligenza e civiltà lungo le rive del Mediterraneo.

Nella  parola “Opa”, che è il titolo del libro, e’ racchiusa la potenza e la forza che i Greci antichi e moderni mettono nelle loro danze, incitamenti, esortazioni, una parola onnipresente nella antica civiltà degli Elleni. 

Oggi, come per il protagonista Florjan, “Opa” può essere interpretato come slancio per tutti i popoli  che animano le coste del Mare Nostrum, molti dei quali patiscono guerre, emigrazioni drammatiche,  tensioni, ingiustizie senza fine. Florjan e Cloe, nel loro amore travagliato, raffigurano forse  l’emblema delle nostre vite, sospese , con tutte le emergenze in atto e che si prospettano purtroppo in un futuro quanto mai incerto.

Barbara Marengo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Immagine CAPTCHA

*